La riforma fiscale, dopo i primi 14 decreti legislativi di attuazione, si ferma in attesa di nuove risorse. Accelerano i controlli del Fisco: già raggiunto il target 2024 dei 3 milioni di lettere ai contribuenti
Riforma fiscale in attesa di nuove risorse.
Si ferma a quota 14 il numero di decreti legislativi attuativi, alcuni ancora in fase di discussione in Commissione, trascorso ormai quasi un anno dall’entrata in vigore della legge delega.
Il lavoro è però solo alle battute iniziali, ma per proseguire nel cammino ad ostacoli di riforma del sistema tributario italiano, dall’IRPEF all’IVA, servono nuovi fondi. A specificarlo è stato il Viceministro del MEF, Maurizio Leo, dopo il via libera al decreto riscossione.
Dove e come saranno reperite le risorse necessarie? Una via è il contrasto all’evasione fiscale, obiettivo per il quale l’Agenzia delle Entrate ha già centrato il target del 2024: sono state recapitate ai contribuenti più di 3 milioni di lettere di compliance, ma il lavoro non è finito.
Un focus delle principali notizie della settimana in materia di Fisco e Lavoro.
Dall’IRPEF all’IVA, per la riforma fiscale ora servono nuove risorse: decreti attuativi in stand-by
Con la riforma della riscossione si chiude il cerchio delle prime novità previste sul fronte della riforma fiscale. Si attende ancora l’ok definitivo agli schemi di decreto legislativo in materia di tributi indiretti, imposta di registro, successioni, ipotecarie e catastali e sulla determinazione del reddito, in parallelo al correttivo in materia di accertamento, adempimenti e concordato preventivo biennale.
L’obiettivo è arrivare al via libera definitivo prima dello stop estivo ai lavori parlamentari, per chiudere il primo capitolo della riforma fiscale a quota 14 decreti legislativi ufficialmente operativi.
Poi servirà mettersi al tavolo e valutare gli ulteriori passi, partendo in primis dalle risorse a disposizione.
È stato il “padre” della riforma fiscale, il Viceministro del MEF Maurizio Leo, a palesare la situazione. Ad oggi sono di fatto stati approvati esclusivamente provvedimenti a costo zero. Per quelli che comporteranno la necessità di stanziamenti ad hoc sarà necessario partire da zero e verosimilmente se ne riparlerà alla fine dell’anno.
Dall’IVA, fino alla nuova revisione delle aliquote IRPEF, il primo banco di prova è rappresentato dalla scadenza del 31 ottobre prossimo, termine entro il quale sarà possibile aderire al patto tra Fisco e partite IVA.
Si tratta del concordato preventivo biennale, strumento che il MEF ha più volte evidenziato essere una delle architravi per le prossime scelte di politica economica. Il successo del nuovo istituto, che dal 15 luglio partirà anche per i forfettari, aprirà la strada anche al capitolo più costoso della riforma fiscale.
I conti si faranno quindi dal 30 novembre, dopo la scadenza del secondo acconto. Intanto il concordato preventivo resta sotto la stretta attenzione anche di contribuenti e addetti ai lavori, alla luce dei correttivi contenuti nello schema di decreto al vaglio delle Commissioni di Camera e Senato.
Il 1° agosto è fissato il termine per la formulazione dei pareri e, successivamente, il correttivo tornerà al tavolo del Consiglio dei Ministri per il via libera definitivo. Dalle scadenze più lunghe, fino al calcolo agevolato del secondo acconto, l’obiettivo è rendere più vantaggioso uno strumento che ad oggi non sembra esser stato accolto con favore dalla maggior parte dei contribuenti potenzialmente interessati all’adesione.
Il rischio flop preoccupa e potrebbe segnare un’interruzione dei lavori di riforma del sistema fiscale.
Controlli fiscali, lettere di compliance già a quota 3 miliardi
Il concordato preventivo punta a diventare uno strumento cardine nel contrasto all’evasione, favorendo la compliance tra Fisco e partite IVA.
Una compliance che prosegue anche sul fronte del lavoro dell’Agenzia delle Entrate che, stando a quanto certificato dal Ministro Fitto a margine del via libera europeo alla quinta rata del PNRR, ha già raggiunto i target fissati per l’anno in corso.
Risultano già inviati i 3 milioni di lettere di compliance previsti per l’intero 2024, stando agli obiettivi previsti dal PIAO dell’Agenzia delle Entrate presentato nel mese di marzo.
Secondo i dati forniti, le lettere di compliance già inviate dall’Agenzia delle Entrate ammontano nel dettaglio a 3.248.431, per un totale di 3,827 miliardi di gettito, superiore alla soglia fissata dal MEF di 2,769 miliardi.
Il bilancio della compliance è quindi destinato a salire, anche considerando l’attività del Fisco avviata negli scorsi giorni e sulla quale sono al lavoro imprese e intermediari.
Con il provvedimento del 1° luglio l’Agenzia delle Entrate ha fornito i dettagli dei nuovi controlli in avvio, che riguarderanno le anomalie sugli ISA, gli Indici sintetici di affidabilità fiscale.
