Flat tax? È il taglio del cuneo fiscale il primo intervento da mettere in atto per le lettrici e i lettori di Informazione Fiscale che hanno partecipato al sondaggio sulle priorità fiscali del nuovo Governo. In secondo piano riforma IRPEF, aliquote IVA e misure emergenziali.
Si va verso un nuovo Governo che si fonda sulla vittoria del centro destra alle elezioni politiche del 25 settembre. Sul fronte del Fisco l’introduzione di una flat tax, una tassazione piatta, ha rappresentato un leit motiv nella campagna elettorale della coalizione vincente.
Ma intervenire sull’IRPEF è davvero la risposta più urgente da dare? Per i lettori e le lettrici di Informazione Fiscale che hanno partecipato al sondaggio sulle priorità del prossimo Esecutivo l’intervento più tempestivo deve consistere in un taglio del cuneo fiscale.
La riduzione del costo del lavoro è uno dei pochissimi punti che nei mesi di dibattiti e confronti che hanno preceduto le elezioni ha messo d’accordo tutti gli schieramenti e, non a caso, mette d’accordo anche la maggioranza dei partecipanti all’indagine condotta dalla redazione.
Anche nelle intenzioni del centro destra in generale, e di Fratelli d’Italia in particolare, c’è un intervento su questo. Ma non è ancora chiaro quale forma potrà assumere.
Il taglio del cuneo fisclae viene prima della flat tax per i lettori e le lettrici di Informazione Fiscale
Con il termine cuneo fiscale si indica l’insieme di imposte e contributi sul lavoro: sia le somme trattenute al lavoratore stesso che gli oneri a carico delle imprese.
Secondo i dati forniti dal report OCSE Taxing Wages 2022, il cuneo fiscale in Italia rilevato sul 2021 è risultato pari al 46,5 per cento, di gran lunga superiore alla media del 34,6 per cento.
Uno studio sul tema pubblicato dall’Osservatorio Conti Pubblici aiuta a dare un peso concreto a queste percentuali:
- per un lavoratore dipendente senza figli, con stipendio medio di 34.032 euro annui, il costo del lavoro è pari a 44.779 euro;
- il cuneo fiscale, applicando il 46,5 per cento, è di 20.831 euro;
- il netto in busta paga è pari a 23.984 euro.
Non stupisce, quindi, che il 43 per cento di lettrici e lettori che hanno partecipato al sondaggio di Informazione Fiscale indichi la necessità di un intervento su questo fronte come una priorità per il nuovo Governo che si formerà nelle prossime settimane.
Politica e lettori sull’importanza di questo punto sono d’accordo, ma le modalità per alleggerire il carico sono infinite. E ad occuparsi della questione, se rientrerà nell’agenda di Governo, sarà la coalizione di centro destra che vede come protagonista Fratelli d’Italia.
Sia nel programma della coalizione che in quello del partito il taglio del cuneo fiscale rientra tra gli interventi a sostegno del lavoro. Ma non ci sono elementi per immaginare in che modo prenderà forma la riduzione.
Il “Taglio del cuneo fiscale in favore di imprese e lavoratori” è uno dei punti dell’accordo quadro presentato in campagna elettorale. Mentre la proposta di “Ridurre le tasse sul lavoro attraverso il taglio strutturale del cuneo fiscale e contributivo, a vantaggio di lavoratori e imprese” apre il capitolo sul sostegno alla “dignità del lavoro” nel programma di Fratelli d’Italia. L’estrema sintesi rende impossibile qualsiasi previsione.
A corollario il partito di Giorgia Meloni sul trinomio lavoro-tasse-contributi indica una serie di misure:
- razionalizzazione di agevolazioni di incentivo alle assunzioni;
- maggiore utilizzo dei fondi europei per il sostegno all’occupazione dei soggetti deboli, a partire dal rafforzamento e dall’estensione a tutte le aree svantaggiate di “Decontribuzione Sud”;
- meccanismo fiscale premiale per le aziende ad alta intensità di lavoro, secondo il principio “più assumi meno tasse paghi”;
- super deduzione del costo del lavoro per le imprese che incrementano l’occupazione rispetto agli anni precedenti.
Taglio del cuneo fiscale: il passaggio di testimone tra vecchio e nuovo Governo
Nella direzione di agire sul cuneo fiscale si stava muovendo già il Governo uscente. Il premier Mario Draghi a pochi giorni dalla crisi che ha portato alle elezioni del 25 settembre lo indicava come uno dei temi chiave del momento.
Dalle parole ai fatti, nel Decreto Aiuti bis approvato a inizio agosto è arrivato un primo temporaneo intervento: per il secondo semestre dell’anno l’esonero di 0,8 punti percentuali sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore prevista dalla Legge di Bilancio per tutto il 2022 è stato aumentato al 2 per cento.
Le intenzioni del Governo uscente era quelle di proporre interventi più strutturati nella prossima Legge di Bilancio, ma la crisi ha cambiato le carte in tavole e di questa di altre questioni dovrà occuparsi la squadra che si comporrà nelle prossime settimane.
La Manovra è senza dubbio la prima occasione per dare forma a un taglio del cuneo fiscale, ma non solo, eventualmente anche alla flat tax e a tutte le altre promesse elettorali. In questo caso, però, tra le parole e i fatti ci sono diversi ostacoli.
In particolare i più grandi sono due:
- i programmi, non solo quelli dei partiti che escono vincitori dalle elezioni, sono molto teorici e poco dettagliati: tutto è ancora da costruire;
- i tempi per la definizione della Legge di Bilancio saranno strettissimi e il nuovo Governo, che non si insedierà prima della fine del mese, dovrà lavorare a ritmi record.
Dagli interventi sull’IRPEF alle misure emergenziali, la Manovra è il primo appuntamento importante per mettere in atto interventi importanti, non solo sul fronte del Fisco. Ma bisogna considerare che il passaggio di testimone tra un Governo e l’altro a un passo dalle scadenze dei lavori per la definizione della Legge di Bilancio 2023 con molta probabilità porterà a una Manovra a scartamento ridotto.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Il taglio del cuneo fiscale dovrebbe essere la priorità del nuovo Governo per il 43 per cento di lettrici e lettori