Concordato preventivo biennale a rischio flop: torna la proposta di un limite all’aumento di reddito

Anna Maria D’Andrea - Dichiarazione dei redditi

Concordato preventivo biennale a rischio fallimento. Poco conveniente per le partite IVA scommettere sul futuro accettando il reddito proposto dal Fisco per il biennio 2024-2025, e torna quindi in campo la proposta di un limite all'aumento dei valori da parte dell'Agenzia delle Entrate

Concordato preventivo biennale a rischio flop: torna la proposta di un limite all'aumento di reddito

Concordato preventivo biennale a rischio flop, sia alla luce delle prime simulazioni delle proposte di reddito da parte dell’Agenzia delle Entrate sia tenuto conto degli scarsi benefici premiali e delle poche tutele in caso di eventi non prevedibili.

Il tema del binomio sbilanciato tra benefici e svantaggi del patto tra Fisco e partite IVA è stato al centro della prima audizione presso le Commissioni Finanze e Tesoro di Camera e Senato sullo schema di decreto correttivo.

Torna in campo la richiesta di un limite all’aumento di reddito proposto dall’Agenzia delle Entrate che, secondo il Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Massimo Garavaglia, non dovrebbe superare il 10 per cento.

Concordato preventivo biennale a rischio flop: torna la proposta di un limite all’aumento di reddito

Il concordato preventivo biennale è partito dal 15 giugno per le partite IVA che applicano gli ISA, con l’incognita però dei correttivi che verranno previsti per dare più appeal ad uno strumento che è ad oggi tutt’altro che conveniente.

Il patto tra Fisco e partite IVA punta al raggiungimento della massima affidabilità fiscale per gli aderenti. Un obiettivo ambizioso e che nella pratica impone di dover accettare redditi e imposte di gran lunga superiori rispetto a quelli dei periodi d’imposta precedenti.

Ad un elemento di svantaggio chiaro ed evidente, si aggiunge poi il rischio di dover siglare un patto senza particolari tutele in caso di eventi personali imprevedibili, come le ipotesi di malattia, infortunio, o qualsiasi ulteriore evenienza che possa portare ad una riduzione dell’operatività e quindi dei redditi incassati. Un tema al quale si affianca poi l’incertezza causata da eventi internazionali e sociali (guerre e inflazione) che incidono in misura diretta sulle attività economiche.

Sono questi alcuni dei punti posti all’attenzione delle Commissioni Finanze e Tesoro di Camera e Senato dall’ANC, Associazione Nazionale dei Commercialisti, nel corso dell’audizione del 9 luglio sullo schema di decreto correttivo approvato dal Governo il 20 giugno scorso e sul quale entro il 1° agosto dovrà concludersi l’esame parlamentare preventivo al via libera definitivo.

Per gli “addetti ai lavori” è evidente che dai primi calcoli delle proposte di concordato da parte dell’Agenzia delle Entrate si rischia un vero e proprio insuccesso. L’Istituto che punta a favorire la compliance e diventare la chiave di volta per reperire risorse utili per i prossimi passi della riforma del Fisco parte quindi con il piede sbagliato.

L’ANC chiede ulteriori correttivi e nel dibattito con il Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Massimo Garavaglia, torna in campo anche la proposta di un tetto massimo al reddito aggiuntivo che potrà essere proposto dal Fisco.

Concordato preventivo biennale, reddito in su non più del 10 per cento: una via per evitare il fallimento del patto tra Fisco e partite IVA

Il concordato preventivo biennale come previsto attualmente non funziona, e non lo dicono solo imprese e professionisti.

Il Senatore Massimo Garavaglia della Lega sollecita l’ANC - e più in generale i professionisti che assisteranno i propri clienti nella valutazione delle proposte del Fisco - a chiedere correttivi “più hard” al Governo, rilanciando la proposta che già era stata avanzata in Commissione al Senato per porre dei limiti al rialzo del reddito.

Torna in campo la richiesta di un aumento di reddito non superiore al 10 per cento rispetto al periodo d’imposta precedente, per evitare di fatto che valori eccessivamente elevati di reddito concordato diventino il primo e più rilevante disincentivo alla firma del patto biennale con il Fisco.

Provocatoriamente, e in maniera franca, Garavaglia chiede se vi sia realmente la “volontà di affrontare la questione” per rendere più appetibile lo strumento.

Il Presidente ANC, Marco Cuchel, nell’evidenziare le criticità tecniche del concordato, sposa la proposta di fissare un tetto all’aumento di reddito, un compito che è però nelle mani del Parlamento.

Comune quindi l’esigenza di correttivi che aumentino l’appeal del concordato preventivo biennale, partito solo su carta e per il quale si profilano all’orizzonte ulteriori modifiche.

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