Si è svolta oggi l'audizione del CNDCEC sul Documento di finanza pubblica 2025. I commercialisti propongono di utilizzare la riduzione del tax gap per diminuire la pressione fiscale sul ceto medio

Ridurre la pressione fiscale, in particolare su ceto medio, imprese e professionisti, e destinare parte delle risorse del piano Transizione 5.0 a una misura per l’efficientamento energetico degli edifici.
Queste le principali proposte avanzate dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili in audizione presso le Commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato.
I commercialisti auspicano l’utilizzo della riduzione del tax gap per intervenire sulla pressione fiscale che invece risulta in aumento. La tassazione del secondo scaglione di reddito, al quale si applica l’aliquota del 35 per cento, appare infatti eccessiva.
DFP 2025, Commercialisti: “ridurre la pressione sul ceto medio”
Continuano i lavori parlamentari per l’approvazione del nuovo Documento di finanza pubblica 2025, il DFP.
Si tratta del vecchio DEF cioè il documento con tutti i numeri utili per pianificare le strategie economiche e finanziarie da realizzare nei prossimi 3 anni.
Oggi, 22 aprile, sono stati sentiti in audizione presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato i rappresentanti del CNDCEC, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.
I commercialisti, in particolare Salvatore Regalbuto, Consigliere Tesoriere nazionale dei commercialisti delegato alla fiscalità, affiancato dal Coordinatore dell’Area fiscale della Fondazione nazionale dei commercialisti, Pasquale Saggese, hanno messo in evidenza la necessità di un intervento che miri a diminuire la pressione fiscale sul ceto medio.
Il dato relativo alla costante riduzione del tax gap è sicuramente apprezzabile, spiega Regalbuto, evidenziando anche il dato della pressione fiscale che risulta in aumento.
“È dunque auspicabile che l’encomiabile e costante opera di riduzione del tax gap sia destinata in modo tangibile alla diminuzione della pressione fiscale, in particolare su ceto medio, imprese e professionisti.
La riduzione della pressione sul ceto medio è un obiettivo irrinunciabile che deve essere perseguito poiché, anche per le dinamiche inflattive degli ultimi anni e la conseguente perdita di potere d’acquisto.”
La tassazione del secondo scaglione di reddito, continua Regalbuto, cioè quello che va da 28.000 a 50.000 euro e al quale si applica l’aliquota del 35 per cento, appare eccessiva.
“Si tratta, infatti, di redditi lordi che corrispondono a netti non certamente elevati.”
In questo contesto, i commercialisti suggeriscono, anche attraverso un processo graduale ma costante, di ridurre l’aliquota e di ampliare il perimetro dello scaglione.
Il rappresentante dei commercialisti ha espresso apprezzamento per l’intervento previsto dalla Manovra 2025 che ha reso strutturale il primo modulo della riforma IRPEF introdotta nel 2024, ovvero l’accorpamento del primo e secondo scaglione con conseguente riduzione delle aliquote da 4 a 3 e un risparmio di 2 punti per i redditi da 15.000 a 28.000 euro
Legge di Bilancio, continua Regalbuto, che ha anche rimodulato il taglio del cuneo fiscale arrivando a coprire i redditi fino a 40.000 euro.
“Tuttavia, l’obiettivo è stato perseguito con un sistema di deduzioni e detrazioni decisamente complesso a discapito dello spirito che dovrebbe sovraintendere a qualsiasi intervento, ovvero quello di coniugare politiche fiscali che siano al contempo efficaci, ma anche semplici.”
Regalbuto ha dunque auspicato un intervento che sia caratterizzato da maggiore semplicità dal momento che:
“anche il tetto alle tax expenditure per i soggetti con reddito complessivo superiore a 75.000 euro, pur essendo dettato da condivisibili ragioni di razionalizzazione della spesa pubblica e di sostegno alle fasce meno abbienti, ha reso certamente più complesso e talvolta aleatorio il calcolo dell’imposta effettivamente dovuta e la possibilità per il contribuente di comprendere preventivamente e agevolmente se la spesa sia o meno detraibile.”
DFP 2025, Commercialisti: “utilizzare le risorse del piano Transizione 5.0 per l’efficientamento energetico degli edifici”
Tra le richieste dei commercialisti presentate in audizione sul DFP 2025 c’è anche quella di individuare forme alternative per l’utilizzo delle risorse destinate al piano Transizione 5.0 affinché non restino inutilizzate a causa dell’eccessiva complessità della misura.
“L’andamento del piano Transizione 5.0 è sensibilmente inferiore alle attese con conseguente ridotto utilizzo delle risorse programmate a causa dell’eccessiva complessità della misura e le disposizioni tese alla semplificazione introdotte dalla legge di bilancio 2025 non sembrano essere state un volano decisivo.”
Questo contesto, spiega Regalbuto, considerate le dinamiche di crescita degli investimenti non particolarmente positive che anche il DFP delinea, evidenzia la necessità di individuare adeguate forme alternative per l’utilizzo delle risorse destinate al piano Transizione 5.0 affinché non restino inutilizzate.
Risorse che potrebbero essere destinate in parte all’efficientamento energetico degli edifici in linea con le richieste dell’UE:
“Considerato che le risorse provengono dal programma REPowerUE, che indirizza le risorse a interventi green sulla sostenibilità ambientale, e data la difficoltà di destinare tali somme, ad esempio, al Piano 4.0, che è stato un successo in quanto correlato a semplici regole di fruizione, l’invito è quello di destinarle, per esempio, ad un nuovo piano di efficientamento energetico degli edifici, adeguatamente calibrato e monitorato, che risponde anche all’obiettivo principale della direttiva case green e potrebbe sostenere il comparto dell’edilizia colpito dalla drastica riduzione delle misure fiscali a sostegno del settore.”
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: DFP 2025, Commercialisti: “ridurre la pressione fiscale sul ceto medio”