Dopo quasi un anno dalla Legge di Bilancio 2024 che ha stanziato nuovi fondi per il reddito di libertà arriva il testo del decreto che sblocca le risorse: priorità in caso di domanda già presentata all'INPS
Dopo quasi un anno di attesa sta per arrivare il decreto attuativo che sblocca i nuovi fondi stanziati dalla Legge di Bilancio 2024 per il reddito di libertà, il sostegno economico destinato alle donne vittime di violenza in condizioni di povertà: priorità sarà data a coloro che hanno già presentato domanda all’INPS ma non hanno potuto ottenere l’aiuto per mancanza di risorse.
Per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026 sono stati messi in campo 10 milioni di euro e 6 milioni di euro dal 2027, ma il primo anno è ormai passato e nessuna delle potenziali beneficiarie per ora ha potuto accedervi.
Il testo della Legge di Bilancio 2024 non aveva fissato nessuna scadenza per approvare il provvedimento che distribuisce i fondi per l’erogazione del reddito di libertà, che passa da 400 a 500 euro mensili. Ma è lo scopo stesso della misura, favorire l’indipendenza economica delle donne vittime di violenza, a suggerirne l’urgenza.
Nonostante ciò nel panorama della lentezza attuativa, sui 54 testi da adottare per attuare la Manovra dello scorso anno soltanto 32 hanno ottenuto le firme necessarie, il decreto sul reddito di libertà non fa eccezione. Dopo la firma del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti arrivata il 2 dicembre resta ancora da attendere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Reddito di libertà, arriva il decreto con la ripartizione delle risorse, i requisiti, le istruzioni sulle domande
Il provvedimento distribuisce le risorse per i prossimi tre anni tra le varie Regioni in base alla popolazione femminile dai 18 ai 67 anni censita dall’ISTAT: la dotazione disponibile per ogni territorio viene affidata all’INPS per la gestione e trasferita entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto.
Ogni Regione può incrementare con risorse proprie il bacino di riferimento: il reddito di libertà consiste in un contributo fino a 500 euro su base mensile per un massimo di 12 mensilità.
Con i fondi messi in campo dalla scorsa Legge di Bilancio, ogni anno potranno accedere al sostegno economico circa 1660 donne, considerando il massimo importo.
Rispetto alle necessità, la platea resta ristretta. A confermarlo sono le domande rimaste in stand by dagli altri anni, a cui sarà data priorità, e i dati diffusi dall’ISTAT il 25 novembre in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne. E basta riportare tre dei punti evidenziati:
- in aumento le donne che si rivolgono ai CAV (Centri Anti Violenza): 61.514 donne, più 1,4 per cento rispetto al 2022 e più 41,5 per cento rispetto al 2017. In media una donna ogni due giorni per ogni CAV ;
- Cresce il numero delle donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza, sono circa 31.500, in aumento rispetto al 2022, ma il 26,3 per cento lo interrompe nell’anno;
- Non aiuta la situazione di dipendenza economica della donna.
Reddito di libertà, chi può presentare domanda?
Introdotto dall’articolo 105 bis del Decreto Rilancio in piena emergenza Covid, il reddito di libertà è un contributo economico destinato alle donne vittime di violenza in condizioni di povertà legata a uno stato di bisogno straordinario o urgente seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali.
Diversamente da quanto accaduto in passato in relazione ad altre misure di sostegno, l’aiuto non sarà compatibile con l’assegno di inclusione.
Le domande dovranno essere presentate all’INPS tra il 1° gennaio e il 31 dicembre di ogni anno, ma in questa prima fase la priorità sarà data alle richieste rimaste in stand by negli anni scorsi per mancanza di fondi.
L’INPS, infatti, blocca la possibilità di accedere al sostegno nel momento in cui le risorse disponibili risultano in esaurimento.
In linea generale per la richiesta bisogna presentare una specifica documentazione:
- un’autocertificazione della persona interessata;
- la dichiarazione firmata dal rappresentante legale del Centro antiviolenza per attestare il percorso di emancipazione ed autonomia intrapreso;
- la dichiarazione del servizio sociale professionale di riferimento per certificare lo stato di bisogno legato alla situazione straordinaria o urgente.
Le domande a cui non è stato dato seguito potranno essere ripresentate entro 45 giorni e avranno accesso a un canale prioritario. Solo successivamente le porte della misura si apriranno anche per tutte le altre.
Nel testo del decreto pubblicato nel portale del Dipartimento per il programma di Governo si legge:
“Il reddito di libertà è finalizzato a sostenere prioritariamente le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale nonché il percorso scolastico e formativo dei/delle figli/figlie minori e non è incompatibile con altri strumenti di sostegno come l’assegno di inclusione”.
L’obiettivo ultimo della misura è quello di favorire l’emancipazione economica, ma chi non lo raggiunge entro i 12 mesi coperti dal reddito di libertà non può richiedere nuovamente il sostegno. Un limite che sottintende una prospettiva piuttosto ottimistica.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Reddito di libertà, dopo quasi un anno il decreto che sblocca le risorse