Tra le misure inserite nel decreto legislativo di modifica allo Statuto dei diritti del contribuente c'è la disposizione che rende gli interpelli dell'Agenzia delle Entrate a pagamento. Il costo varierà in base alla tipologia di contribuente, al volume di affari o di ricavi e alla complessità dei quesiti
Inizia a prendere forma la disposizione per introdurre la possibilità di rivolgere interpelli all’Agenzia delle Entrate a pagamento.
In linea con quanto previsto dalla legge delega della riforma fiscale, il decreto decreto legislativo di modifica allo Statuto dei diritti del contribuente riscrive i contorni della richiesta di chiarimenti all’Agenzia delle Entrate.
Il costo varierà sulla base di diversi fattori, le cui regole saranno stabilite da un apposito decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Al tentativo di limitazione del numero degli interpelli ricevuti dall’Amministrazione finanziaria dovrà fare da contraltare un uso maggiore di circolari e FAQ, le risposte alle domande più frequenti.
Interpelli all’Agenzia delle Entrate a pagamento: le modifiche allo Statuto del contribuente
Dopo l’approvazione della legge delega per la riforma fiscale da parte del Parlamento, il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri, 23 ottobre 2023, il decreto legislativo di modifica allo Statuto dei diritti del contribuente.
Le principali novità relative al rapporto tra Fisco e contribuenti riguardano il contraddittorio e le richieste di chiarimenti.
Per presentare un interpello all’Agenzia delle Entrate si pagherà un contributo che permetterà di ottenere risorse da destinare al finanziamento della formazione professionale del personale e la specializzazione dell’Agenzia delle Entrate e delle agenzie fiscali.
Come si legge nel testo in bozza del decreto legislativo, l’importo da pagare e le modalità di versamento saranno individuate dal un apposito decreto del MEF.
L’importo da corrispondere varierà sulla base di diversi fattori:
- la tipologia di contribuente;
- il volume di affari o di ricavi del soggetto;
- la particolare rilevanza e complessità della questione in merito alla quale sono richiesti i chiarimenti.
A chiarire in prima battuta quali interpelli saranno a pagamento era stato lo stesso viceministro all’Economia, Maurizio Leo, nel corso dell’intervista a “Il Sole 24 Ore” del 17 marzo scorso.
Il viceministro chiariva quanto segue:
“Cerchiamo di concentrare questi interpelli, limitarli agli interpelli antiabuso, prevedere una commissione al pari di quello che avviene a livello internazionale. Far concentrare l’Amministrazione su quei pochi casi specifici, scivolosi, difficili e evitare che l’Amministrazione subbissata da tutte queste richieste risponda sbrigativamente “no”, in mancanza di un precedente.”
L’intervento di limitazione dell’uso dell’istituto dell’interpello dovrà essere bilanciato da un maggiore utilizzo delle circolari e delle FAQ, risposte alle domande più frequenti.
Interpelli all’Agenzia delle Entrate a pagamento: i tempi per le risposte
Nella riscrittura dell’articolo che disciplina l’istituto dell’interpello sono stati stabiliti anche i termini entro cui l’Agenzia delle Entrate è chiamata a rispondere ai quesiti posti dai contribuenti.
In linea generali le risposte alle richieste di chiarimento dovranno essere fornite entro il termine di 90 giorni.
Tale termine sarà sospeso nel periodo compreso tra il 1° e il 31 agosto. Una sospensione del termine è prevista anche nel caso in cui la materia richieda un parere preventivo di un’altra amministrazione.
Tuttavia, se tale parere non viene reso entro 60 giorni dalla richiesta, l’Amministrazione finanziaria è comunque chiamata a rispondere.
Una mini proroga è prevista anche nel caso in cui la scadenza coincida con un giorno festivo: in questo caso, al pari di quanto avviene per le scadenze fiscali, il termine è rinviato al primo giorno successivo non festivo.
Qualora la risposta non sia comunicata al contribuente entro il termine previsto, il silenzio dovrà essere equiparato alla condivisione della soluzione prospettata dal contribuente.
Nel decreto legislativo viene inoltre stabilito che la risposta all’interpello non è impugnabile e la stessa non incide sulla decorrenza dei termini fiscali, in altre parole non comporta un interruzione o una sospensione dei termini.
La linea tracciata dalla legge delega della riforma fiscale ha come obiettivo il disincentivo all’utilizzo dell’istituto.
A fornire la misura sull’ampio utilizzo dell’interpello era già stato il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, nel corso dell’evento che si è svolto lo scorso 9 marzo presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati.
In quell’occasione lo stesso Ruffini aveva reso noto che lo scorso anno le risposte all’interpello fornite dall’Agenzia delle Entrate sono state circa 18.000.
Un numero molto alto che da un lato fa emergere la complessità del quadro normativo di riferimento, dall’altro restituisce la notevole mole di impegno di personale dell’Agenzia delle Entrate nei tentativi di chiarimento della normativa fiscale.
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