Cos'è il cuneo fiscale e qual è il peso di tasse e contributi sugli stipendi? L'Italia si colloca tra i Paesi OCSE con il livello più alto, pari al 46,5 per cento nel 2021. Dalla Legge di Bilancio 2022 un primo taglio, ma non basta. Si attende la prossima Manovra per un intervento più corposo a sostegno di lavoratori e imprese.
Cuneo fiscale: cos’è e quanto incide sugli stipendi?
Il peso di tasse e contributi in Italia continua ad essere tra i più alti tra i Paesi OCSE, e secondo il report Taxing Wages pubblicato nel mese di maggio nel 2021 è pari al 46,5 per cento, contro una media del 41,4 per cento in Europa.
Il tema è da sempre al centro dell’attenzione di imprese, lavoratori e politica, ma negli anni sono stati pochi gli interventi che hanno realmente portato ad una riduzione del cuneo fiscale.
Dopo le misure in materia di IRPEF previste dalla Legge di Bilancio 2022, nuovi interventi sono attesi con la prossima Manovra.
Ma a cosa ci si riferisce quando si parla di cuneo fiscale, e come questo impatta sulle buste paga e sul costo del lavoro?
L’analisi pubblicata il 1° luglio dall’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica riepiloga dati e informazioni utili.
Cuneo fiscale, cos’è e quanto pesano tasse e contributi sullo stipendio
Sono imposte e contributi gli elementi che compongono il cuneo fiscale, termine che identifica quindi il costo del lavoro sia sul fronte delle somme trattenute al lavoratore stesso che per quel che riguarda gli oneri a carico delle imprese.
I valori del cuneo fiscale consentono quindi di determinare la differenza tra stipendio lordo e netto percepito dal lavoratore, considerando il totale delle somme a carico di azienda a dipendente.
Come evidenziato nell’analisi dell’Osservatorio CPI pubblicata il 1° luglio 2022, il calcolo del cuneo fiscale si basa quindi su tre fattori:
- imposte sul reddito a carico del lavoratore (IRPEF e addizionali);
- contributi previdenziali a carico del lavoratore, indicati all’interno della busta paga;
- contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, versati “a monte” e non indicati nella busta paga.
Secondo i dati riportati nel rapporto Taxing Wages 2021 dell’OCSE, la somma dei valori di cui sopra determina un cuneo fiscale pari al 46,5 per cento, contro una media del 41,7 per cento in Europa. L’Italia si colloca al quinto posto tra i Paesi OCSE per livello di cuneo fiscale, preceduta da Francia, Austria, Germania e Belgio.
Come il cuneo fiscale impatta sugli stipendi e aumenta il costo del lavoro
Come impatta il cuneo fiscale sul mondo del lavoro?
Tasse e contributi vanno ad abbattere l’importo dello stipendio netto riconosciuto, ma non solo. I costi a carico delle aziende si trasformano in disincentivo a nuove assunzioni, e sono uno degli aspetti che influenzano in negativo anche l’importo delle retribuzioni.
L’esempio riportato nell’analisi pubblicata dall’Osservatorio CPI aiuta a capire come il cuneo fiscale incide nella vita pratica di imprese e famiglie.
Il costo del lavoro per un lavoratore dipendente senza figli, con stipendio medio di 34.032 euro annui, è pari a 44.779 euro. Il cuneo fiscale, applicando la percentuale del 46,5 per cento, è di 20.831 euro, e il netto in busta paga è quindi pari a 23.984 euro.
Del totale del cuneo fiscale, il 24 per cento del costo del lavoro è rappresentato dai contributi a carico del datore di lavoro (10.747 euro), mentre il restante 22,5 per cento è a carico del lavoratore, tenuto a versare l’IRPEF (15,3 per cento del costo del lavoro) e i contributi (7,2 per cento).
Il valore del cuneo fiscale è in ogni caso da calcolare in base alla specifica situazione del lavoratore, dalla composizione del proprio nucleo familiare fino all’importo dello stipendio percepito.
I dati forniti dall’OCSE evidenziano tuttavia che la percentuale di tasse e contributi dovuta da aziende e lavoratori italiani è sempre superiore alla media dei Paesi presi in esame.
E non è certo una sorpresa, considerando che del peso di imposte e altri costi sui redditi da lavoro si parla costantemente, sia in relazione alle misure a sostegno dei salari che degli interventi necessari per incentivare nuove assunzioni.
Cuneo fiscale, primi passi per la riduzione in Legge di Bilancio 2022
La riduzione del cuneo fiscale resta quindi una priorità, e un primo passo in tal senso è stato compiuto con la Legge di Bilancio 2022.
La Manovra ha riformato l’IRPEF su più fronti, dalle aliquote fino alle detrazioni, e stando ai dati dell’Osservatorio CPI gli interventi posti in essere, uniti all’avvio dell’assegno unico, porterebbero ad una riduzione del cuneo fiscale secondo i seguenti parametri:
- passerebbe dal 41,2 per cento al 38,6 per i lavoratori con il 67 per cento del reddito medio;
- dal 37,9 al 35,4 per le famiglie con due figli e un solo reddito uguale al reddito medio;
- dal 40,9 al 39,2 per cento per le famiglie con due figli e con due redditi, di cui uno uguale e l’altro al 67 per cento del reddito medio.
Meno rilevante invece la riduzione per i lavoratori con redditi medio alti.
La Manovra 2022 sembra quindi andare nella giusta direzione, ma le novità in materia di IRPEF già previste non bastano. Per la riduzione del cuneo fiscale si attendono quindi ulteriori interventi, sia a sostegno del salari che del lavoro.
Come evidenziato dal Premier Draghi nella conferenza stampa del 12 luglio 2022, la riduzione del cuneo fiscale sarà uno dei temi centrali della prossima Legge di Bilancio, che punta quindi a rendere più corposo l’intervento a sostegno di lavoratori e imprese.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Cuneo fiscale, cos’è e quanto pesano tasse e contributi sullo stipendio