Al centro dei controlli del Fisco l’applicazione degli ISA per i periodi d’imposta dal 2020 al 2022 e sono nello specifico 25 le tipologie di anomalie individuate, dalle gravi e ripetute incoerenze nella gestione del magazzino fino al mancato utilizzo dei dati precalcolati per i titolari di partita IVA con punteggio pari o superiore a 8.
Un piano di controlli che arriva ormai a ridosso della tregua di agosto e in un periodo colmo di scadenze e adempimenti. Il Fisco non si ferma neppure in estate, intercettando le necessità di reperimento di risorse utili anche per le prossime scelte di politica economica.
Bonus assunzioni, maxi deduzione, decontribuzione Sud e DL Coesione: novità e nodi da sciogliere
Non solo novità fiscali. La settimana che si appresta a concludersi ha messo dei punti fermi anche sul piano di nuove agevolazioni per le assunzioni.
Il 3 luglio è arrivato il via libera definitivo alla legge di conversione del Decreto Coesione n. 60/2024, che introduce una serie di agevolazioni contributive per incentivare l’occupazione di diverse categorie di lavoratori e lavoratrici, sia sul fronte dei dipendenti che per quel che riguarda l’autoimprenditorialità.
Da segnalare i nuovi incentivi e contributi a fondo perduto per l’avvio di nuove attività e in particolare il fondo per l’Autoimpiego al Centro Nord Italia, con voucher da 30.000 euro destinato ad imprese, lavoratori autonomi e professionisti del Centro Nord Italia under 35 e contributi a fondo perduto a 65 per cento.
Per stimolare l’avvio di nuove attività nelle regioni del Mezzogiorno nasce inoltre Resto al Sud 2.0 destinato ad imprese, lavoratori autonomi e professionisti under 35 per l’avvio di attività in forma individuale e collettiva. In questo caso gli incentivi sono garantiti da voucher dal valore di 40.000 euro, che salgono a 50.000 euro nel caso di beni digitali o destinati al risparmio energetico. Anche per gli aspiranti imprenditori e professionisti del Sud sono previsti contributi a fondo perduto, fino al 75 per cento.
Tris di bonus contributivi in arrivo: dal 1° settembre e fino al 31 dicembre 2025 saranno attivi i nuovi incentivi per l’assunzione stabile a tempo indeterminato di giovani under 35, donne e per i nuovi ingressi al Sud, che consistono nell’esonero integrale dal versamento dei contributi dovuti, per un massimo di 24 mesi e per un valore fino a 650 euro mensili.
In parallelo al varo della legge di conversione del DL Coesione approda in Gazzetta Ufficiale anche la maxi deduzione per le nuove assunzioni effettuate nel 2024. I titolari di reddito d’impresa e gli esercenti arti e professioni per il periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023 potranno beneficiare di una superdeduzione IRPEF e IRES del costo del personale di nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato pari al 120 per cento, che arriva al 130 per cento per i rapporti di lavoro attivati con persone in condizioni di svantaggio.
Si tratta di una delle misure previste nell’ambito della riforma fiscale, che tuttavia stando ai dati ISTAT avrà un impatto di scarso rilievo, con benefici limitati al 5,6 per cento delle imprese.
Dubbi sulla proroga del bonus Sud
Sempre sul fronte dei nuovi incentivi per le assunzioni, restano ancora diversi i dubbi da sciogliere sul fronte della decontribuzione Sud.
Lo scorso 25 giugno è arrivato il via libera da parte della Commissione europea per la prosecuzione dell’agevolazione fino alla fine dell’anno.Nel comunicato ufficiale della Commissione si legge che l’Italia ha notificato le seguenti modifiche al regime esistente:
- un aumento di bilancio di 2,9 miliardi di euro, che porta il bilancio complessivo da 11,4 miliardi a 14,3 miliardi di euro;
- una proroga del periodo in cui si applica la riduzione dei contributi previdenziali fino al 31 dicembre 2024.
Successivamente, però, all’interno del documento si legge che in particolare gli aiuti saranno:
- basati su un bilancio di previsione;
- concessi fino al 30 giugno 2024.
Al paragrafo 3.3 del documento, relativo alla compatibilità delle modifiche con la normativa comunitaria, infatti, si legge:
“La proroga fino al 31 dicembre 2024 del periodo contributivo al quale si applica la riduzione dei contributi di sicurezza sociale (considerando 4, lettera a)) non altera il fatto che gli aiuti nell’ambito del regime di aiuti esistente saranno concessi entro il 30 giugno 2024, come indicato al considerando 4 della decisione nel caso SA.110596. Le modifiche notificate sono quindi conformi al punto 61, lettera c), del Quadro temporaneo di crisi e transizione.”
Da qui dunque sorge il dubbio sull’applicazione dell’esonero contributivo: tra chi interpreta la proroga come applicabile ai soli contratti già in essere al 30 giugno e chi invece come una proroga piena, quindi anche per i nuovi contratti dal 1° luglio.
Da parte delle istituzioni, nazionali o europee, non è arrivata alcuna delucidazione in questo senso e si attendono quindi dei chiarimenti. La palla passa ora nelle mani dell’INPS, chiamata ad un importante lavoro per rendere operative le agevolazioni che è tenuta a gestire.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Stop alla riforma fiscale, dall’IRPEF all’IVA: per ulteriori interventi servono nuove risorse