Concordato preventivo biennale sotto la soglia dei 2 miliardi di gettito. Sono circa 600.000 le adesioni: solo il 13 per cento delle partite IVA ha accettato il patto con il Fisco. I dati diffusi dal Sole24Ore
Concordato preventivo biennale per il 13 per cento delle partite IVA interessate dalla misura.
Sono 600.000 i contribuenti che, anche sfruttando la scadenza del 12 dicembre, hanno detto sì alla proposta elaborata dall’Agenzia delle Entrate, a fronte di 4,7 milioni di potenziali beneficiari. Il totale degli incassi non supera la soglia psicologica dei 2 miliardi di euro necessari, come più volte evidenziato dal Governo, per il nuovo taglio dell’IRPEF.
A diffondere i dati sulle adesioni è il Sole24Ore. Per il Viceministro Maurizio Leo si tratta di un bilancio “incoraggiante”.
Concordato preventivo, incassi sotto i 2 miliardi. I dati sulle adesioni
Nelle casse dello Stato confluiranno nei prossimi due anni circa 1,6 miliardi di euro di imposte da parte di contribuenti che hanno aderito al concordato preventivo biennale per il 2024 e per il 2025.
Questo il dato anticipato dal Sole24Ore, ma non ancora reso noto in via ufficiale, che dopo la scadenza ultima del 12 dicembre per siglare l’accordo con l’Erario disegna un bilancio che si può dire finalmente definitivo dell’esito della misura cardine della prima fase di riforma fiscale.
È da subito utile evidenziare che la seconda chance concessa dopo la scadenza del 31 ottobre non ha scaldato i cuori dei titolari di partita IVA che avevano scelto di non aderirvi ed è stata indubbiamente poco efficace la campagna massiccia di comunicazione che ha visto coinvolti il MEF e l’Agenzia delle Entrate.
Sono stati solo 57.000 i contribuenti soggetti all’applicazione degli ISA che hanno scelto di percorrere la via del concordato preventivo per il biennio 2024-2025.
Numeri che quindi non hanno stravolto i dati già messi a disposizione dal Ministero dell’Economia nelle scorse settimane e che quindi impattano poco sulla valutazione complessiva di uno strumento controverso.
Il gettito del concordato più basso delle prime ipotesi del MEF, nonostante i benefici
Per quel che riguarda gli incassi, il dato che si va cristallizzando appare tutt’altro che positivo.
Solo 1,6 miliardi di euro, ancor meno di quanto ipotizzato in una primissima versione dello schema di decreto legislativo predisposto dal Governo, che ascriveva un totale di circa 1,8 miliardi di maggiori entrate erariali per i due anni di debutto del concordato.
Nel mentre però, il patto con il Fisco ha cambiato più volte forma, è stato abbinato alla sanatoria ultra-agevolata per il periodo 2018-2022 ed è stato esteso a tutte le partite IVA, anche le meno affidabili (inizialmente si accedeva con punteggio dall’8 in poi). Ritocchi volti ad incrementare l’appeal del concordato ma che, dati alla mano, sono serviti a poco.
Nonostante queste considerazioni, per il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, si tratta di un risultato incoraggiante che:
“dimostra che il cambio di rotta voluto da questo Governo impostato su un maggior dialogo con i contribuenti può funzionare e dare i suoi risultati. Basti pensare - aggiunge il viceministro - che in un anno l’agenzia delle Entrate effettua controlli solo sul 4,2% dei soggetti Isa. Con il concordato noi abbiamo accompagnato verso l’affidabilità fiscale circa 190mila partite Iva”
Queste le dichiarazioni riportate dal Sol24Ore. L’attenzione di Leo è sulle adesioni da parte delle partite IVA con punteggio ISA inferiore a 8, che nel prossimo biennio hanno quindi scelto di puntare gradualmente alla piena affidabilità fiscale.
Nessun accenno, al momento, sul possibile utilizzo delle risorse del concordato, destinate prioritariamente al taglio dell’IRPEF. Servirebbero 2 miliardi circa per tagliare l’aliquota intermedia del 35 per cento di due punti, somme che ad oggi il patto con l’Erario non può garantire.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Concordato preventivo, i dati sulle adesioni: incassi sotto i 2 miliardi