Fringe benefit 2025: regole e novità dal 1° gennaio

Tommaso Gavi - Leggi e prassi

Sui fringe benefit 2025 è ufficiale la conferma sui limiti previsti e l’aumento della soglia di non tassabilità per i nuovi assunti che trasferiscono la residenza. Il punto su regole e novità dal 1° gennaio

Fringe benefit 2025: regole e novità dal 1° gennaio

Come cambiano i fringe benefit nel 2025? La Legge di Bilancio, il cui testo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, prevede conferme e novità.

I limiti di non tassabilità dei “bonus dipendenti” sono state approvate anche per il triennio 2025-2027.

La soglia dei fringe benefit, per il 2025, è di 1.000 euro per la generalità dei lavoratori dipendenti e di 2.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli a carico.

Tra le novità dal 1° gennaio scorso c’è l’innalzamento del limite a 5.000 euro per i nuovi assunti che accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri.

Il punto sulle regole e le novità nella busta paga di lavoratrici e lavoratori dipendenti.

Fringe benefit 2025: cosa sono e le novità della Legge di Bilancio

I fringe benefit sono somme relative all’uso di beni e servizi che si aggiungono allo stipendio netto del lavoratore dipendente.

Si tratta di una retribuzione in natura, riconosciuta dal datore di lavoro, che può anche prendere forma di beni e servizi aggiuntivi rispetto al salario.

In presenza di determinati limiti individuati dalla normativa, i fringe benefit non concorrono a formare il reddito del lavoratore dipendente. Gli importi in busta paga, entro determinati tetti massimi, non sono “tassati”.

La soglia di non tassabilità è normalmente fissata a 258,23 euro ma per il 2024 è stata innalzata a:

  • a 1.000 euro per la generalità dei lavoratori dipendenti;
  • a 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico.

Per gli anni 2025, 2026 e 2027 tali soglie sono state riconfermate con la Legge di Bilancio, approvata in via definitiva dal Senato il 28 dicembre.

Un’ulteriore novità del testo della Manovra pubblicato in Gazzetta Ufficiale riguarda l’innalzamento del tetto massimo nel caso di lavoratori fuori sede ossia per i nuovi assunti dal 1° gennaio 2025 che accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri.

In questo caso la soglia di non tassabilità è fissata a 5.000 euro.

Nonostante le ultime novità per il 2025, la natura dei fringe benefit rimane immutata. In linea generale lo strumento avvantaggia il lavoratore dipendente, il quale riceverà l’intero importo previsto.

Sono previsti vantaggi anche per il datore di lavoro: le somme sono, infatti, interamente deducibili.

Il datore di lavoro può portare gli importi in deduzione, ad eccezione di specifiche casistiche relative agli autoveicoli, ai servizi di mensa e di buoni pasto, alle abitazioni concesse ai dipendenti e i prestiti.

Negli ultimi casi citati si applicano i criteri stabiliti dall’articolo 51, comma 3 e 4 del dpr 917/1986, ovvero del TUIR.

Fringe benefit 2025: conferma per i limiti e novità del bonus affitto per lavoratori fuori sede

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto alcune novità che riguardano anche i “bonus dipendenti”.

I limiti per beni e servizi aggiuntivi alla retribuzione in busta paga per l’anno 2024 erano già stati rimodulati.

Nello specifico i tetti massimi erano stati stabiliti come di seguito riportato:

  • 1.000 euro per la generalità dei lavoratori dipendenti;
  • 2.000 euro per i lavoratori dipendenti con figli a carico.

Le stesse soglie sono state riconfermate per il triennio successivo, ovvero per gli anni 2025, 2026 e 2027.

La Manovra 2025 ha inoltre previsto un innalzamento del tetto massimo nel caso di lavoratori fuori sede, ossia per i nuovi assunti che accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri.

Deve essere calcolata la distanza dal precedente luogo di riferimento alla nuova sede di lavoro.

La soglia di non tassabilità è portata a 5.000 euro annui, per il periodo di due anni dalla data di assunzione.

La misura si applicherà dal 1° gennaio al 31 dicembre 2025 per quanti hanno reddito fino a 35.000 euro, con riferimento all’anno precedente all’assunzione.

Le somme rimborsate dal datore di lavoro saranno conteggiate ai fini ISEE e per l’accesso alle prestazioni previdenziali e assistenziali.

Fringe benefit a 2000 euro per i genitori: a chi spetta l’agevolazione

La Legge di Bilancio, il cui testo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, conferma le regole già previste per l’anno in corso, in particolare il limite di non tassabilità dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli a carico, fissato a 2.000 euro.

In questo caso i chiarimenti più recenti da parte dell’Agenzia delle Entrate sono stati forniti nella circolare numero 23 del 1° agosto 2023.

Nella definizione di figli a carico sono “compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, i figli adottivi o affidati”.

Sono considerati a carico quelli che abbiano un reddito:

  • non superiore a euro 2.840,51 euro;
  • non superiore a 4.000 euro per i figli fino a 24 anni di età.

La verifica della condizione deve essere effettuata al 31 dicembre di ciascun anno.

L’agevolazione spetta a entrambi i genitori in misura piena anche nel caso di un unico figlio carico di entrambi.

Per l’anno 2024 l’Agenzia delle Entrate precisava inoltre che tra gli importi da escludere dalla tassazione potevano rientrare anche i pagamenti “delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale”. Lo stesso vale per l’anno in corso.

