Fringe benefit da 1.000, 2.000 e 5.000 euro nel 2025

Tommaso Gavi - Leggi e prassi

Guida ai nuovi fringe benefit e ai nuovi limiti in vigore nel 2025

Fringe benefit da 1.000, 2.000 e 5.000 euro nel 2025

Cambiano anche quest’anno i limiti dei fringe benefit.

O meglio, alcuni limiti sono stati confermati mentre uno è stato introdotto ex novo.

I limiti di non tassabilità dei “bonus dipendenti” sono state approvate anche per il triennio 2025-2027.

I limiti dei fringe benefit 2025 sono:

  • 1.000 euro per la generalità dei lavoratori dipendenti;
  • 2.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli a carico;
  • 5.000 euro per i nuovi assunti che trasferiscono la residenza di oltre 100 chilometri e la fissano nel Comune del luogo di lavoro.

Ecco un’analisi completa e dettagliate delle regole e delle novità nella busta paga di lavoratrici e lavoratori dipendenti.

Fringe benefit 2025: cosa sono e le novità della Legge di Bilancio

I fringe benefit sono somme relative all’uso di beni e servizi che si aggiungono allo stipendio netto del lavoratore dipendente.

Si tratta di una retribuzione in natura, riconosciuta dal datore di lavoro, che può anche prendere forma di beni e servizi aggiuntivi rispetto al salario.

In presenza di determinati limiti individuati dalla normativa, i fringe benefit non concorrono a formare il reddito del lavoratore dipendente.

Gli importi in busta paga, entro determinati tetti massimi, non sono “tassati”.

La soglia di non tassabilità è normalmente fissata a 258,23 euro ma lo scorso anno è stata innalzata a:

  • a 1.000 euro per la generalità dei lavoratori dipendenti;
  • a 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico.

Per gli anni 2025, 2026 e 2027 tali soglie sono state riconfermate con la Legge di Bilancio, approvata in via definitiva dal Senato lo scorso 28 dicembre.

Un’ulteriore novità del testo della Manovra pubblicato in Gazzetta Ufficiale riguarda l’innalzamento del tetto massimo nel caso di lavoratori fuori sede ossia per i nuovi assunti dal 1° gennaio 2025 che accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri.

In questo caso la soglia di non tassabilità è fissata a 5.000 euro.

Nonostante le ultime novità per il 2025, la natura dei fringe benefit rimane immutata.

In linea generale, lo strumento avvantaggia lavoratrici e lavoratori dipendenti, i quali riceveranno un importo netto uguale al lordo del fringe.

Sono previsti vantaggi anche per il datore di lavoro: le somme sono, infatti, interamente deducibili e, a parità di netto, il costo azienda non sarà di circa il doppio ma sarà uguale al lordo. Quindi una soluzione win win.

Il datore di lavoro può portare gli importi in deduzione, ad eccezione di specifiche casistiche relative agli autoveicoli, ai servizi di mensa e di buoni pasto, alle abitazioni concesse ai dipendenti e i prestiti.

Negli ultimi casi citati si applicano i criteri stabiliti dall’articolo 51, comma 3 e 4 del dpr 917/1986, ovvero del TUIR.

Fringe benefit 2025: il nuovo “bonus affitto” per lavoratrici e lavoratori fuori sede

La grande novità del 2025 in materia di fringe benefit è la facoltà riconosciuta al datore di lavoro di riconoscere un rimborso per il pagamento degli affitti e delle manutenzioni della casa presa in locazione presso il luogo di lavoro, in caso di trasferimento della residenza dal luogo di origine al luogo di lavoro medesimo.

Nello specifico, l’articolo 1 comma 386 della Legge 207/2024 prevede che:

Le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento dei canoni di locazione e delle spese di manutenzione dei fabbricati locati dai dipendenti assunti a tempo indeterminato dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2025 non concorrono, per i primi due anni dalla data di assunzione, a formare il reddito ai fini fiscali entro il limite complessivo di 5.000 euro annui.

L’esclusione dal concorso alla formazione del reddito del lavoratore non rileva ai fini contributivi”.

Fringe benefit a 2000 euro per i genitori: a chi spetta l’agevolazione

Confermate anche le regole già previste per l’anno in corso, in particolare il limite di non tassabilità dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli a carico, fissato a 2.000 euro.

In questo caso i chiarimenti più recenti da parte dell’Agenzia delle Entrate sono stati forniti nella circolare numero 23 del 1° agosto 2023.

Nella definizione di figli a carico sono “compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, i figli adottivi o affidati”.

Sono considerati a carico quelli che abbiano un reddito:

  • non superiore a euro 2.840,51 euro;
  • non superiore a 4.000 euro per i figli fino a 24 anni di età.

La verifica della condizione deve essere effettuata al 31 dicembre di ciascun anno.

L’agevolazione spetta a entrambi i genitori in misura piena anche nel caso di un unico figlio carico di entrambi.

Per l’anno 2024 l’Agenzia delle Entrate precisava, inoltre, che tra gli importi da escludere dalla tassazione potevano rientrare anche i pagamenti “delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale”.

Lo stesso vale per il 2025.

Potranno rientrare tra i fringe benefit anche le spese delle bollette di acqua, luce e gas, così come quelle per il contratto di locazione della prima casa o per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa.

