Nuova rottamazione o taglio IRPEF? Le priorità fiscali non dividono solo il Governo

Rosy D’Elia - Fisco

Sulla priorità fiscale del 2025 lettori e lettrici si dividono: tramite le pagine del giornale chiedono una nuova rottamazione, su Linkedn il taglio IRPEF. Governo e Parlamento al lavoro su entrambi i fronti

Nuova rottamazione o taglio IRPEF? Le priorità fiscali non dividono solo il Governo

La scelta della priorità assoluta per il 2025 tra l’ipotesi di una nuova rottamazione e la definizione di un nuovo taglio IRPEF per il ceto medio non divide sollo il Governo, ma anche la platea di lettrici e lettori di Informazione Fiscale che hanno partecipato al sondaggio sul tema.

Se la definizione agevolata delle cartelle è in cima ai desideri di chi ha partecipato tramite le pagine del giornale, il taglio IRPEF incassa una maggioranza ancora più schiacciante tramite Linkedin.

Nel frattempo su entrambi i fronti il cantiere è aperto e le valutazioni sono in corso.

Priorità fiscali per il 2025? Rottamazione e taglio IRPEF dividono lettrici e lettori

La riapertura della rottamazione quater non basta per il 58 per cento di lettrici e lettori che in questo 2025 vorrebbe una nuova definizione agevolata delle cartelle. Ma non è una priorità per chi risponde al sondaggio sui prossimi passi fiscali da compiere tramite Linkedin: è necessaria solo il 23 per cento dei partecipanti.

Nel frattempo il progetto è stato messo già in cantiere dalla Lega che ha presentato un Disegno di Legge per costruire una nuova strada per fare pace con il Fisco e pagare i debiti delle cartelle fino al 2023 senza sanzioni e interessi.

Rispetto al passato, ci sarebbero alcuni elementi di novità per rendere ancora più agevole il percorso, tra le altre:

  • una rateizzazione in 10 anni, in 120 rate;
  • l’eliminazione delle maxi rate iniziali, pari al 10 per cento ciascuna nella rottamazione quater.

D’altronde l’ultima definizione agevolata messa in campo con la Legge di Bilancio 2023 non ha avuto vita semplice: sono stati due anni di continue proroghe e riaperture. E nonostante ciò, gli incassi registrati dall’AdER sono in netto calo: dai 6,8 miliardi di euro del 2023 il loro valore è passato a 5,4 miliardi di euro nel 2024.

Le buone intenzioni iniziali di sanare i debiti con il Fisco si scontrano con le difficoltà di tenere il passo con gli importi delle rate e con il calendario di scadenze. Ed è qui che si inserirebbe un’altra novità: nell’assetto di regole proposto con il nuovo Disegno di Legge per una rottamazione quinquies la decadenza non scatta dopo un solo mancato o parziale pagamento, ma dopo 8 rate non versate.

Aumentare l’appeal della definizione agevolata delle cartelle, in ultima analisi, è l’obiettivo. Ma dalla teoria alla pratica ci sono una serie di aspetti da considerare: primo fra tutti è sicuramente l’analisi in corso sul magazzino dei crediti affidati all’Agenzia delle Entrate Riscossione pari a 1.275 miliardi di euro finalizzata a fotografare la situazione attuale per disegnare possibili soluzioni da adottare per ridurlo.

E mentre il Ministro dell’Economia e delle Finanze sembra aver dato parere positivo alla possibilità di una nuova rottamazione, a marzo partirà il ciclo di audizioni in commissione Finanze del Senato sul DDL e sul magazzino dell’Agenzia delle Entrate.

Su una nuova definizione agevolata non ci sono certezze, ma le intenzioni non mancano. In ogni caso è difficile ipotizzare dei contorni chiari: i lavori dei prossimi mesi potrebbero servire proprio a trovare una formula che abbia le carte in regola per essere concretizzata con un buon rapporto tra costi, che non sono ancora stati stimati, e benefici capace di mettere d’accordo tutti, almeno nella maggioranza.

Il taglio IRPEF in cantiere prima della nuova rottamazione: su entrambi serve attendere

Ed è proprio l’impossibilità di trovare un buon equilibrio tra costi, troppo alti, e benefici che ha bloccato il taglio IRPEF per il ceto medio alla fine dello scorso anno e che la maggioranza di lettori e lettrici si aspetta per i primi mesi del 2025, proprio come promesso dal responsabile economico di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Finanze della Camera Marco Osnato in una intervista rilasciata ad Affari Italiani a inizio febbraio.

Per il 77 per cento di lettori e lettrici che hanno partecipato al sondaggio tramite Linkedin e per il 42 per cento di coloro che hanno risposto sulle pagine del giornale la revisione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche resta una questione da affrontare subito.

D’altronde è al centro della discussione, ma soprattutto delle promesse del Governo, ben prima della rottamazione quinquies: un anno fa di questi tempi si parlava di una IRPEF a due aliquote per il 2025, via via la posta delle possibili novità si è ridotta sempre di più fino ad arrivare a una conferma dell’assetto di regole dello scorso anno.

Le speranze erano state riposte tutte nel successo del concordato che non ha poi avuto i risultati sperati.

Le ipotesi di intervento erano e restano tre:

  • una riduzione della seconda aliquota dal 35 al 33 per cento;
  • una estensione del secondo scaglione a 65.000 euro;
  • un mix di entrambi gli interventi.

Come stimato dai Commercialisti, per ciascuna delle prime due azioni servono circa 2,5 miliardi. Accantonata l’ipotesi di utilizzare le eventuali entrate del concordato, il viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo ha parlato della possibilità di attingere al bacino che arriva dal recupero dell’evasione, 32,7 miliardi di euro nel corso del 2024, e di valutare gli effetti che deriveranno dall’incremento occupazionale atteso in relazione all’IRES premiale.

Ma mentre Marco Osnato prometteva un taglio IRPEF per Pasqua, Leo ammetteva la difficoltà di stimare i tempi per l’approvazione di ulteriori novità sul calcolo dell’imposta.

Per ora l’unica certezza, sia su una nuova rottamazione che su un nuovo taglio IRPEF, è l’attesa.

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