La riforma fiscale è una delle priorità del 2023: parola di Meloni

Rosy D’Elia - Fisco

Una riforma fiscale per ridefinire il rapporto tra Stato e contribuenti è tra le priorità del 2023 per il Governo: a dichiararlo è la premier Giorgia Meloni in un'intervista al quotidiano Il Sole 24 Ore. Dopo circa 100 giorni di lavoro, si confermano le intenzioni delle dichiarazioni programmatiche

La riforma fiscale è una delle priorità del 2023: parola di Meloni

Il 2023 sarà un anno di grandi revisioni: il vento delle novità soffierà su un panorama ampio, dalla Giustizia al Fisco. E infatti nella lista di priorità stilata dal Governo c’è anche la riforma fiscale.

A dichiararlo è la premier Giorgia Meloni che, in un’intervista pubblicata sul quotidiano il Sole 24 Ore del 9 febbraio, ha fatto un bilancio dei primi mesi di lavoro e ha anticipato la direzione dei prossimi passi.

D’altronde rivedere il sistema fiscale è una mossa necessaria, ce lo chiede (anche) l’Europa, per usare una frase tanto cara alla politica.

L’obiettivo dell’Esecutivo è quello di costruire un nuovo rapporto tra Stato e contribuenti, così come la Presidente del Consiglio dei Ministri aveva già annunciato durante le dichiarazioni programmatiche del 25 ottobre scorso.

La riforma fiscale? Una priorità del 2023 per il Governo: parola di Meloni

Sembra, quindi, non esserci alcun dubbio: il 2023 sarà l’anno della riforma fiscale. La stessa che, dopo una lunga gestazione, non ha mai preso vita proprio a causa della crisi politica che ha portato poi al nuovo Governo.

La premier aveva ripreso il discorso già nelle dichiarazioni programmatiche del 25 ottobre annunciando la volontà di mettere in atto una “rivoluzione copernicana” per dare vita a un nuovo patto fiscale basato su tre pilastri:

  • ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità”;
  • stabilire “una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese, in particolare PMI, in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco”;
  • portare avanti “una serrata lotta all’evasione.

“Stiamo lavorando alla legge delega, che toccherà tutti i settori della fiscalità”, ha dichiarato la Presidente del Consiglio nell’intervista pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 Ore del 9 febbraio.

I contenuti? Centrale sarà proprio il contrasto all’evasione. Saranno potenziati gli strumenti in grado di favorire l’adempimento spontaneo con l’istituzione di un concordato preventivo biennale per le piccole e medie imprese e incentivando la cooperative compliance per le grandi imprese e le multinazionali, ma anche per i professionisti.

“Nella legge delega metteremo ovviamente al centro anche i dipendenti e i pensionati, con misure ad hoc”, conclude Meloni.

Sembra esserci spazio per tutto e per tutti, ma certamente le intenzioni dovranno poi fare i conti con i lavori Parlamentari e con gli equilibri politici, così come è stato per il tentativo precedente.

La riforma fiscale? Una priorità del 2023 per il Governo: parola di Meloni

Secondo quanto annunciato dal viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo, la legge delega sulla riforma fiscale arriverà a marzo.

Un primo assaggio è arrivato già con la Legge di Bilancio 2023. D’altronde una “rivoluzione copernicana” non si fa in un giorno, e neanche in 100.

“Sul tema della riforma fiscale vogliamo andare avanti secondo direttrici che, secondo me, sono abbastanza visibili già nella Manovra finanziaria.”

Aveva anticipato la premier Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di fine anno che si è tenuta il 30 dicembre scorso.

La tregua fiscale e il taglio del cuneo fiscale fino al 3 per cento per le retribuzioni fino a 25.000 euro sono i due esempi più lampanti.

Ed è proprio durante i lavori di definizione della Legge di Bilancio che dalla Commissione Europea è arrivato un promemoria sulla necessità di riprendere il percorso intrapreso dal Governo precedente:

“La Commissione ritiene inoltre che l’Italia non abbia ancora compiuto progressi per quanto riguarda la parte strutturale delle raccomandazioni di bilancio contenute nelle raccomandazioni del Consiglio del luglio 2022, che invitavano l’Italia ad adottare e attuare adeguatamente la legge delega sulla riforma fiscale per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema fiscale”.

Queste le parole del comunicato stampa del 14 dicembre 2022 che ha accompagnato il parere sul DDL Bilancio.

La stessa occasione per Bruxelles è stata utile anche per chiarire l’importanza di alcuni ingredienti per la ricetta da adottare contro l’evasione che la stessa Meloni ha indicato come pilastro del nuovo Fisco fin dai primi passi.

“Il 9 luglio 2019 il Consiglio ha segnatamente raccomandato all’Italia di contrastare l’evasione fiscale, in particolare nella forma dell’omessa fatturazione, tra l’altro potenziando i pagamenti elettronici obbligatori, anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti”.

A fornire lo spunto per la precisazione è l’innalzamento del tetto del contante da 1.000 a 5.000 euro dal 1° gennaio 2023 che rientra tra le novità della Manovra definite non coerenti con le raccomandazioni degli anni scorsi.

Se su altri fronti la Legge di Bilancio è stata corretta, su questo punto l’Esecutivo non ha fatto passi indietro.

E anche sul futuro, stando alle parole dichiarate al quotidiano Il Sole 24 Ore, la Presidente del Consiglio non sembra avere dubbi sull’efficacia della strategia a cui il Governo sta lavorando:

“I precedenti governi hanno portato avanti la lotta all’evasione fiscale con sistemi poco efficaci e incentrati sulla riscossione, ma senza ottenere risultati significativi. In questi anni il tax gap è sempre rimasto invariato, attestandosi a 80/100 miliardi di euro di evasione. Questo Governo sta lavorando per rivoluzionare il rapporto tra fisco e contribuente e fare in modo che l’evasione si combatta prima ancor che si realizzi, facendo parlare in modo preventivo l’Amministrazione finanziaria con i cittadini”.

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