Concordato preventivo, cosa succede a chi non aderisce? Novità in campo sulle sanzioni

Anna Maria D’Andrea - Dichiarazione dei redditi

Concordato preventivo biennale, rischio più alto di applicazione delle sanzioni accessorie in caso di mancata adesione. Un emendamento al dl Omnibus ripesca la proposta di un sistema più punitivo per chi non accetterà il patto con il Fisco

Concordato preventivo, cosa succede a chi non aderisce? Novità in campo sulle sanzioni

Concordato preventivo, mancata adesione con effetti sul fronte delle sanzioni tributarie.

Non c’è solo un nuovo condono fiscale tra le novità proposte nel corso della conversione del decreto Omnibus, ma anche il ripescaggio di un sistema più punitivo per le partite IVA che sceglieranno di non firmare il patto con il Fisco.

La proposta arriva dai Senatori Orsomarso, Garavaglia e Damiani, gli stessi firmatari dell’emendamento sul ravvedimento speciale per gli anni dal 2018 al 2023, che puntano quindi all’introduzione di un “doppio binario” di premi e penalizzazioni per dare lo sprint finale al concordato preventivo biennale.

Concordato preventivo, cosa succede a chi non aderisce? Novità in campo sulle sanzioni

Resta al momento carico di criticità il concordato preventivo biennale, che anche a seguito della previsione di una tassazione agevolata dei maggiori redditi proposti dall’Agenzia delle Entrate stenta a decollare.

La scarsa convenienza di uno strumento sul quale il Governo punta, e non poco, per i prossimi passi della riforma fiscale è e resta al centro dell’attenzione da parte dei partiti di maggioranza.

Ne è la prova il nuovo tentativo di introdurre modifiche che puntano a convincere le partite IVA ad aderire al patto con il Fisco per il prossimo biennio. All’esame del Senato, nel corso della discussione sulla conversione in legge del decreto Omnibus, non c’è solo la sanatoria sul pregresso per chi sceglierà di aderire al concordato preventivo biennale, ma anche un nuovo meccanismo sanzionatorio per chi non vi aderirà.

In particolare, tra gli emendamenti in discussione torna in campo la previsione di soglie al ribasso per l’applicazione delle sanzioni accessorie in materia di imposte dirette e IVA, previste dall’articolo 12 del decreto legislativo n. 471/1997.

L’emendamento a firma Orsomarso, Garavaglia, Damiani prevede in particolare che in caso di sanzioni amministrative per violazioni relative a periodi d’imposta e tributi oggetto di proposta di concordato preventivo biennale, non accolta dal contribuente, ovvero in caso di decadenza, le soglie per l’applicazione delle sanzioni accessorie vengano ridotte alla metà.

Concordato preventivo biennale, per incentivare le adesioni si punta sul binomio premi e sanzioni

Non è la prima volta che si parla di introdurre meccanismi penalizzanti per chi non aderirà al concordato preventivo biennale.

La proposta di un intervento in tal senso era già stata formalizzata dal Governo nella fase di messa a punto della riforma del sistema sanzionatorio tributario. Un tentativo che ora viene ripescato e sul quale sarà centrale attendere l’esito della fase di esame e discussione degli emendamenti al decreto Omnibus, che dovrà essere convertito in legge entro i primi giorni del mese di ottobre.

Cosa potrebbe cambiare quindi nella pratica?

L’emendamento all’esame del Senato propone di intervenire sul limite di 50.000 euro previsto in via generale dal comma 1 dell’articolo 12:

“Quando è irrogata una sanzione amministrativa superiore a euro 50.000 si applica, secondo i casi, una delle sanzioni accessorie previste nel decreto legislativo recante i principi generali per le sanzioni amministrative in materia tributaria, per un periodo da tre a sei mesi. La durata delle sanzioni accessorie può essere elevata fino a dodici mesi, se la sanzione irrogata è superiore a euro 100.000”.

Per quel che riguarda i contribuenti che non accetteranno la proposta di concordato preventivo biennale, la proposta è quindi di fissare la soglia a 25.000 euro e 50.000 euro.

Un ritocco che già aveva fatto discutere e sul quale il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, nell’audizione del 27 marzo presso le Commissioni congiunte Giustizia e Finanze della Camera, si era dichiarato contrario.

Il dimezzamento delle soglie per l’applicazione delle sanzioni accessorie rappresenterebbe infatti una “pressione indebita” nell’accettazione della proposta di concordato preventivo biennale.

Un aspetto non di poco conto e sul quale la discussione è destinata a riaccendersi. Resta in ogni caso fondamentale seguire l’iter di conversione del decreto Omnibus per capire se, e in che modo, può ancora cambiare il concordato preventivo biennale.

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