Partite IVA, concordato 2025 verso il via ma è caos: decreto correttivo in standby

Concordato preventivo biennale 2025-2026, rischio avvio nel caos. Si parte dal 30 aprile ma dai correttivi alle regole di calcolo, le novità restano ancora in standby

Partite IVA, concordato 2025 verso il via ma è caos: decreto correttivo in standby

Concordato preventivo biennale 2025-2026, partenza con novità ancora da definire.

Per le partite IVA ammesse al patto con il Fisco per il biennio 2025-2026, i calcoli di convenienza dovrebbero partire dal 30 aprile. Questa la data entro la quale l’Agenzia delle Entrate pubblicherà i software per valutare le proposte di concordato per i prossimi due anni.

Resta però l’incognita dei correttivi. Il 13 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di decreto legislativo con diverse novità, dalla scadenza allo stop per i forfettari, fino al limite degli 85.000 euro per l’applicazione della flat tax agevolata.

Il testo è stato assegnato alle Commissioni Finanze e Bilancio della Camera l’8 aprile 2025 per l’avvio della fase di discussione. La scadenza per l’esame del provvedimento è fissata all’8 maggio, passaggio al quale seguirà l’ok definitivo da parte del Governo.

Partite IVA, concordato 2025 verso il via ma è caos: decreto correttivo presentato (in ritardo) alle Camere

Una storia che rischia di ripetersi, nonostante il tempo a disposizione per ridefinire le regole di un gioco che non ha riscosso il successo atteso.

Il 30 aprile è atteso il rilascio del software dell’Agenzia delle Entrate per l’elaborazione della proposta di concordato preventivo biennale per il periodo 2025-2026. Una data clou, che segnerà l’avvio delle procedure di calcolo del patto con il Fisco per i prossimi due anni, sulla quale però incombono diverse questioni.

La prima è relativa ai correttivi contenuti nello schema di decreto legislativo approvato in Consiglio dei Ministri il 13 marzo, ormai quasi un mese fa. Dalla scadenza, fino alle partite IVA ammesse, le novità approvate dal Governo sono numerose e, tra queste:

  • il termine di adesione è stato rinviato dal 31 luglio al 30 settembre;
  • sono stati esclusi i forfettari dal concordato a partire dal 2025;
  • in caso di superamento della soglia di 85.000 euro di reddito incrementale, si applicherà un’imposta sostitutiva IRPEF del 43 per cento, pari al 24 per cento per i soggetti IRES.

L’ok del Governo è però solo il primo passaggio necessario per l’ufficializzazione delle modifiche previste.

Concordato preventivo biennale, discussione dei correttivi entro l’8 maggio: rischio falsa partenza

Come tutti i decreti attuativi della riforma fiscale, anche il correttivo sul concordato preventivo biennale, sugli adempimenti, sulle sanzioni e sulla giustizia tributaria dovrà essere sottoposto al vaglio delle Commissioni parlamentari competenti in materia.

Ed è qui che nasce il rischio di una falsa partenza: il testo dello schema di decreto legislativo approvato il 13 marzo è stato assegnato alle Commissioni Finanze e Bilancio della Camera in data 8 aprile e la discussione non è ancora partita.

Le procedure per l’approvazione definitiva dei decreti legislativi attuativi della riforma fiscale, e dei relativi correttivi, sono dettagliati all’articolo 1 della legge n. 111/2023.

Le Commissioni competenti di Camera e Senato hanno trenta giorni di tempo a disposizione per analizzarne i contenuti ed esprimere pareri (non vincolanti), termine che può essere prorogato di ulteriori venti giorni in caso di particolari complessità.

La “palla” torna poi nelle mani del Governo, che può scegliere se accogliere o meno i pareri espressi in sede di approvazione definitiva del decreto legislativo.

L’iter di confronto non è al momento ancora partito e, come già evidenziato, lo schema di decreto correttivo è stato presentato solo in data 8 aprile.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive in materia di adempimenti tributari, concordato preventivo biennale, contenzioso tributario e sanzioni tributarie
Scarica il testo presentato alla Camera l’8 aprile 2025

Atteso anche un nuovo decreto MEF con le regole di calcolo del reddito concordato

Al correttivo ancora da esaminare e approvare in via definitiva si aggiunge il decreto MEF del 31 marzo 2025 che, stando a quanto anticipato sulle pagine di ItaliaOggi, affianca alle modifiche agli ISA anche un nuova procedura di calcolo delle proposte di concordato preventivo biennale 2025-2026.

Il decreto aggiorna i parametri rilevanti ai fini dei calcoli del Fisco, dalle basi imponibili da considerare fino ai riferimenti minimi settoriali e alle proiezioni sul PIL.

Il testo però non è ancora approdato in Gazzetta Ufficiale. I tempi a disposizione non sono strettissimi, considerando che i software di calcolo saranno pubblicati entro la fine del mese, ma in ogni caso l’Agenzia delle Entrate sarà chiamata a svolgere un lavoro di adeguamento in fretta, per evitare ritardi.

Il Fisco amico, progetto ambizioso che inciampa

Dal correttivo in ritardo, al decreto MEF sul filo di lana, un punto fermo è che il progetto del concordato preventivo biennale resta un obiettivo ambizioso, sempre più controverso e complesso da realizzare.

La necessità di un’operazione fine tuning, annunciata già a inizio anno dal Viceministro dell’Economia Maurizio Leo, è la prova che una delle misure cardine della prima fase di riforma del Fisco è stata tutt’altro che un successo.

Non solo per il basso numero di adesioni, ma anche sul fronte procedurale.

Continui cambi di regole in corso d’opera complicano la fase di valutazione di pro e contro, quantomai necessaria se si chiede ai contribuenti di scommettere sul futuro della propria attività firmando un patto con il Fisco dal quale è quasi impossibile tirarsi indietro.

Il progetto del Fisco amico rischia di inciampare, ancora una volta.

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