Fringe benefit: dalle auto aziendali ai buoni pasto

Oltre alle voci già indicate, quali sono i diversi tipi di fringe benefit che possono essere riconosciuti dal datore di lavoro al lavoratore?

Tra questi rientrano, ad esempio, quelli per le auto aziendali. Le regole sono state modificate profondamente dalla Legge di Bilancio 2020.

Si deve innanzitutto tenere in considerazione la data di stipula del contratto:

  • fino al 30 giugno 2020;
  • dal 1° luglio 2020.

Nel primo caso, se l’auto è concessa in uso promiscuo dal datore di lavoro al lavoratore, il reddito di lavoro dipendente è pari al 30 per cento dell’importo corrispondente a una percorrenza convenzionale di 15 mila Km.

Tale importo è calcolato sulla base del costo chilometrico di esercizio, che si ricava dalle Tabelle ACI che vengono elaborate anno per anno (esclusi gli importi per l’utilizzo dell’auto a fini personali da parte del dipendente).

Per i contratti stipulati dal 1° luglio 2023, l’auto concessa in uso promiscuo dal datore di lavoro al lavoratore, con valori di emissione di anidride carbonica non superiori a grammi 60 per chilometro (g/km di CO2), il reddito di lavoro dipendente è pari al 25 per cento dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15 mila Km, calcolato sulla base del costo chilometrico di esercizio ricavabile dalle Tabelle ACI.

A seconda dei valori di emissione di CO2 del veicolo, la percentuale è aumentata secondo quanto riportato nella tabella riassuntiva.

Aliquota di calcolo del compenso in natura Valori di emissione di CO2 da parte del veicolo
25 per cento Minori o uguali a 60 g/km
30 per cento Maggiori di 60 g/km e minori di 160 g/km
50 per cento Maggiori di 160 g/km e minori di 190 g/km
60 per cento Maggiori di 190 g/km

Le regole cambieranno ancora per i contratti stipulati dal 1° gennaio 2025.

Non vengono più presi in considerazione i valori di emissione di anidride carbonica ma la tipologia di veicolo utilizzato ad uso promiscuo, secondo quanto riportato nella seguente tabella.

Tipologia di veicolo Percentuale dell’importo per la tassazione
Auto diesel e benzina 50 per cento
Auto elettriche ibride plug in 20 per cento
Auto totalmente elettriche 10 per cento

Si deve considerare una percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri e la tassazione in busta paga del dipendente sarà calcolata sulla base del costo chilometrico di esercizio, riportato nelle tabelle ACI approvate entro la fine di ogni anno.

Un’altra tipologia di fringe benefit è quella buoni pasto.

Nello specifico le somme non concorrono alla formazione del reddito:

  • se l’importo giornaliero non supera i 4 euro;
  • se l’importo non supera gli 8 euro, nel caso in cui tali buoni siano in forma elettronica.

Tra le altre tipologie di fringe benefit meritano di essere citati:

  • i fabbricati concessi al dipendente;
  • i beni e servizi ceduti gratuitamente al dipendente;
  • le polizze sanitarie;
  • i prestiti concessi al dipendente.

Per tali importi sono previste regole specifiche.

Fringe benefit: quali spese rientrano nel “bonus dipendenti” e come richiedere l’agevolazione

Dopo aver visto alcune delle tipologie di fringe benefit è opportuno chiarire quali sono le spese che possono rientrare nel limite di non tassabilità.

L’importo, che potrà consistere direttamente in beni e servizi, o in erogazione in denaro, potrà includere le spese per le bollette di acqua, luce e gas.

Nello specifico possono rientrare tra gli importi:

  • le utenze domestiche del servizio idrico integrato;
  • le utenze dell’energia elettrica e del gas naturale;
  • le spese per il contratto di locazione della prima casa;
  • le spese per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa.

Si possono applicare le regole già indicate nei chiarimenti forniti con la circolare numero 23/2023 dell’Agenzia delle Entrate.

In merito alla condizione di figlio a carico, si ricorda che deve essere verificata l’ultimo giorno dell’anno.

Come richiedere l’agevolazione in busta paga? Innanzitutto, occorre ribadire che l’erogazione dei fringe è a discrezione del datore di lavoro.

Per ottenere i fringe benefit fino a 2.000 euro il lavoratore dovrà presentare all’azienda una dichiarazione relativa al rispetto dei requisiti del figlio.

In tale dichiarazione, che è necessaria per l’applicazione dell’agevolazione, dovrà essere inserito il codice fiscale del figlio o dei figli a carico.

In merito alle modalità non sono stabilite regole specifiche, lavoratore e azienda potranno concordarle in libertà.

È tuttavia necessario che la dichiarazione venga prodotta per la conservazione ai fini di eventuali controlli.

Se vengono a mancare i presupposti per il riconoscimento del beneficio, anche ex post, il lavoratore dovrà comunicarlo al proprio datore di lavoro, il quale recupererà le somme dagli stipendi successivi.

Per l’attuazione dell’agevolazione, l’Agenzia delle Entrate precisa che l’agevolazione da parte dei datori di lavoro è subordinata all’informativa alle rappresentanze sindacali unitarie, laddove presenti.

L’adempimento potrà essere anche successivo all’attribuzione delle somme a patto che venga rispettata la scadenza del periodo d’imposta in corso.

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