Sentiamo spesso parlare di pace fiscale, tregua fiscale, rottamazione: tutte espressioni recentemente coniate per evitare di nominarne una, molto pericolosa dal punto di vista fiscale: il condono
Il condono fiscale è uno strumento più volte utilizzato in Italia per favorire l’emersione di irregolarità dichiarative.
Dal noto “condono tombale” introdotto nel 2002, fino alla più recente pace fiscale, i diversi istituti nati per consentire ai contribuenti di mettersi in regola con il Fisco si differenziano tra loro sul fronte delle modalità di sanatoria.
Dalla cancellazione di sanzioni e interessi, con l’obbligo di versare integralmente le imposte dovute, fino al saldo e stralcio anche di una quota del debito maturato, ad accomunare le diverse tipologie di condono fiscale è il trattamento di favore previsto per i contribuenti che intendono aderirvi.
In Italia se ne sente parlare spesso, anche considerando il valore monstre dei crediti “in pancia” dell’Agenzia delle Entrate Riscossione che, sulla base degli ultimi dati a disposizione, ha superato la circa dei 1.200 miliardi.
Cerchiamo quindi di capire cos’è un condono fiscale, tema al centro dell’attenzione nelle ultime settimane anche alla luce del nuovo ravvedimento ultra agevolato previsto per gli anni dal 2018 al 2022.
Cos’è un condono fiscale e perché non è mai un provvedimento giusto
In linea generale, il condono fiscale consente ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione con il Fisco secondo le regole che vengono stabilite dal Parlamento.
Non si tratta di una situazione ordinaria bensì di un provvedimento straordinario, finalizzato a consentire ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione tributaria, del quale è bene non abusare.
Con il condono fiscale i contribuenti che hanno contratto debiti di natura tributaria hanno la facoltà, presentando solitamente una domanda, di sanare la propria situazione e di pagare l’importo dovuto secondo le disposizioni stabilite dalla legge.
Partendo da esempi meno recente, con la rottamazione delle cartelle Equitalia introdotta dal Decreto Legge 193/2016 è stato consentito ai contribuenti con ruoli affidati all’Ente di Riscossione dal 2000 al 2016 - e che hanno presentato domanda - di pagare l’importo del debito senza sanzioni e interessi di mora.
C’è stata poi la stagione della pace fiscale, che oltre ad una riedizione della rottamazione, ha previsto due misure:
- lo stralcio delle cartelle fino a 1.000 euro;
- il saldo e stralcio, ossia la possibilità per i contribuenti con redditi bassi di pagare solo in parte il debito accumulato.
Il decreto Sostegni, anche alla luce della grave emergenza economica causata dal Covid-19, ha introdotto un nuovo condono fiscale, lo stralcio delle cartelle fino a 5.000 euro relative al periodo 2000-2010, ma solo per i titolari di redditi relativi al 2019 fino a 30.000 euro.
Alle misure sopra elencate è seguita la tregua fiscale prevista dalla Legge di Bilancio 2023 che, tra gli interventi, ha previsto la rottamazione quater delle cartelle e, tra le altre cose, lo stralcio dei debiti fino a 1.000 euro relativi al periodo dal 2000 al 2015.
Di condono fiscale si parla anche nelle ultime settimane, per via della misura che consentirà alle partite IVA di sanare le irregolarità del periodo dal 2018 al 2022.
Quando si parla di condono fiscale si fa quindi riferimento quindi alla più ampia categoria dei condoni legislativi che comprendono anche i condoni edilizi e l’indulto.
Per capire cos’è un condono fiscale è bene far riferimento al significato generale del termine condono, che nel diritto è definito come un provvedimento emanato dal Parlamento o dal Governo con decreto, tramite il quale i cittadini che vi aderiscono possono ottenere l’annullamento, totale o parziale, di una pena o di una sanzione.
In molti criticano lo strumento del condono, tanto più in ambito fiscale, perché la cancellazione della sanzione in caso di mancato rispetto degli obblighi tributari è secondo gli studiosi di diritto tributario un deterrente per il rispetto di regole e obblighi.
Condono fiscale: un breve excursus storico
In Italia inoltre lo strumento del condono fiscale è usato tutt’altro che con cautela: dal 1973 ad oggi viene varato un provvedimento di condono in media ogni tre anni.
Tra i condoni fiscali più noti si ricorda il cosiddetto condono tombale voluto dall’allora ministro Giulio Tremonti che, nel periodo compreso tra il 2002-2003 e il 2009-2010, ha concesso agli evasori con soldi all’estero di mettersi in regola pagando un’imposta del 5 per cento sui proventi rimpatriati e con garanzia di anonimato.
Nel biennio 2016-2017 una norma simile è stata fortemente voluta dall’ex Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo a guida PD, Padoan: si tratta della voluntary disclosure, che prevede regole differenti ma che in ogni caso applica un condono fiscale non indifferenti sulle sanzioni previste nei confronti degli evasori.
La pace fiscale e la più recente tregua nei rapporti tra Fisco e contribuenti chiudono il cerchio degli interventi che rientrano nell’ambito dei condoni fiscali, ma non in via definitiva.
Di sanatorie si occupa anche la legge delega in materia di riforma fiscale che, sul fronte della riscossione, prevede lo stralcio automatico dei debiti non riscossi al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di affidamento, con alcune eccezioni per le quote per le quali sono state già avviate procedure esecutive o, ad esempio, sono in corso rateizzazioni.
Come già anticipato, un nuovo condono è previsto in parallelo all’avvio del concordato preventivo biennale, e consentirà di versare un’imposta ridotta (dal 10 al 15 per cento) su una quota dei redditi non dichiarati dal 2018 al 2022.
Tuttavia combattere l’evasione fiscale con lo strumento del condono, seppur con varie forme che non sempre prevedono la cancellazione di tutto il debito maturato, sembra essere la scelta peggiore: come più volte sottolineato da esperti e teorici del diritto tributario, il condono fiscale è uno strumento straordinario, adatto in caso di riforma del sistema fiscale e non come strumento di contrasto all’irregolarità.
L’ultimo monito è arrivato dalla Corte dei Conti nel corso della presentazione della Relazione sul Rendiconto Generale dello Stato presentata il 28 giugno 2023, durante la quale è stata evidenziata la:
“necessità di abbandonare definitivamente il ricorso a provvedimenti che offrono, per le difficoltà del recupero (e per esigenze di bilancio), la definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo e che, oltre ad incidere negativamente in termini equitativi e sul contributo di ciascuno al finanziamento dei servizi pubblici, rischiano di comportare ulteriori iniquità”.
Come più volte sottolineato da coloro che criticano il condono, il risvolto negativo della cancellazione di imposte, sanzioni e addirittura pene è il dissuadere i cittadini dall’avere comportamenti corretti, oltre a punire coloro che, al contrario, hanno sempre pagato tutto, magari facendo tanti sacrifici.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Cos’è un condono fiscale?