Analisi dei vantaggi e degli svantaggi della tassa piatta
La flat tax è una forma di tassazione fiscale sui redditi che prevede un’aliquota unica.
L’obiettivo generale dei sostenitori della flat tax con aliquota del 5, 15 o del 23 per cento è quello di sostituire l’attuale sistema di tassazione progressiva IRPEF per aliquote e scaglioni con una tassa piatta uguale per tutti.
Un primo timido tentativo di avvicinamento alla flat tax è stato già fatto con l’estensione dei limiti per l’accesso al regime forfettario per le partite IVA che già prevedeva l’applicazione di un’imposta sostitutiva IRPEF con aliquota pari al 15 per cento.
Con la Legge di Bilancio 2023 il limite di ricavi è salito ad 85.000 euro.
Ma non solo: è stata introdotta la flat tax incrementale per i titolari di partita IVA non forfettari e la riduzione dell’imposta ad aliquota fissa sui premi di produttività.
Ora il Governo sta ragionando sull’ipotesi di un sistema generalizzato di flat tax per lavoratori dipendenti e professionisti.
In realtà la proposta di una flat tax non è una novità ma si tratta di uno dei temi cari ai partiti del centrodestra dal 1994, quando Berlusconi la propose per la prima volta.
La proposta di introdurre una flat tax sia per le famiglie che per le imprese consentirebbe di far diminuire l’elevatissima pressione fiscale in Italia, tra le più alte nel mondo e, tra i vantaggi c’è chi sostiene che sarebbe un fattore utile a ridurre il fenomeno dell’evasione fiscale.
I contro di chi, invece, ritiene non sarebbe produttivo in Italia introdurre una flat tax ad aliquota unica si concentrano sul fatto che la proposta è in contrasto con il principio di progressività dell’imposizione fiscale e che cancellare la tassazione IRPEF per aliquote e scaglioni porterebbe ad un crollo delle entrate tributarie.
Per capire come funziona la flat tax è bene tuttavia fare ulteriori ragionamenti.
Per i lettori interessati si segnala il video allegato al presente articolo: si tratta di una intervista che abbiamo realizzato nel giugno del 2017 all’Onorevole Claudio Borghi, consigliere economico della Lega di Matteo Salvini. Si tratta di un’intervista datata ma comunque molto significativa, soprattutto nella prima parte in cui si parla proprio di flat tax. Se ne consiglia quindi la visione a chi volesse approfondire ulteriormente il tema in oggetto.
Flat tax 2023: come funziona? Pro e contro
Capire come funziona la flat tax è abbastanza semplice perché, rispetto all’attuale sistema di tassazione dei redditi IRPEF per aliquote e scaglioni, l’imposta fissa ad aliquota unica sarebbe davvero molto molto semplice da applicare.
Le imposte sui redditi con la flat tax verrebbero pagate da tutti in misura fissa: il prelievo fiscale sul reddito da lavoro dipendente, pensione e d’impresa verrebbe uniformato.
Pro e contro della flat tax
Partiamo dagli svantaggi della flat tax.
Chi ritiene che la tassazione ad aliquota fissa sarebbe svantaggiosa per l’Italia si avvale di due principali motivazioni:
- la flat tax è contraria al principio di progressività dell’imposizione fiscale stabilito dall’art. 53 della Costituzione;
- l’Italia si troverebbe a fare i conti con minori entrate nel “bilancio statale”.
Il primo punto è quello sul quale, prima di tutto, è bene concentrare l’attenzione in sede di analisi della proposta di sostituire la tassazione IRPEF per aliquote e scaglioni con la flat tax.
Flat tax: tassazione ad aliquota fissa e deduzioni su base familiare
Ad archiviare l’accusa di incostituzionalità della flat tax in Italia interverrebbe il nuovo sistema di deduzioni, che sostituirebbe tutte le detrazioni e deduzioni attualmente previste dal TUIR, con un importo fisso per ciascun componente del nucleo familiare ma sulla base del proprio reddito.
Per capirci di più vediamo cosa prevedeva, per esempio, la proposta della Lega avanzata nel corso del primo Governo Conte.
