La scadenza del concordato preventivo biennale è fissata al 31 ottobre 2024 ed è tempo di valutare pro e contro del patto con il Fisco. Un sondaggio rivolto a lettrici e lettori di Informazione Fiscale per un bilancio sulle possibili adesioni
Il concordato preventivo biennale è agli sgoccioli: c’è tempo fino al 31 ottobre per aderire al patto con il Fisco, scadenza sulla quale il MEF ha chiuso a possibili proroghe.
Arrivati alle battute finali, e con un quadro normativo che si può dire definitivo, è tempo di valutare l’impatto dell’adesione allo strumento di compliance introdotto con il fine di stimolare l’assolvimento degli obblighi dichiarativi.
Il patto con il Fisco è stato più volte ritoccato e la misura introdotta originariamente con il decreto legislativo n. 13/2024, in vigore dal 22 febbraio, ha ora un assetto decisamente diverso rispetto all’inizio.
Con l’introduzione della sanatoria abbinata al concordato preventivo biennale, definita dalla norma come “ravvedimento speciale”, lo strumento di pianificazione fiscale futura diventa una via per la regolarizzazione in via agevolata e a costi ultra ridotti delle irregolarità pregresse.
Quale sarà però l’esito del concordato? Informazione Fiscale propone un sondaggio a lettrici e lettori per una prima valutazione del “peso” delle adesioni.
Per approfondire la risposta con commenti, motivazioni e considerazioni è possibile inviare una mail con oggetto “Concordato preventivo biennale - sondaggio” all’indirizzo [email protected].
Adesioni al concordato preventivo biennale entro la scadenza del 31 ottobre 2024
Il concordato preventivo biennale, introdotto nell’ambito dell’attuazione della delega fiscale, è disciplinato dal decreto legislativo n. 13/2024.
Dal punto di vista operativo si tratta di una proposta che l’Agenzia delle Entrate farà ai titolari di partita IVA (soggetti ISA e forfettari), sulla base dei dati in proprio possesso, al fine di stabilire preventivamente le imposte dovute.
Semplificando, chi aderirà entro la scadenza del 31 ottobre definirà in anticipo il conto delle imposte da pagare per i prossimi due anni (solo per il 2024 per i forfettari), impegnandosi a versare quanto stabilito dall’Agenzia delle Entrate e con la possibilità di applicare una flat tax strutturata secondo tre aliquote, dal 10 al 15 per cento, sui redditi incrementali.
Con l’accettazione del reddito concordato il contribuente si impegna e “scommette” sul futuro: in caso di redditi effettivi più bassi non cambierà il conto dovuto, parimenti in caso di somme superiori rispetto a quanto prestabilito dal Fisco.
In cambio, l’adesione al concordato porta alla possibilità di beneficiare di alcune agevolazioni, tra cui l’accesso ai benefici premiali ISA e l’esclusione dagli accertamenti fiscali.
Nel contrappeso tra pro e contro del concordato preventivo biennale si inseriscono le ultime novità introdotte con la conversione in legge del DL Omnibus, in vigore dal 9 ottobre.
Il concordato guarda anche al passato, per effetto della misura che consente di far emergere redditi non dichiarati per il periodo dal 2018 al 2022.
Il “ravvedimento speciale” consente di fatto di regolarizzare redditi in “nero”, con vantaggi sul fronte delle imposte dovute, ed è stato introdotto con il fine di dare lo sprint finale al patto con il Fisco.
I titolari di partita IVA avranno tempo fino al 31 ottobre 2024, stessa data per l’invio della dichiarazione dei redditi. La valutazione dell’impatto del concordato e del numero di adesioni sarà centrale: le risorse che ne deriveranno potranno essere utilizzate per un nuovo taglio dell’IRPEF e, in caso di risultati particolarmente positivi, anche per una nuova estensione del regime forfettario.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Aderirai al concordato preventivo biennale? La parola a lettrici e lettori