Pensioni 2025: dagli aumenti ai requisiti, le novità in arrivo

Francesco Rodorigo - Pensioni

Quali sono le novità in arrivo per le pensioni con il disegno della Legge di Bilancio 2025? C’è la conferma per Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale. Previsti incentivi per restare al lavoro. 3 euro in più per le pensioni minime

Pensioni 2025: dagli aumenti ai requisiti, le novità in arrivo

Comincia ad assumere contorni ben delineati il capitolo della prossima Legge di Bilancio dedicato alla previdenza.

Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri il disegno di legge di bilancio è stato presentato alla Camera dove è cominciato l’iter parlamentare.

Dalla conferma degli strumenti per la pensione anticipata alla rivalutazione piena per gli assegni: vediamo le novità che arriveranno dal prossimo anno.

Pensione anticipata 2025: conferma per Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale

Il pacchetto di misure dedicate alla pensione anticipata è stato finora il più discusso. Con la scadenza a fine anno dei principali strumenti per il pensionamento anticipato (Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale), infatti, sono diverse le opzioni che si sono susseguite nel cantiere della prossima Manovra.

Si è allontanata definitivamente l’ipotesi di una mini riforma, considerate le risorse economiche a disposizione, e la strada da percorrere è quella del rinnovo.

Il Governo, infatti, nel DDL Bilancio approvato lo scorso 15 ottobre ha confermato le misure di accesso al pensionamento anticipato in vigore attualmente con gli stessi requisiti restrittivi introdotti per il 2024, riassunti nella tabella di seguito.

PensioneEtàAnni di ContributiAltro
Quota 103 62 41 Finestra di 7 mesi per i dipendenti privati

Finestra di 9 mesi per i dipendenti pubblici

Tetto massimo al valore lordo mensile dell’assegno
Ape Sociale 63,5 30/32/36 Cumulabile solamente con redditi da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro

Per le madri riduzione del requisito contributivo di 1 anno per ogni figlio (massimo 2 anni)
Opzione Donna 61 35 60 anni d’età con un figlio

59 anni d’età con 2 o più figli oppure se licenziate/dipendenti di aziende in crisi
Pensione anticipata sistema contributivo 64 20 Importo almeno 3 volte l’assegno sociale (2,8 per le donne con 1 figlio e 2,6 per le donne con 2 o più figli)

Nel decreto fiscale, collegato alla Manovra, è arrivato infatti anche il rifinanziamento per l’Ape Sociale, con 20 milioni di euro per il 2025, 30 milioni per il 2026, 50 milioni per il 2027 e 10 milioni per il 2028.

Rivalutazione piena e aumento delle minime

Nel 2025 inoltre ci sarà la rivalutazione piena degli assegni. Il meccanismo di indicizzazione per l’adeguamento all’inflazione torna infatti quello in vigore prima dei tagli degli ultimi due anni.

Il prossimo anno verranno quindi meno i tagli che hanno penalizzato gli assegni più alti in modo da favorire le pensioni minime e quelle fino a 4 volte il minimo INPS così da tornare alla rivalutazione piena degli importi.

L’indicizzazione, quindi, tornerà ad essere effettuata secondo lo schema precedente, organizzato su tre fasce di reddito:

  • 100 per cento per i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 90 per cento per quelli tra 4 e 5 volte il minimo;
  • 75 per cento per quelli superiori a 6 volte il minimo.

Nessuna penalizzazione pertanto per gli assegni oltre 4 volte il minimo INPS.

Ci sarà anche l’aumento per le pensioni minime, che però sarà inferiore rispetto a quanto preventivato inizialmente: aumenteranno solo di 3 euro rispetto ad oggi, per arrivare a circa 618 euro al mese.

Questo perché viene confermata la rivalutazione straordinaria la quale però sarà del 2,2 per cento nel 2025 e dell’1,3 per cento nel 2026 (2,7 per cento nel 2024).

Un intervento che dunque sarà più contento rispetto a quello di quest’anno e che, come detto, potrà gli assegni minimi dai 614,77 euro attuali a 617,90 euro.

Un aumento praticamente inconsistente ma che comunque evita una diminuzione dell’importo minimo nel 2025, dato che le pensioni minime partono da 598,61 euro e che senza la rivalutazione straordinaria, tenendo quindi conto del solo adeguamento all’inflazione dell’1 per cento, il valore dell’assegno sarebbe stato pari a 604 euro.

Per il 2025, invece, non ci sarà alcun aumento delle pensioni per i residenti all’estero che prendono un assegno superiore al minimo.

Più incentivi per chi resta al lavoro

Come emerso anche dal rapporto annuale dell’INPS, la bassa natalità e la speranza di vita più alta spingono per interventi di contenimento della spesa pubblica e, come annunciato anche nel Piano Strutturale di Bilancio (PSB), uno degli obiettivi a breve termine sarà quello di allungare la vita lavorativa di cittadini e cittadine sia nel privato sia nel pubblico.

La conferma di Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale con i requisiti più stringenti è un intervento che va in questa direzione. A questo si aggiungeranno, come confermato nel DDL Bilancio, nuovi incentivi per favorire la permanenza sul posto di lavoro anche dopo la maturazione dei requisiti di pensionamento. In particolare arriva il potenziamento del bonus maroni.

La misura, ricordiamo, attualmente permette a lavoratori e lavoratrici che posticipano il pensionamento di ottenere in busta paga i contributi a loro carico (il 9,19 per cento della retribuzione) rinunciando all’accredito sul proprio montante contributivo.

Potranno beneficiare del bonus non solo i lavoratori e le lavoratrici che maturano i requisiti per quota 103 ma anche chi matura i requisiti contributivi per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne).

Il 9,19 per cento non versato all’INPS che i lavoratori otterranno in busta paga, inoltre, non sarà tassato.

Previsti incentivi anche per il trattenimento in servizio dei dipendenti pubblici, che possono restare fino a 70 anni per lo svolgimento di attività di tutoraggio e di affiancamento ai neoassunti e per esigenze funzionali.

Rafforzamento della previdenza complementare

Tra gli obiettivi a lungo termine dichiarati dal Governo, e confermato nel PSB, è quello di potenziare la previdenza complementare.

Nel DDL Bilancio però non c’è traccia de prospettato nuovo periodo di silenzio-assenso per destinare il TFR ai fondi di pensione complementare.

In materia di previdenza complementare, però, si prevede che i lavoratori e le lavoratrici interamente nel contributivo potranno utilizzare l’eventuale rendita della pensione integrativa per raggiungere la soglia necessaria (pari all’importo dell’assegno sociale) per accedere al pensionamento di vecchiaia con 67 anni di età e almeno 20 di versamenti.

Nel DDL Bilancio, infine, trova spazio la riduzione dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia per le lavoratrici con 4 o più figli e per le quali è previsto un anticipo di età rispetto al requisito di accesso alla pensione di vecchiaia pari a 4 mesi per ogni figlio per un massimo di 12 mesi. Tale limite viene innalzato a 16 mesi.

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