Si va verso un nuovo regime forfettario con le novità contenute nel Disegno di Legge di Bilancio 2023. Ma sono poche le partite IVA che hanno i requisiti per beneficiare delle modifiche
Il nuovo regime forfettario in arrivo dal 2023 rappresenta, insieme alla flat tax incrementale e alla detassazione dei premi di produttività, le tre tasse piatte citate da Meloni durante la conferenza stampa di presentazione del Disegno di Legge di Bilancio.
Sull’impianto della Manovra si attende ancora il via libera definitivo che dovrà arrivare solo al termine dei lavori parlamentari.
Ma la revisione del regime forfettario è una delle novità maggiormente al centro dell’attenzione e rappresenta una delle misure chiave del pacchetto fiscale. Ma se si guarda il numero delle partite IVA potenzialmente beneficiarie viene da parafrasare il titolo di una commedia di Shakespeare: molto rumore per poco.
La platea potenziale appare decisamente ristretta, così come lo è quella dei dipendenti che accedono alla detassazione dei bonus aziendali e, anche se è difficile stimarla, quella di chi potrà beneficiare dell’aliquota unica sugli incrementi di reddito.
Regime forfettario 2023, in pochi hanno i requisiti per beneficiare delle novità della Legge di Bilancio
Con proposte diverse, il modello di tassazione piatta, che quindi prevede un’aliquota unica, ha rappresentato un leit motiv della campagna elettorale dei tre partiti di Governo: Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega.
Una delle novità per muovere i primi passi in questa direzione è una revisione del regime forfettario contenuta nel Disegno di Legge di Bilancio 2023, su cui lavorerà il Parlamento e su cui dovrà esprimersi anche l’UE.
In arrivo ci sono due modifiche ai requisiti di accesso e permanenza:
- la soglia di ricavi e compensi percepiti entro la quale è possibile applicare l’imposta sostitutiva del 15 per cento, o del 5 per cento per le nuove attività, passa da 65.000 a 85.000 euro;
- superando il limite di 85.000 euro in corso d’anno si continua ad applicare la flat tax fino a un massimo di 100.000 euro, oltre questa cifra la fuoriuscita è immediata.
Si interviene sull’articolo 1 della legge n. 190 del 2014 che fissa le regole per poter applicare un’unica imposta, pari al 25 per cento, che sostituisce le imposte sui redditi, le addizionali regionali e comunali e l’IRAP. L’aliquota è pari al 5 per cento per i primi 5 anni di attività.
“Il nuovo limite di 85.000 euro si applica a partire dal periodo d’imposta 2023. Pertanto, applicano il regime forfetario nel 2023 i contribuenti che, al ricorrere degli altri requisiti, nel 2022 non hanno superato detta soglia. Ai fini della franchigia IVA riservata ai soggetti in regime forfettario, l’innalzamento della soglia dei ricavi e compensi fino a 85.000 euro tiene conto della direttiva (UE) 2020/285 relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto per quanto riguarda il regime speciale per le piccole imprese che si applica a partire dal 1° gennaio 2025. [...] In attesa del recepimento della citata direttiva, l’innalzamento della soglia fino a 85.000 euro, così come previsto dalla presente disposizione, è subordinato al rilascio di una specifica misura di deroga da parte delle competenti autorità europee Tale richiesta, presentata il 4 novembre u.s., è attualmente al vaglio delle competenti autorità europee”.
Si legge nella relazione illustrativa allegata alle ultime bozze del Disegno di Legge di bilancio 2023, che su questo punto non hanno subito modifiche prima della firma de Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ma quante sono le partite IVA che, su carta, hanno i requisiti per beneficiare delle novità introdotte?
La risposta arriva con la relazione tecnica, “i soggetti potenzialmente interessati rappresentano solo il 2 per cento dei forfetari in esame”.
Regime forfettario 2023 e altre flat tax: pochi contribuenti hanno i requisiti di accesso
La revisione della flat tax esistente ha un basso costo ed è realizzabile anche per questo: le minori entrate per il 2023 stimate sono pari a 280 milioni di euro circa.
Facendo riferimento alle statistiche sulle dichiarazioni fiscali 2021 pubblicate lo scorso maggio dal MEF e quindi a un dato leggermente più aggiornato di quello che considera la relazione tecnica che si ferma al 2019, le partite IVA che applicano il regime forfettario sono 1,6 milioni: lavoratrici e lavoratori autonomi e professionisti e professioniste che scelgono la flat tax, avendone i requisiti per applicarla, rappresentano quasi la metà del totale.
Le novità del regime forfettario 2023, quindi, interesserebbero una platea di circa 32.000 partite IVA, la cifra sembra ridimensionare sia le preoccupazioni di chi non è d’accordo con l’estensione che gli entusiasmi degli affezionati all’idea di una flat tax.
Anche se si guarda oltre i nuovi requisiti del regime forfettario, infatti, siamo ben lontani dall’introduzione di una tassazione piatta ad ampio raggio.
La stessa flat tax incrementale, nella formula attuale, può essere utilizzata solo da chi si trova in regime ordinario e può essere applicata solo agli aumenti di reddito che superano il 5 per cento e fino a un massimo di 40.000 euro.
E ancora la detassazione dei premi di produttività, associata in senso molto lato alla flat tax, si applica solo in presenza di specifici contratti aziendali o territoriali, il numero di quelli attualmente attivi è 13.038.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Regime forfettario 2023, chi ha i requisiti per beneficiare delle novità della Legge di Bilancio?