Reddito di cittadinanza: con il nuovo Governo c'è aria di novità per lo strumento di sostegno economico introdotto nel 2019. Tre le possibili strade tra intraprendere: abolizione, promozione o riforma. La parola a lettrici e lettori. Risposta al sondaggio direttamente online e commenti via mail alla redazione.
Con la formazione del nuovo Governo Meloni c’è aria di novità per il reddito di cittadinanza. Per l’Esecutivo che ha appena preso forma servono dei correttivi sullo strumento di sostegno per i nuclei familiari che si trovano in una condizione di difficoltà economica introdotto nel 2019 durante la prima presidenza del Consiglio di Giuseppe Conte.
Sotto osservazione è la parte che riguarda le offerte di lavoro, ma sul futuro della misura “esistono posizioni diversificate” in Parlamento, come ha sottolineato la stessa premier Meloni durante il discorso programmatico alla Camera del 25 ottobre 2022.
Bisognerà trovare un accordo. E per ora il futuro del reddito di cittadinanza è ancora aperto: qual è la strada da intraprendere tra abolizione, promozione e riforma?
La risposta a lettrici e lettori, invitati a partecipare al sondaggio tramite il box dedicato e a inviare commenti, motivazioni e considerazioni tramite mail con oggetto “Reddito di cittadinanza - sondaggio” all’indirizzo [email protected].
Reddito di cittadinanza: abolizione, promozione o riforma? Il sondaggio
Al di là delle posizioni sul reddito di cittadinanza e sul sistema su cui poggia, bisogna considerare che lo strumento attualmente interessa 2,45 milioni di cittadini e cittadine, considerando anche coloro che lo percepiscono sotto forma di pensione.
Sulla carta l’importo massimo che può essere riconosciuto ammonta a 780 euro per i single, importo che va moltiplicato per la scala di equivalenza nel caso di famiglie più persone. La media della cifra erogata dall’INPS va da un minimo di 454 euro per i nuclei costituiti da una sola persona a un massimo di 736 euro per le famiglie con cinque componenti.
Dal debutto nel 2019 ad oggi il reddito di cittadinanza è costato 25,9 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio INPS.
La misura è stata introdotta nel 2019 durante il Governo giallo verde per “abolire la povertà”, prendendo in prestito le parole di uno dei suoi sostenitori più accaniti Luigi Di Maio.
Lo strumento è nato con una doppia funzione: offrire un sostegno economico ai nuclei familiari che si trovano in difficoltà economica e ricollocare i componenti nel mondo del lavoro.
Il primo obiettivo può dirsi raggiunto: lo hanno dimostrato anche i primi anni di pandemia in cui per molte famiglie il reddito di cittadinanza ha rappresentato un buon salvagente. Sul secondo non sono mai arrivati i risultati sperati. Il sistema ha dimostrato diverse lacune, a partire dall’inserimento dei navigator nei Centri per l’Impiego fino ad arrivare ai dati di coloro che hanno ottenuto un contratto di lavoro durante il periodo in cui hanno beneficiato del sostegno.
“Alla data del 30 giugno 2022 i beneficiari del Reddito di Cittadinanza (RdC) indirizzati ai servizi per il lavoro e ancora in misura sono 920 mila, di cui il 71,8 per cento (660 mila) è soggetto alla sottoscrizione del Patto per il lavoro e il 18,8per cento (173 mila) è occupato”.
Si legge nel report ANPAL del 7 ottobre 2022.
Ma dall’ANPAL gli aggiornamenti su coloro che hanno ottenuto un lavoro grazie al RdC scarseggiano e le percentuali rispetto al totale risultano sempre molto esigue.
In linea generale le criticità maggiori sono emerse dalla necessità di tenere insieme la risposta a due esigenze così diverse: il sussidio e le politiche attive del lavoro.
Ed è proprio dalla ricerca del lavoro che bisogna partire per riformare il reddito di cittadinanza secondo Giorgia Meloni:
“Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico. A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato. Ma per gli altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo. Perché per come è stato pensato e realizzato, il rdc ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia”.
Con queste parole si è espressa la premier durante il discorso programmatico del 25 ottobre 2022.
Non è la prima volta che si parla di abolizione o riforma del reddito di cittadinanza. Le ultime modifiche importati sono arrivate con la Legge di Bilancio 2022 che ha ristretto le possibilità di rifiutare le offerte di lavoro proposte, la linea attuale sembra essere quella di prevedere un’opportunità secca che i beneficiari e le beneficiarie non potranno rifiutare. Tutte le novità, però, sono ancora da scrivere.
A distanza di quasi quattro anni dalla sua introduzione e alla luce delle esigenze che derivano dagli effetti della pandemia e della crisi energetica, qual è la direzione da intraprendere? Abolire per ricostruire una nuova forma di sostegno? Lasciare tutto com’è o riformare l’impianto attuale? I giochi sono ancora aperti: la parola passa a lettrici e lettori.
L’invito è quello di partecipare al sondaggio sul tema cliccando su “partecipa al sondaggio” nel box disponibile in testa all’articolo e di approfondire la risposta con commenti, motivazioni e considerazioni inviando una mail con oggetto “Reddito di cittadinanza - sondaggio” all’indirizzo [email protected].
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Reddito di cittadinanza: abolizione, promozione o riforma? La parola a lettrici e lettori