L'avvio del modello 730/2025 fa i conti con l'incognita sulle regole di calcolo dell'acconto IRPEF. Si attende un nuovo decreto prima del 30 aprile per correggere il pasticcio delle aliquote

Il modello 730/2025 fa i conti con il pasticcio delle aliquote IRPEF e il calcolo dell’acconto resta al momento nel caos.
Come emerso alla fine di marzo, nella dichiarazione dei redditi si applicano al momento le vecchie aliquote per il calcolo degli acconti.
È l’effetto del mancato coordinamento tra le norme che hanno ridisegnato le regole dell’IRPEF, prima in via temporanea per il solo 2024 e poi a livello strutturale, dal 2025, con le novità della Legge di Bilancio.
Il Ministero dell’Economia ha annunciato un correttivo che, stando alle novità, potrebbe arrivare già in settimana. L’obiettivo è in ogni caso procedere in fretta e consentire così l’avvio ordinato della stagione del modello 730 precompilato.
Modello 730/2025, incognita sul calcolo dell’acconto IRPEF
Chi ha scelto di presentare il modello 730 in anticipo rispetto alla data di avvio della precompilata ha potuto “toccare con mano” l’impatto del calcolo dell’acconto IRPEF con le vecchie aliquote.
Come evidenziato da CAF e professionisti nel mese di marzo, allo stato attuale il calcolo degli acconti IRPEF per il 2025 non tiene conto dell’accorpamento delle aliquote. Considerando la disposizione prevista dal decreto legislativo n. 213/2023, si continua ad applicare la normativa vigente prima della revisione da quattro a tre delle percentuali di tassazione.
Un cortocircuito normativo legato al debutto temporaneo dell’accorpamento delle aliquote IRPEF, reso strutturale solo dalla Legge di Bilancio 2025 che ha tuttavia “dimenticato” di correggere la norma sul calcolo degli acconti.
Due o più CU, ma anche lavoratori domestici, l’impatto del calcolo dell’IRPEF con quattro aliquote
L’effetto pratico è che, allo stato attuale, l’acconto IRPEF 2025 è calcolato applicando le aliquote del 2023, senza tener conto dell’accorpamento del primo e del secondo scaglione e dell’applicazione del valore del 23 per cento fino alla soglia di 28.000 euro di reddito (in luogo dell’aliquota del 23 per cento fino a 15.000 euro e del 25 per cento fino a 28.000 euro).
Un problema che il MEF ha minimizzato con il comunicato stampa del 25 marzo, evidenziandone l’applicazione in relazione agli acconti dovuti dai soli soggetti con IRPEF a debito, in quanto percettori di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta.
Dal punto di vista pratico, le regole disallineate di calcolo degli acconti IRPEF avrebbero un impatto importante anche per i contribuenti, come colf e badanti, che non subiscono l’applicazione dell’IRPEF mensilmente in busta paga, o ancora per i lavoratori con più redditi non conguagliati.
A fronte delle criticità operative, il MEF ha annunciato un correttivo. Già di parla di un “decreto salva 730” che potrebbe arrivare in settimana, e in ogni caso prima del 30 aprile.
Acconto IRPEF, un decreto “salva 730” entro il 30 aprile
Per un avvio ordinato della stagione della dichiarazione dei redditi, che partirà a pieno regime dal 30 aprile con il lancio delle precompilate, è necessario che il decreto correttivo arrivi in fretta.
Come evidenziato dalla stampa specializzata, un decreto salva 730 potrebbe approdare al tavolo del Governo già nella settimana prima di Pasqua. Il fine è dare il tempo necessario all’Agenzia delle Entrate per adeguare i moduli, ma anche i software, in vista del lancio della dichiarazione dei redditi precompilata.
Sebbene il 30 aprile l’avvio del 730 online è previsto in sola visualizzazione, sarà già possibile visionare il calcolo di debiti e crediti IRPEF. L’applicazione delle vecchie aliquote potrebbe quindi incidere negativamente sul “primo impatto” con la dichiarazione predisposta dall’Agenzia delle Entrate.
Nell’attesa di un intervento normativo resta in ogni caso l’incognita e, non da ultimo, l’impossibilità di fare la dichiarazione presso CAF o professionisti senza intoppi. La campagna dichiarativa non è certo partita nel migliore dei modi.
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