Superbonus con riduzione dal 110 al 40 per cento, valore che garantirebbe in ogni caso l'esecuzione dei lavori da parte dei contribuenti interessati. Questo uno dei punti dello studio di Bankitalia pubblicato a ottobre 2022 che boccia l'agevolazione così come prevista attualmente, troppo costosa rispetto ai benefici che apporta.
Superbonus con riduzione dal 110 al 40 per cento, valore che consentirebbe di innescare la stessa quantità di investimenti da parte dei proprietari di abitazioni e di ridurre il costo dell’agevolazione.
Questo uno dei punti evidenziati da Bankitalia nello studio di ottobre 2022 sulle misure per la riduzione delle emissioni di CO2 previste dal PNRR.
L’analisi effettuata dalla Banca d’Italia boccia il superbonus, troppo costoso rispetto ai benefici che apporta.
L’unica via per rendere sostenibile l’agevolazione è ridurre la percentuale di detrazione spettante.
Secondo Bankitalia quindi sarebbe sufficiente fissare il superbonus al 40 per cento per garantire la stessa quantità di ristrutturazioni da parte dei proprietari di immobili e raggiungere l’obiettivo di risparmio energetico previsto.
Superbonus al 40 per cento per Bankitalia: i perché nello studio che boccia l’agevolazione
Il PNRR destina un totale di 71,7 miliardi di euro per l’ambiente e del totale di risorse stanziate ben 13,95 miliardi vanno al superbonus del 110 per cento, che dovrebbe ridurre le emissioni di 0,677 milioni di tonnellate di CO2 a partire dal 2027.
Questi alcuni dei dati forniti dallo studio di ottobre 2022 pubblicato da Bankitalia, dal titolo “Costs and benefits of the green transition envisaged in the Italian NRRP. An evaluation using the Social Cost of Carbonper”.
Come ben evidenziato nell’analisi, il superbonus mira anche a stimolare l’attività economica nel settore delle costruzioni.
Efficientamento energetico e stimolo all’economia sono due degli obiettivi che hanno portato all’introduzione del superbonus 110 per cento, ma il costo della misura è secondo gli economisti di Via Nazionale eccessivo rispetto ai benefici che apporta, almeno sul fronte dell’impatto ambientale.
Secondo le regole vigenti attualmente, il “punto di pareggio” si raggiungerebbe solo dopo il 2100.
Resta quindi aperta la discussione sull’efficacia di una misura che secondo alcuni sarebbe sin troppo generosa rispetto ai benefici effettivi.
Qual è quindi la soluzione di Bankitalia?
Ridurre la misura dell’agevolazione è una delle possibili vie e, secondo lo studio elaborato, una detrazione del 40 per cento potrebbe essere sufficiente:
“a innescare la stessa quantità di ristrutturazioni tra i proprietari di abitazione, ottenendo così lo stesso grado di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni attualmente riportato nel Piano.”
Resterebbe quindi a carico dei proprietari di abitazioni il 60 per cento del costo per i lavori, e la spesa per lo Stato scenderebbe di conseguenza a circa 5 miliardi di euro.
- Costs and benefits of the green transition envisaged in the Italian NRRP. An evaluation using the Social Cost of Carbon
- Bankitalia - Questioni di Economia e Finanza. Ottobre 2022
Superbonus verso la riduzione? Discussione ancora aperta dopo lo studio Bankitalia
Non è la prima volta che si parla della riduzione del superbonus, e sono in tanti a ritenere fin troppo generosa la percentuale di detrazione pari al 110 per cento.
La rimodulazione dell’aliquota è una delle possibili vie per rendere più sostenibile l’agevolazione e una delle ipotesi emerse è che il nuovo Governo possa ridurre il superbonus all’80 per cento, o prevedere regole differenziate anche in relazione agli obiettivi di risparmio energetico raggiunti.
Lo studio di Bankitalia contribuisce quindi ad alimentare una discussione in atto da tempo e che è destinata ad intensificarsi in vista della messa a punto della Legge di Bilancio 2023.
Dalla Manovra si attendono infatti possibili “correttivi” al superbonus, così come non si esclude una proroga per i lavori sulle abitazioni unifamiliari.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Superbonus al 40 per cento per Bankitalia: i perché nello studio che boccia l’agevolazione