La novità del “tachimetro fiscale” è arrivata nel cassetto fiscale dei contribuenti titolari di partita IVA. L'obiettivo dell'Agenzia delle Entrate è promuovere il concordato preventivo biennale, ecco a che punto siamo e quali sono le ultime novità
Nel cassetto fiscale dei contribuenti titolari di partita IVA è arrivato il Concordato preventivo biennale, una scheda di sintesi per incentivare le adesioni.
Dallo scorso 20 settembre, l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione un prospetto riepilogativo personalizzato che si sofferma in particolare sui benefici dell’adesione al patto per il biennio 2024-2025.
Una mossa annunciata che si pone l’obiettivo di promuovere uno strumento che stenta a decollare, a poco più di un mese dalla scadenza del 31 ottobre.
Concordato preventivo biennale partite IVA: nel Cassetto Fiscale il “tachimetro fiscale” e la scheda di sintesi
È con un avviso pubblicato il 20 settembre che l’Agenzia delle Entrate annuncia l’avvio di quella che sembra una vera e propria campagna promozionale del concordato preventivo biennale, partito in sordina e non ancora decollato.
Mentre si continua a discutere delle ulteriori modifiche proposte dalla Maggioranza, con l’emendamento al DL Omnibus che potrebbe trasformare il concordato in un condono con scudo fiscale, la scheda di sintesi recapitata nel Cassetto Fiscale punta l’attenzione sui benefici premiali dell’adesione.
Il prospetto messo a punto dall’Agenzia delle Entrate, in collaborazione con Sogei, evidenzia inoltre alcuni elementi dell’attività economica esercitata, sulla base dei dati ISA e degli eventuali elementi di incoerenza riscontrati.
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I vantaggi del concordato preventivo biennale
L’accento dell’Agenzia delle Entrate è sui vantaggi previsti per chi sceglierà di aderire al concordato preventivo biennale:
- accesso a tutti i benefici premiali riconosciuti ai soggetti ISA (per esempio, l’esonero dall’apposizione del visto di conformità per la compensazione di crediti per un importo non superiore a 70.000 euro annui relativamente all’IVA e per un importo non superiore a 50.000 euro annui relativamente alle imposte dirette e all’IRAP; l’esonero dall’apposizione del visto di conformità ovvero dalla prestazione della garanzia per i rimborsi dell’IVA per un importo non superiore a 70.000 euro annui; l’anticipazione di almeno un anno, con graduazione in funzione del livello di affidabilità, dei termini di decadenza per l’attività di accertamento, ecc.);
- imposte sui redditi e IRAP calcolate sulle proposte di Concordato dell’Amministrazione finanziaria per due periodi d’imposta (2024 e 2025);
- possibilità di optare:
- per un’imposta sostitutiva, con aliquota che varia dal 10 per cento al 15 per cento, sulla parte di reddito d’impresa o di lavoro autonomo, derivante dall’adesione al Concordato dei contribuenti titolari di partita IVA nel regime semplificato oppure nel regime ordinario, che eccede il reddito effettivo dichiarato nel periodo d’imposta 2023;
- per un’imposta sostitutiva, con aliquota che varia dal 3 per cento al 10 per cento, sulla parte di reddito d’impresa o di lavoro autonomo, derivante dall’adesione al Concordato dei contribuenti titolari di partita IVA nel regime semplificato oppure nel regime forfettario, che eccede il reddito effettivo dichiarato nel periodo d’imposta 2023.
L’imposta sostitutiva è graduata sulla base del livello di affidabilità fiscale raggiunto nel periodo d’imposta 2023: più alto è il punteggio ISA raggiunto, più bassa sarà l’aliquota.
Non solo benefici: faro puntato anche sui “rischi” per chi non aderisce al concordato
Nella scheda di sintesi, l’Agenzia delle Entrate non punta l’attenzione solo sui vantaggi del concordato ma anche sugli effetti della mancata adesione.
Una nota riportata in grassetto nel documento ricorda infatti che, per espressa previsione normativa, l’Agenzia e la Guardia di Finanza impiegheranno maggiore capacità operativa nei confronti dei soggetti che non aderiranno al concordato preventivo biennale o che ne decadranno.
Questo in particolare il messaggio riportato nella scheda di sintesi:
Un contrappeso tra vantaggi e svantaggi, con il quale l’Agenzia delle Entrate prova ad incentivare le adesioni al concordato preventivo biennale ed evitare che le proposte rimangano relegate nel Cassetto Fiscale delle 2,7 milioni di partite IVA interessate.
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Un “tachimetro fiscale” per il concordato preventivo biennale per le partite IVA
La scheda fotografa quindi il grado di affidabilità fiscale del contribuente sulla base del punteggio ISA 2022 e, parallelamente, i vantaggi che conseguirebbe aderendo al concordato preventivo biennale.
Un “tachimetro” che suddivide le partite IVA in tre fasce e in tre colori sulla base del grado di affidabilità fiscale:
- rosso in caso di ISA da 0 a 5,99, quindi scarso livello di affidabilità fiscale;
- giallo in caso di ISA da 6 a 7,99, affidabilità fiscale media;
- verde in caso di ISA da 8 a 10, elevata affidabilità fiscale e accesso ai benefici premiali.
Il punteggio ISA sarà rilevante anche ai fini del concordato preventivo biennale: la flat tax per le partite IVA che applicano gli Indici sarà tanto più bassa quanto più alto è il livello di affidabilità del contribuente.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Tachimetro fiscale e CPB partite IVA: opportunità o rischio?