I crediti incagliati, senza la comunicazione all'Agenzia delle Entrate entro il 30 novembre, non saranno più utilizzabili. Le somme saranno riclassificate secondo le regole Eurostat, con impatto sulle casse dello Stato nel momento della fruizione
I crediti incagliati relativi al superbonus e ai bonus edilizi rischiano a breve di non essere più utilizzabili.
La comunicazione all’Agenzia delle Entrate deve essere effettuata entro la fine del mese: per chi non l’avesse effettata entro il termine passato del 31 marzo c’è la possibilità di regolarizzare l’adempimento grazie alla remissione in bonis entro il 30 novembre 2023, pagando una sanzione di 250 euro.
Oltre tale data non potranno più essere utilizzati dai beneficiari, con effetti anche sulla riclassificazione sulla base delle indicazioni fornite da Eurostat.
Alla fine del mese, quindi, la situazione verrà cristallizzata e si concluderà il censimento realizzato dall’Agenzia delle Entrate sulle cessioni dei crediti relativi a spese effettuate nell’anno 2022.
Crediti incagliati: importi persi senza la comunicazione alle Entrate entro il 30 novembre
Dopo la scadenza del 30 novembre 2023 la situazione dei crediti incagliati, relativi alle spese sostenute nel 2022, verrà fissata.
Il termine è infatti relativo alla possibilità di inviare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate per la cessione delle somme relative al superbonus e ai bonus edilizi.
I contribuenti che non hanno provveduto all’adempimento entro la precedente scadenza del 31 marzo scorso possono provvedere alla regolarizzazione entro fine mese, attraverso la remissione in bonis.
Gli stessi dovranno pagare una sanzione di 250 euro per ciascuno degli emendamenti posti in essere in maniera tardiva, ossia per ciascuna tipologia di interventi del superbonus.
Oltre tale data le somme non potranno più essere utilizzate e saranno perse. Tale situazione avrà ripercussione anche sulla classificazione dei crediti incagliati, con effetti sulle casse dello Stato.
Alla luce delle indicazioni fornite da Eurostat nel mese di settembre 2023, infatti, la riclassificare degli importi deve essere prevista se sono un’entità consistente.
Oltre il 30 novembre le somme saranno considerate “non pagabili” con due conseguenze:
- dovranno essere utilizzati in compensazione dal contribuente entro l’anno;
- i costi saranno “registrati” nel corso dell’anno in cui le somme sono utilizzate e per l’importo effettivamente fruito.
Al momento il rischio di vedere le somme bloccate in via definitiva nei cassetti fiscali di contribuenti e imprese è più che concreto.
Crediti incagliati: l’ammontare dei crediti incagliati e le (poche) soluzioni a disposizione
Allo scorso 31 agosto 2023 ammontava a quasi 147 miliardi di euro il valore delle somme relative ai bonus edilizi, dato fornito dall’Agenzia delle Entrate.
Dei crediti in questione, circa 23 miliardi risultavano fruiti in compensazione con modello F24.
Sul tema è intervenuta anche l’ABI, associazione bancaria italiana, nel corso dell’audizione presso le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato sulla Manovra 2024.
Nell’audizione è stato sottolineato quanto di seguito riportato:
“Quello che noi oggi stiamo osservando è che c’è uno sforzo del settore bancario per cercare di riattivare questo circuito di cessione e riacquisto dei crediti, però ovviamente è una procedura che ha tempi più lunghi rispetto a soluzioni più dirette.”
Al momento, infatti, non sono molte le soluzioni a disposizione di chi cerca di utilizzare i crediti in questione.
Nel corso dell’iter parlamentare di conversione del decreto Cessioni è tramontata la possibilità di adottare la proposta ABI-ANCE: quella di consentire a banche e assicurazioni di portare in compensazione esterna una parte dei crediti dei bonus edilizi con i debiti dei propri clienti.
A settembre si è rivelata un nulla di fatto anche l’alternativa sostenuta dal Governo della creazione di una piattaforma veicolo da parte di Enel X, per consentire l’acquisto dei crediti del superbonus e fare da ponte nei confronti di soggetti terzi.
Al momento quindi, per la scelta della cessione del credito, rimane la possibilità di affidarsi a un istituto di credito tra quelli che hanno riavviato la cessione.
Tra questi, dal mese di ottobre si inserisce nel corto elenco anche Poste Italiane ma esclusivamente nel caso di prime cessioni da parte di persone fisiche e per le spese sostenute nel 2023, quindi non per quelle dell’anno precedente.
L’alternativa è la strada della detrazione in 10 anni, a partire dalla dichiarazione dei redditi 2024.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Crediti incagliati: importi persi senza la comunicazione alle Entrate entro il 30 novembre