Aumento delle pensioni in arrivo a dicembre? Le ipotesi in campo

Francesco Rodorigo - Pensioni

L’aumento delle pensioni con la rivalutazione all'inflazione potrebbe arrivare già a dicembre, come accaduto lo scorso anno. In campo l'ipotesi di un conguaglio anticipato

Aumento delle pensioni in arrivo a dicembre? Le ipotesi in campo

La rivalutazione delle pensioni potrebbe essere anticipata a dicembre.

Come per lo scorso anno, il conguaglio con l’adeguamento delle pensioni all’inflazione potrebbe essere pagato a dicembre anziché all’inizio del nuovo anno. Questa l’ipotesi anticipata sul Messaggero dell’11 settembre.

Per il 2023 la rivalutazione provvisoria è stata pari al 5,4 per cento, intorno al mese di novembre dovrebbe arrivare il dato definitivo forse leggermente più alto.

L’aumento arriverebbe secondo le tanto discusse fasce introdotte dalla Legge di Bilancio 2024, quindi pieno solo per gli assegni fino a 4 volte il minimo INPS.

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Aumento delle pensioni in arrivo a dicembre? Le ipotesi in campo

Il conguaglio con la rivalutazione delle pensioni potrebbe essere nuovamente anticipato a dicembre.

Secondo le anticipazioni lanciate dal Messaggero l’11 settembre, sul tavolo del Governo sarebbe in arrivo un decreto legge di accompagnamento alla Manovra per permettere il pagamento entro dicembre del conguaglio con la rivalutazione degli assegni all’inflazione, senza quindi dover aspettare gennaio 2025.

Un’ipotesi sulla falsariga di quanto accaduto lo scorso anno, come previsto proprio con un decreto di accompagnamento alla Legge di Bilancio 2024 (DL n. 145/2023), per cui il pagamento degli aumenti è arrivato dal 1° dicembre.

L’obiettivo sarebbe dunque quello di replicare quanto fatto lo scorso anno così da utilizzare risorse che potrebbero essere disponibili già quest’anno anche grazie al buon andamento delle entrate tributarie.

Per il 2023 la rivalutazione delle pensioni all’inflazione è stata registrata provvisoriamente al 5,4 per cento. Il valore definitivo sarà poi comunicato nei prossimi mesi, solitamente nel mese di novembre, e non dovrebbe discostarsi troppo.

Se l’ipotesi dovesse essere confermata, il pagamento degli aumenti delle pensioni scatterebbero con un mese di anticipo rispetto ai tempi abituali che prevedevano il conguaglio a gennaio.

Aumento pensioni: rivalutazione piena solo per gli assegni fino a 4 volte il minimo

Il conguaglio con la rivalutazione delle pensioni all’inflazione, dunque, potrebbe essere anticipato al prossimo dicembre.

Rivalutazione che essendo anticipata al 2024 seguirebbe le attuali regole introdotte dall’ultima Legge di Bilancio, per cui gli assegni vengono rivalutati favorendo quelli più bassi (fino a 4 volte il minimo INPS).

Quelli di importo superiore, invece, avranno un incremento differenziato per fasce, cioè con percentuali decrescenti secondo l’importo lordo del trattamento mensile complessivo.

Nello specifico, i trattamenti fino a 2.271,76 euro (4 volte il minimo INPS) hanno ricevuto la rivalutazione piena (al 100 per cento), mentre gli importi superiori lo hanno ricevuto con percentuali decrescenti.

Di seguito la tabella di riferimento per la rivalutazione di quest’anno.

Fasce trattamenti complessiviPercentuale indice perequazione da attribuireAumento delImporto
Fino a 4 volte il trattamento minimo (TM) 100 5,4 per cento fino a 2.271,76
Fino a 5 volte il TM 85 4,5 per cento da 2.271,77 e fino a 2.839,70
Fino a 6 volte il TM 53 2,8 per cento da 2.839,71 e fino a 3.407,64
Fino a 8 volte il TM 47 2,5 per cento da 3.407,65 e fino a 4.543,52
Fino a 10 volte il TM 37 1,9 per cento da 4.543,53 e fino a 5.679,40
Oltre 10 volte il TM 22 1,1 per cento oltre 5.679,40

Per i pensionati che percepiscono il trattamento minimo, invece, la rivalutazione è stata pari al 120 per cento, una misura che la Premier Meloni ha dichiarato di voler ripetere anche nel 2025.

Un freno a tale obiettivo però potrebbe arrivare dal ricorso contro il taglio della rivalutazione, che in seguito all’eccezione di costituzionalità sollevata dalla Corte dei Conti della Toscana è finito sul tavolo della Corte Costituzionale, chiamata ora ad esprimersi, per una causa stimata attorno a i 37 miliardi di euro.

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