Concordato preventivo biennale, gettito sotto le attese: si ferma a 1,3 miliardi il totale delle entrate derivanti dalle adesioni formulate entro il 31 ottobre. Risorse che da sole non consentirebbero di ridurre l'aliquota IRPEF del 35 per cento. Ancora novità in cantiere
Concordato preventivo biennale per 500.000 partite IVA che, entro il 31 ottobre, hanno detto sì alla proposta elaborata dall’Agenzia delle Entrate.
Il gettito che ne deriverà sarà pari a circa 1,3 miliardi per il biennio 2024-2025, un dato reso noto dal Viceministro Maurizio Leo tramite le pagine del Sole24Ore di oggi.
Le elaborazioni sono in corso ma, ancor prima di chiudere la prima fase del patto con il Fisco, entra in campo la possibile nuova finestra per le adesioni: una riapertura del concordato che potrebbe essere formulata con un prossimo decreto legge e che fisserebbe al 10 dicembre la scadenza da rispettare.
L’obiettivo? Provare a intercettare nuove partite IVA interessate alla misura e aumentare il gettito destinato al taglio dell’IRPEF. Servono almeno 2 miliardi di euro per il taglio dell’aliquota del 35 per cento, incassi che ad oggi il patto fiscale non garantisce del tutto.
Concordato a quota 1,3 miliardi. Servono nuove risorse per il taglio IRPEF
L’ipotesi di una riapertura dei termini del concordato preventivo biennale è emersa già nelle primissime ore successive alla scadenza del 31 ottobre e ora prende ancora più forza, anche alla luce di dati che non possono definirsi entusiasmanti.
Come già emerso, l’asticella delle adesioni si fermerà al 15 per cento dei potenziali beneficiari: 500.000 partite IVA a fronte di una platea potenziale di 4,7 milioni. A dare più forza all’ipotesi di una nuova fase del concordato è però soprattutto il dato relativo al gettito che ne deriverà, destinato ad assestarsi intorno al valore di 1,3 miliardi di euro.
Numeri che non giocano a favore delle intenzioni del MEF palesate in più occasioni dal Viceministro Leo e dallo stesso Ministro Giorgetti nella conferenza stampa di presentazione del DdL di Bilancio.
Gli incassi del concordato saranno destinati al taglio delle aliquote IRPEF - con l’obiettivo di intervenire su quella del 35 per cento applicata oltre i 28.000 euro di reddito - e solo in caso di risultati particolarmente positivi potranno essere impiegate anche per l’estensione del regime forfettario oltre la soglia degli 85.000 euro di ricavi e compensi.
Per il rialzo della soglia per l’applicazione della flat tax, al momento, non sembrano esserci spiragli. Ma anche un nuovo intervento sull’IRPEF diventa più complesso, quantomeno attingendo solo agli incassi del concordato.
Per portare al 33 per cento l’aliquota IRPEF intermedia servirebbero circa 2 miliardi di euro.
Riapertura del concordato fino al 10 dicembre? Nuovo decreto in arrivo
Sono i numeri sopra esposti a dare sempre più forza all’ipotesi di una proroga “tardiva” del concordato preventivo biennale. In campo, sempre stando a quanto anticipato dal Sole24Ore, la possibilità di una nuova finestra per le adesioni fino al 10 dicembre.
Dal punto di vista operativo, la novità potrebbe prendere forma in un decreto legge da porre all’esame del Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni, da trasformare poi in un emendamento al decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2025.
Favorevole alla riapertura anche il Viceministro Leo, che dalle pagine del quotidiano di Confindustria parla di misura auspicabile “a condizione che ci sia il via libera collegiale del Governo e della maggioranza e che porti ad un effettivo giovamento alla finanza pubblica.”
Una fase 2 del concordato finalizzata a “fare cassa” ma che tuttavia avrebbe un vincolo chiaro: a potervi aderire sarebbero in ogni caso solo i contribuenti che hanno presentato entro il 31 ottobre la dichiarazione dei redditi.
Il cantiere resta in ogni caso aperto, in attesa di conferme - o smentite - sulle ipotesi in circolazione.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Concordato a quota 1,3 miliardi. Servono nuove risorse per il taglio IRPEF