Verso il regime forfettario 2020, il governo sta studiando un piano di novità da inserire nella Legge di Bilancio. Dall'Agenzia delle Entrate, nelle ultime settimane, sono arrivati ancora chiarimenti sull'applicazione delle modifiche introdotte con la manovra del 2019, ma presto le istruzioni saranno già obsolete.
Verso il regime forfettario 2020, con la legge di Bilancio a cui sta lavorando il governo, c’è un’altra tornata di novità in arrivo. Nel frattempo si continua a cercare il bandolo della matassa per orientarsi tra le modifiche introdotte dalla manovra del 2019.
Tutte le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate, collezionate in questi mesi, rischiano di diventare obsolete nel giro di un mese e mezzo.
Dopo quasi un anno di fatica da parte di contribuenti e addetti ai lavori per comprendere gli interventi, fumosi in più punti, sulla normativa fiscale di riferimento e ripianificare le attività secondo le innovazioni introdotte, il rischio di tornare al punto di partenza, giorno dopo giorno, diventa sempre più una certezza.
Nuovo governo, nuova politica, nuovo regime forfettario.
Verso il regime forfettario 2020, nel circolo vizioso delle continue novità
Le novità per il regime forfettario 2020 si rincorrono in queste settimane di definizione della Legge di Bilancio. Il documento programmatico di bilancio prevede espressamente un’abrogazione della flat tax per lo scaglione di reddito dai 65.001 ai 100.000 euro e anticipa una revisione del meccanismo di accesso, per ritrovare un equilibrio dopo l’espansione del 2019.
Le ultime ipotesi aprono uno spiraglio anche per la flat tax e anticipano un doppio limite di ricavi\compensi: obblighi e regole diverse per le partite IVA forfettarie fino a 30.000 euro e per quelle oltre i 30.000 euro e fino ai 65.000 euro.
L’anno scorso l’intervento della Manovra ha rivoluzionato le regole di accesso alla tassazione agevolata agendo con due spinte contrarie:
- da un lato, l’estensione del tetto massimo dei ricavi;
- dall’altro l’introduzione di cause ostative più rigide e più complesse.
Dal 1° gennaio 2019, infatti, la platea dei potenziali beneficiari è diventata più ampia con l’introduzione di nuovi limiti: si è offerta la possibilità ai contribuenti di applicare un’imposta sostitutiva al 15%, o al 5% per i primi 5 anni di attività, fino a 65.000 euro. Mentre fino al 2018, l’importo massimo andava dai 25.000 ai 50.000 in base all’attività svolta.
Porte sbarrate e regole complesse, invece, per alcune tipologie di contribuenti:
- i titolari di partita IVA che contemporaneamente partecipano a società di persone, associazioni o imprese familiari o che controllano società a responsabilità limitata che svolgono attività riconducibili a quella da loro svolta in regime forfetario;
- le persone fisiche che esercitano attività prevalente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro o erano intercorsi rapporti di lavoro nei due precedenti periodi d’imposta.
Due spinte contrarie hanno dato due effetti diversi. L’estensione dei limiti dei ricavi ha portato a un boom delle aperture delle partite IVA nel 2019, facendo registrare un incremento pari al 3,9 per cento rispetto all’anno precedente.
Stando ai dati dell’Osservatorio del Ministero dell’Economia e delle Finanze, pubblicati il 10 settembre 2019, nel secondo trimestre del 2019 sono state aperte 136.323 nuove partite IVA. E c’è il timore che una cifra così alta possa nascondere anche un gran numero di casi di abuso.
D’altro canto le nuove cause ostative hanno generato una serie di interrogativi e difficoltà a cui l’Agenzia delle Entrate non ha ancora finito di rispondere: da aprile a ottobre 2019, i chiarimenti pubblicati sul tema sono circa 45. E, giorno per giorno, continuano ad arrivare.
Per il regime forfettario 2020 si parla della possibilità di una marcia indietro sul limite dei ricavi o della creazione di un doppio binario. Che sia giusto o no riportare i confini entro un certo perimetro, giocare a ribasso sul tetto massimo consentito per l’accesso sarebbe come ingranare la marcia indietro proprio nel momento in cui il sistema si è mosso in moto per andare avanti.
Verso il regime forfettario 2020: ogni legge di bilancio ha le sue novità, ma a che prezzo?
A rendere più o meno adeguato un nuovo intervento sulla normativa, a fare la differenza, è il tempo. Nessun professionista programma l’attività per un solo anno, ma se la politica cambia le carte in tavola a ogni legge di bilancio, i contribuenti saranno costretti a fare lo stesso con i propri obiettivi.
E questo complica le cose, un paradosso se si pensa che il regime forfettario proprio per semplificare, agevolare, favorire i contribuenti meno strutturati.
Se, poi, ancora si considera il tempismo che caratterizza l’amministrazione finanziaria, la tabella di marcia dei cambiamenti assume un’importanza ulteriore: la circolare con i chiarimenti sulle innovazioni introdotte nel 2019 è arrivata solo ad aprile, dopo quattro mesi dal debutto del nuovo regime forfettario e dopo lunghi dibattiti sui punti più fumosi della normativa.
Ci sono voluti quasi sei mesi per venire a capo del rebus delle nuove disposizioni, e ora il rischio che il meccanismo cambi ancora diventa sempre più una certezza.
Anche nel caso in cui ci siano tutte le ragioni per farlo, cancellare e riscrivere, anno dopo anno, le regole di accesso ad un regime nato per essere semplice è l’emblema di un sistema che inciampa su sé stesso. E che mette i contribuenti al centro di un circolo vizioso di cambiamenti.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Verso il regime forfettario 2020, nel circolo vizioso delle continue novità