Al posto delle varie detrazioni per spese scolastiche, farmaci e anche del trattamento integrativo in busta paga (ex bonus Renzi), il TUIR verrebbe riscritto e “stravolto”:
- i nuclei familiari con reddito compreso tra 0 e 35.000 euro avrebbero diritto alla deduzione fissa di 3.000 euro per tutti i membri del nucleo familiare;
- per redditi da 35.000 euro a 50.000 euro la deduzione sarebbe ammessa soltanto per i carichi familiari;
- i redditi superiori ai 50.000 euro non avrebbero diritto ad alcuna deduzione.
La flat tax al 15 per cento si applicherebbe indifferentemente sui redditi da lavoro dipendente e d’impresa al netto della deduzione prevista.
In questo modo l’imposta, anche con la flat tax, risulterebbe progressiva e in linea con quanto previsto all’articolo 53 della Costituzione. Oltre alle deduzioni proporzionate su base familiare si aggiunge l’esenzione per i redditi minimi, la no tax area come d’altronde attualmente previsto.
Dopo aver analizzato la proposta di legge sulla flat tax e aver capito come funziona è arrivato il momento di capire quali sono i pro e quali i contro di una tassazione ad aliquota fissa in Italia.
Flat tax: i pro dei sostenitori della tassazione ad aliquota fissa
Per capire quali sono i pro e i vantaggi della flat tax è utile partire dal vero padre della tassazione ad aliquota fissa: è Alvin Rabushka, consigliere economico di Reagan e professore dell’università di Stanford.
Rabushka è stato ospite nel 2014 di un convegno organizzato dalla Lega per raccontare il progetto aliquota unica del 15 per cento e ne ha spiegato i vantaggi ripercorrendo la complessa situazione del Bel Paese:
“l’Italia è il secondo Paese al mondo per sommerso dopo la Grecia. Con l’aliquota al 13 per cento, come in Russia, non vale la pena imbrogliare, quando sale al 50 per cento purtroppo conviene”.
Secondo il padre della flat tax l’Italia potrebbe trarre soltanto vantaggi dalla flat tax: diminuirebbe il peso dell’evasione, che attualmente è pari a 110 miliardi di euro all’anno, pagare le tasse sarebbe un pro maggiore rispetto a non pagarle e complessivamente verrebbe semplificato il sistema di imposizione fiscale dei redditi.
Tra i pro si sostiene inoltre che con la flat tax diminuirebbe notevolmente la pressione fiscale: le famiglie avrebbero maggiore potere d’acquisto, le imprese potrebbero utilizzare i propri guadagni per maggiori investimenti e nel complesso l’Italia tornerebbe ad essere un Paese competitivo.
Flat tax: quali sono i contro di una tassazione ad aliquota fissa per tutti?
Una minore pressione fiscale si traduce, per lo Stato, in un minor gettito, il che in parole povere significa meno entrate per le casse pubbliche che, quantificate, sarebbero pari a circa 100 miliardi di euro e il recupero dell’evaso potrebbe soltanto in parte appianare il divario.
Oltre allo svantaggio di conti per lo Stato c’è anche chi sostiene che tra i contro della flat tax c’è sicuramente quello di avvantaggiare notevolmente i più ricchi.
Prendiamo ad esempio un lavoratore dipendente con reddito annuo di 70.000 euro.
Attualmente, sulla base della tassazione IRPEF per aliquote e scaglioni si troverebbe a pagare un importo pari al 43 per cento (secondo le specifiche regole e modalità previste, ovvero l’applicazione dell’aliquota superiore soltanto sulla parte di reddito eccedente).
La flat tax al 5 o al 15 per cento sarebbe una vera e propria rivoluzione in un caso simile; tuttavia è bene notare che il criterio di progressività sarebbe mantenuto, in questo caso, non applicando alcuna deduzione.
Ulteriore svantaggio per i contrari alla flat tax è la perdita della personalizzazione dell’imposta: attualmente il sistema di detrazioni e deduzioni si conforma alle diverse situazioni familiari e alle caratteristiche del nucleo familiare del contribuente.
Un sistema a deduzione fissa, seppur semplificato, finirebbe col far venir meno una serie di detrazioni d’imposta che con il tempo sono diventate agevolazioni a tutti gli effetti, come quelle per la scuola o per i disabili.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Pro e contro della flat tax