Potranno rientrare tra i fringe benefit anche le spese delle bollette di acqua, luce e gas, così come quelle per il contratto di locazione della prima casa o per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa.

Fringe benefit: dalle auto aziendali ai buoni pasto

Oltre alle voci già indicate, quali sono i diversi tipi di fringe benefit che possono essere riconosciuti dal datore di lavoro al lavoratore?

Tra questi rientrano, ad esempio, quelli per le auto aziendali. Le regole sono state modificate profondamente dalla Legge di Bilancio 2020.

Si deve innanzitutto tenere in considerazione la data di stipula del contratto:

  • fino al 30 giugno 2020;
  • dal 1° luglio 2020.

Nel primo caso, se l’auto è concessa in uso promiscuo dal datore di lavoro al lavoratore, il reddito di lavoro dipendente è pari al 30 per cento dell’importo corrispondente a una percorrenza convenzionale di 15 mila Km.

Tale importo è calcolato sulla base del costo chilometrico di esercizio, che si ricava dalle Tabelle ACI che vengono elaborate anno per anno (esclusi gli importi per l’utilizzo dell’auto a fini personali da parte del dipendente).

Per i contratti stipulati dal 1° luglio 2023, l’auto concessa in uso promiscuo dal datore di lavoro al lavoratore, con valori di emissione di anidride carbonica non superiori a grammi 60 per chilometro (g/km di CO2), il reddito di lavoro dipendente è pari al 25 per cento dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15 mila Km, calcolato sulla base del costo chilometrico di esercizio ricavabile dalle Tabelle ACI.

A seconda dei valori di emissione di CO2 del veicolo, la percentuale è aumentata secondo quanto riportato nella tabella riassuntiva.

Aliquota di calcolo del compenso in natura Valori di emissione di CO2 da parte del veicolo
25 per cento Minori o uguali a 60 g/km
30 per cento Maggiori di 60 g/km e minori di 160 g/km
50 per cento Maggiori di 160 g/km e minori di 190 g/km
60 per cento Maggiori di 190 g/km

Le regole cambieranno ancora per i contratti stipulati dal 1° gennaio 2025.

Non vengono più presi in considerazione i valori di emissione di anidride carbonica ma la tipologia di veicolo utilizzato ad uso promiscuo, secondo quanto riportato nella seguente tabella.

Tipologia di veicolo Percentuale dell’importo per la tassazione
Auto diesel e benzina 50 per cento
Auto elettriche ibride plug in 20 per cento
Auto totalmente elettriche 10 per cento

Si deve considerare una percorrenza convenzionale di 15.000 chilometri e la tassazione in busta paga del dipendente sarà calcolata sulla base del costo chilometrico di esercizio, riportato nelle tabelle ACI approvate entro la fine di ogni anno.

Un’altra tipologia di fringe benefit è quella buoni pasto.

Nello specifico le somme non concorrono alla formazione del reddito:

  • se l’importo giornaliero non supera i 4 euro;
  • se l’importo non supera gli 8 euro, nel caso in cui tali buoni siano in forma elettronica.

Tra le altre tipologie di fringe benefit meritano di essere citati:

  • i fabbricati concessi al dipendente;
  • i beni e servizi ceduti gratuitamente al dipendente;
  • le polizze sanitarie;
  • i prestiti concessi al dipendente.

Per tali importi sono previste regole specifiche.

Fringe benefit: quali spese rientrano nel bonus dipendenti e come richiedere l’agevolazione

Dopo aver visto alcune delle tipologie di fringe benefit è opportuno chiarire quali sono le spese che possono rientrare nel limite di non tassabilità.

L’importo, che potrà consistere direttamente in beni e servizi, o in erogazione in denaro, potrà includere le spese per le bollette di acqua, luce e gas.

Nello specifico possono rientrare tra gli importi:

  • le utenze domestiche del servizio idrico integrato;
  • le utenze dell’energia elettrica e del gas naturale;
  • le spese per il contratto di locazione della prima casa;
  • le spese per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa.

Si possono applicare le regole già indicate nei chiarimenti forniti con la circolare numero 23/2023 dell’Agenzia delle Entrate.

In merito alla condizione di figlio a carico, si ricorda che deve essere verificata l’ultimo giorno dell’anno.

Come richiedere l’agevolazione in busta paga? Per ottenere i fringe benefit fino a 2.000 euro il lavoratore dovrà presentare all’azienda una dichiarazione relativa al rispetto dei requisiti del figlio.

In tale dichiarazione, che è necessaria per l’applicazione dell’agevolazione, dovrà essere inserito il codice fiscale del figlio o dei figli a carico.

In merito alle modalità non sono stabilite regole specifiche, lavoratore e azienda potranno concordarle in libertà.

È tuttavia necessario che la dichiarazione venga prodotta per la conservazione ai fini di eventuali controlli.

Se vengono a mancare i presupposti per il riconoscimento del beneficio, anche ex post, il lavoratore dovrà comunicarlo al proprio datore di lavoro, il quale recupererà le somme dagli stipendi successivi.

Per l’attuazione dell’agevolazione, l’Agenzia delle Entrate precisa che l’agevolazione da parte dei datori di lavoro è subordinata all’informativa alle rappresentanze sindacali unitarie, laddove presenti.

L’adempimento potrà essere anche successivo all’attribuzione delle somme a patto che venga rispettata la scadenza del periodo d’imposta in corso.

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