Concordato in scadenza il 12 dicembre, da MEF e AdE torna l’allarme sul rischio controlli fiscali

Anna Maria D’Andrea - Dichiarazione dei redditi

Concordato preventivo biennale, pressing del MEF ma anche dell'Agenzia delle Entrate per incentivare le adesioni. La scadenza è il 12 dicembre e si torna a puntare sullo spauracchio di controlli fiscali per dare lo sprint finale al patto con il Fisco

Concordato in scadenza il 12 dicembre, da MEF e AdE torna l'allarme sul rischio controlli fiscali

Il concordato preventivo biennale si avvia verso la chiusura definitiva: il 12 dicembre è il termine ultimo per l’adesione con dichiarazione integrativa, e dal MEF e dalla stessa Agenzia delle Entrate arrivano numerosi alert alle partite IVA.

Si punta sullo “spauracchio” dei controlli fiscali che, come noto, saranno intensificati per i contribuenti che non aderiranno al concordato preventivo biennale.

Il Ministero dell’Economia mette in evidenza i dati relativi ai controlli effettuati dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza nel corso del 2024. Elementi che seppur non collegati direttamente al concordato, vengono inseriti nella pagina informativa online dal 3 dicembre che ricorda la scadenza del 12 dicembre.

Al lavoro del MEF si affianca l’intensificarsi della “campagna promozionale” dell’Agenzia delle Entrate: prima l’invio di una PEC come promemoria della scadenza, e nelle ultime ore la trasmissione di informative su anomalie nei dati dichiarativi trasmessi con l’invito all’integrazione dei redditi dichiarati o all’adesione al concordato preventivo biennale.

Video di approfondimento di Informazione Fiscale con il parere dei professionisti sul concordato preventivo biennale per le partite IVA:

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Concordato in scadenza il 12 dicembre, il MEF insiste sul rischio controlli fiscali

L’obiettivo di fondo resta sempre lo stesso: puntare ad invogliare sempre più partite IVA ad aderire al concordato preventivo biennale, misura “bandiera” della prima fase della riforma fiscale messa in campo dal Governo Meloni e fortemente voluta dal Viceministro al MEF, Maurizio Leo.

Se i dati della prima fase non sono certo incoraggianti, con un gettito stimato pari a circa 1,3 miliardi di euro, con la “coda” del concordato in scadenza il 12 dicembre l’intento è di arrivare quantomeno ai 2 miliardi necessari per portare a casa il nuovo taglio IRPEF.

Come fare quindi per incentivare le adesioni? Se neppure la sanatoria è riuscita nell’intento di convincere le partite IVA, adesso si punta l’attenzione sul rischio controlli fiscali.

Il Ministero dell’Economia lo fa in maniera chiara, riepilogando i dati sugli accertamenti e sulle azioni di contrasto all’evasione posti in campo dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza nel corso del 2024.

Il tutto è racchiuso in una pagina informativa, online dal 3 dicembre, che senza alcun legame esplicito affianca all’alert della scadenza del 12 dicembre per l’adesione al concordato mediante dichiarazione integrativa i risultati relativi ai controlli fiscali effettuati nel corso dell’anno.

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Controlli fiscali, il bilancio delle attività di Entrate e Guardia di Finanza come “spauracchio” per le partite IVA

“Riaprono i termini per il concordato preventivo biennale. I contribuenti Isa che, pur avendo i requisiti, non avevano aderito al concordato, potranno dunque usufruire di un’ulteriore finestra che si chiude il 12 dicembre 2024 (decreto legge n. 167/2024).

Il concordato consente per due anni di pagare le tasse sulla base di una proposta formulata dall’Agenzia delle entrate, coerente con i dati contenuti nelle banche dati a disposizione dell’Amministrazione finanziaria e i redditi dichiarati dal contribuente.”

Questo è quanto si legge nelle prime righe della pagina pubblicata dal MEF, ma il fulcro del tentativo di stimolare le adesioni è nella parte seguente.

Si parla come detto di controlli fiscali, con un bilancio delle attività svolte dall’Agenzia delle Entrate. Sono 2,7 milioni i contribuenti ISA nel 2024 e per effetto dell’“elaborazione di specifici filoni di indagine che hanno consentito di selezionare i soggetti ritenuti a maggior rischio e che presentano delle significative anomalie”, quest’anno è stata accertata una maggiore imposta pari a 1,2 miliardi di euro.

Il Fisco fornisce informazioni dettagliate per alcune attività. Ad esempio, nel settore delle attività di riparazioni di autoveicoli sono state prese in considerazione le posizioni con anomalie/scostamenti fra l’importo dei rimborsi assicurativi ricevuti e l’importo delle operazioni attive indicate nelle dichiarazioni dei redditi e dell’IVA.

Focus poi sui rappresentanti di commercio che hanno omesso di dichiarare dati, estrapolati dall’Agenzia delle Entrate dalle certificazioni uniche, ma anche sull’“ampia platea di soggetti” che hanno dichiarato costi residuali non meglio definiti, al fine di abbattere il reddito e conseguentemente ridurre le imposte dovute.

All’attività dell’Agenzia delle Entrate si affianca poi quella della Guardia di Finanza, che nel 2023 ha intensificato la propria azione di contrasto all’evasione,

“con un approccio mirato e selettivo, nei confronti di coloro che presentavano significativi indici di rischio fiscale, espressione di una scarsa propensione alla compliance”.

Nel periodo da giugno a ottobre i controlli sono cresciuti del 33 per cento rispetto alla prima parte dell’anno, con attenzione particolare tra l’altro ai digital content creator, gli influencer, ma anche nei confronti dei contribuenti che hanno aderito a regimi agevolativi o verso i destinatari di lettere di compliance che non hanno risposto alle missive del Fisco.

Dall’Agenzia delle Entrate un’informativa sulle anomalie dichiarative: il concordato preventivo come via di regolarizzazione

Corre in parallelo alla campagna spauracchio del MEF anche la nuova tornata di informative che, nelle ultime ore, stanno arrivando nelle caselle di posta elettronica delle partite IVA.

Dopo le PEC di alert sulla scadenza, prende avvio la fase di incentivazione all’adesione al concordato con il sottofondo dei controlli sui redditi dichiarati per il periodo d’imposta 2023.

In questo caso, l’invito ad aderire per sfuggire ai controlli del Fisco è tutt’altro che velato e, ad esempio, in una delle missive in circolazione viene posto in evidenza il disallineamento tra il proprio reddito e quello dei dipendenti dello stesso settore, estrapolato dai dati ISA, con l’invito a “rendere il reddito coerente con il valore minimo di settore”:

  • integrando i redditi per il periodo d’imposta 2023;
  • aderendo al concordato preventivo biennale per i periodi d’imposta 2024-2025, beneficiando del ravvedimento speciale per gli anni dal 2018 al 2022.

Ancora una volta, l’attenzione è quindi sui controlli fiscali in atto, super tempestivi se si considera che la scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi 2024, relativa al periodo d’imposta 2023, era fissata per il 31 ottobre. Dopo poco più di un mese quindi l’Agenzia delle Entrate avrebbe già effettuato una prima cernita delle anomalie dichiarative, individuando le ipotesi di irregolarità.

Controlli sprint che rischiano però di non considerare al meglio la situazione del contribuente preso in esame, con il rischio concreto di errori e alert infondati.

Che sia una scelta, per rendere più appetibile l’impatto dell’adesione al concordato preventivo biennale? Qualcuno direbbe che a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina.

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