Dalla flat tax al taglio IRPEF, occhi puntati sul concordato preventivo biennale

Anna Maria D’Andrea - Dichiarazione dei redditi

Concordato preventivo biennale, utilizzo delle maggiori entrate per la riduzione delle aliquote IRPEF. Lo prevede il Decreto fiscale 2025, ma in ballo anche l'ipotesi di estensione della flat tax per le partite IVA minori. Decisivo l'impatto delle adesioni entro il 31 ottobre

Dalla flat tax al taglio IRPEF, occhi puntati sul concordato preventivo biennale

I dati sulle adesioni al concordato preventivo biennale arriveranno solo dopo la scadenza del 31 ottobre, ma già è chiaro come dovranno essere utilizzate le risorse derivanti dal patto con il Fisco.

Il taglio dell’IRPEF è l’obiettivo prioritario, con il fine di intervenire sullo scaglione al quale si applica l’aliquota del 35 per cento. A mettere nero su bianco la destinazione delle maggiori entrate derivanti dal concordato preventivo per il biennio 2024-2024 è il DL Fiscale n. 155/2024 approdato in Gazzetta Ufficiale il 19 ottobre.

In campo però anche la possibilità di una nuova spinta alla flat tax per le partite IVA, con l’ipotesi di estensione della “tassa piatta” del 15 per cento prevista per chi adotta il regime forfettario fino alla soglia di 100.000 euro.

Obiettivi ambiziosi che fanno i conti con le criticità legate alle adesioni al concordato preventivo biennale che, stando agli ultimi sondaggi, stentano a decollare nonostante l’avvio della sanatoria quinquennale.

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Dalla flat tax al taglio IRPEF, occhi puntati sul concordato preventivo biennale

Il concordato preventivo biennale è una scommessa sul futuro non solo per chi vi aderirà, ma anche per lo Stato. Dal patto con il Fisco introdotto dal DL n. 13/2024 il Governo punta ad incassare nuove risorse da destinare in via prioritaria per la “riduzione delle aliquote di cui all’articolo 11,comma 1, del D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917”.

Un utilizzo vincolato che viene messo nero su bianco dall’articolo 7 del decreto legge n. 155/2024, il provvedimento in materia fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2025. Stessa finalità anche per le eventuali ulteriori risorse che deriveranno dalla sanatoria abbinata al concordato preventivo biennale, quello che in gergo tecnico è stato definito come ravvedimento speciale per le annualità dal 2018-2022.

Non è una novità assoluta, considerando che già a più riprese il successo del concordato preventivo biennale è stato associato all’ipotesi di una nuova sforbiciata alle aliquote IRPEF, a vantaggio questa volta del ceto medio.

Lo ha ribadito tra l’altro anche il Viceministro Maurizio Leo, padre della riforma fiscale e del patto con il Fisco, evidenziando nel corso della conferenza stampa dello scorso 16 ottobre che i dati relativi al gettito derivante dal concordato saranno fondamentali per capire se, anche nel corso dell’iter parlamentare di definizione della Legge di Bilancio 2025, ci sarà spazio per un nuovo taglio dell’IRPEF per il ceto medio, intervenendo sullo scaglione al quale si applica l’aliquota del 35 per cento.

In campo però anche l’ipotesi di dare un nuovo sprint al progetto di estensione della flat tax che ha accompagnato la nascita del Governo Meloni: si punta a portare il regime forfettario fino a 100.000 euro, novità che secondo il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è “una delle cose che si potrebbero fare se il concordato va particolarmente bene”.

Il peso del concordato preventivo biennale sulle novità fiscali 2025

È alla luce di ciò che la lettura dei dati relativi alle adesioni al concordato preventivo biennale assume una rilevanza centrale e decisiva.

Superata la scadenza del 31 ottobre sarà possibile per l’Erario calcolare in anticipo il gettito derivante dalle imposte dovute da chi avrà scelto di firmare la proposta elaborata dall’Agenzia delle Entrate per il biennio 2024-2025, così come le ulteriori risorse legate al ravvedimento speciale.

Pur trattandosi ovviamente di “risorse teoriche”, che confluiranno nelle casse pubbliche solo ai termini di scadenza dei pagamenti dovuti per il biennio, la quantificazione di quello che già viene definito come “tesoretto” del concordato potrà portare anche ad una modifica in corsa della Legge di Bilancio 2025, che attualmente sia sul fronte dell’IRPEF che del regime forfettario lascia le regole invariate rispetto a quanto già in vigore.

Ma, ed è bene sottolinearlo, il successo del concordato preventivo biennale è tutto fuorché certo. Al contrario, secondo un sondaggio del Sole24Ore ad oggi solo il 10 per cento delle partite IVA destinatarie ha aderito alla misura, complici anche le difficoltà operative da tempo segnalate da professionisti e addetti ai lavori.

Esclusa al momento l’ipotesi di una proroga, nonostante le richieste avanzate da più fronti al MEF, il destino del concordato preventivo biennale resta in bilico e con esso anche l’atteso nuovo taglio dell’IRPEF e l’estensione del regime forfettario.

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