Condono tombale, così con il concordato preventivo il Fisco “premia” gli evasori

Anna Maria D’Andrea - Dichiarazione dei redditi

Condono tombale per rendere più attrattivo il concordato preventivo biennale. Con le novità approvate in Senato viene stravolto il concetto di compliance fiscale

Condono tombale, così con il concordato preventivo il Fisco “premia” gli evasori

Un condono tombale per chi aderisce al concordato preventivo biennale.

Il patto con il Fisco cambia faccia e da strumento per la pianificazione fiscale futura si trasforma in un condono fiscale in saldo sul passato, per il quinquennio dal 2018 al 2022.

Nel corso della seduta del 29 settembre, la Commissione Bilancio e Tesoro del Senato ha approvato l’emendamento della Maggioranza al decreto Omnibus che affianca al concordato preventivo biennale un ravvedimento speciale ultra agevolato.

Parlare di condono tombale non è azzardato: l’adesione al concordato consentirà alle partite IVA che applicano gli ISA di far emergere redditi non dichiarati nel periodo dal 2018 al 2022, con il versamento di una flat tax dal 10 al 15 per cento solo su una quota delle somme aggiuntive.

Condono tombale, così con il concordato preventivo il Fisco premia gli evasori

Una premessa è d’obbligo: prima di parlare di ufficialità, l’emendamento che affianca al concordato preventivo biennale una sanatoria per gli anni dal 2018 al 2022 dovrà essere approvato in via definitiva, insieme alla legge di conversione del decreto Omnibus.

L’8 ottobre è la scadenza per la conversione del decreto legge n. 113/2024, che dopo i lavori del Senato dovrà essere vagliato dalla Camera in tempi brevi.

Pur in attesa di ufficialità, appare necessario soffermarsi sulle implicazioni di un condono tombale per chi aderirà al concordato preventivo biennale, partendo dalle misure in esame.

Per chi accetterà la proposta di concordato per il biennio 2024-2025 (e per il solo 2024 per i forfettari) verrebbe concesso di far emergere i redditi non dichiarati per gli anni dal 2018 al 2022.

Nessuna “penalizzazione” insomma sui redditi evasi e non dichiarati, ma anche imposte ridotte e agevolate. Il condono tombale consentirebbe di sanare le omissioni dichiarative con il beneficio aggiuntivo di una flat tax dal 10 al 15 per cento, ma non solo.

La flat tax, graduata in base al livello di affidabilità fiscale, si applicherebbe non sul totale dei redditi emersi ma su una quota delle somme aggiuntive pari al:

  • 5 per cento per i soggetti con punteggio ISA pari a 10;
  • 10 per cento per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore ad 8 e inferiore a 10;
  • 20 per cento per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore a 6 e inferiore a 8;
  • 30 per cento per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore a 4 e inferiore a 6;
  • 40 per cento per i soggetti con punteggio ISA pari o superiore a 3 e inferiore a 4;
  • 50 per cento per i soggetti con punteggio ISA inferiore a 3.

Il condono diventa ancora più conveniente per gli anni del Covid: per i periodi d’imposta 2020 e 2021 l’imposta dovuta, calcolata secondo i criteri di cui sopra, verrebbe ulteriormente ridotta del 30 per cento.

Con il condono tombale il Fisco amico strizza l’occhio agli evasori

Sebbene appaia chiaro l’intento di massimizzare i vantaggi del concordato preventivo biennale, e parallelamente evitare il flop di una delle misure cardine del piano di politica fiscale messo in piedi dal Governo, non si può non evidenziare la criticità di una compliance a favore di chi ha commesso irregolarità dichiarative.

A differenza della pace fiscale (o tregua fiscale), questa volta non si andrebbe ad agevolare chi non è riuscito a pagare le imposte dovute pur avendo regolarmente dichiarato. Il condono tombale premierebbe chi ha occultato i propri redditi all’Erario, trasformando il concordato preventivo biennale in un “regalo agli evasori”.

Il Fisco amico cambia radicalmente faccia, con una nuova e controversa veste al concetto di “compliance” alla base della riforma fiscale.

La doppia faccia del concordato preventivo biennale e la “minaccia” per chi non aderisce

Il concordato preventivo biennale verrebbe di fatto stravolto, e da strumento per la pianificazione fiscale futura si trasformerebbe in una via per la regolarizzazione del pregresso.

Sebbene sarebbe così possibile per lo Stato fare cassa senza particolari sforzi, l’effetto generale sarebbe tutt’altro che positivo.

Le politiche di condono creano di fatto un deterrente al rispetto degli obblighi fiscali e a evidenziarlo è stata ad ultimo la Corte dei Conti che, con il Rendiconto generale dello Stato relativo all’esercizio 2023, nell’analizzare l’infruttosità delle riscossioni a seguito di comunicazioni di irregolarità riporta come la percentuale limitata di importi recuperati è legata anche “a radicate aspettative di successive rottamazioni”.

Ora però si rischia di andare ben oltre la rottamazione di sanzioni e interessi per chi non è riuscito a pagare il quantum dovuto. Con il nuovo concordato preventivo biennale il rischio è di premiare chi ha volontariamente nascosto redditi all’Erario.

Di contro, in caso di mancata adesione al concordato viene evidenziato il rischio di maggiori controlli. Lo sottolinea la stessa Agenzia delle Entrate, con il “tachimetro fiscale” recapitato negli ultimi giorni direttamente nel Cassetto Fiscale di 2,7 milioni di partite IVA.

Ecco quindi che la promessa di un “Fisco amico” e più equo verrebbe di fatto smentita o meglio dire snaturata, con il solo obiettivo di andare all’incasso. Anche al costo di compromettere ulteriormente la stabilità di un sistema che scricchiola.

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