Per ottenere risposte dal Fisco sarà previsto un pagamento da parte dei contribuenti. La misura è nella bozza della legge delega sulla riforma fiscale, in arrivo in Consiglio dei Ministri la prossima settimana. Il contributo per i chiarimenti delle Entrate varierebbe in base alla tipologia del contribuente e al valore della richiesta
Sarà previsto un pagamento per le risposte del Fisco.
Nella bozza del testo della legge delega sulla riforma fiscale è stata stabilita la possibilità di interpello all’Agenzia delle Entrate a fronte di un contributo da versare da parte del soggetto richiedente.
La somma da pagare varierà sulla base della tipologia del contribuente e del valore della questione posta nell’istanza. L’importo sarà destinato al finanziamento della specializzazione e della formazione professionale del personale.
Per i contribuenti di piccole dimensioni, la possibilità di interpello sarà limitata ai casi in cui non è possibile ottenere risposte scritte tramite i servizi di interlocuzione rapida, supportati dall’utilizzo di tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale.
Risposte del Fisco a pagamento, nella riforma fiscale un contributo per i chiarimenti delle Entrate
Nel 2022 sono state fornite, da parte dell’Agenzia delle Entrate, circa 18.000 risposte all’interpello.
Il dato è stato fornito dallo stesso direttore Ernesto Maria Ruffini nel intervento presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati del 9 marzo, occasione per presentare i risultati raggiunti nello scorso anno e le prospettive future.
Un numero decisamente imponente di chiarimenti che testimonia la complessità del sistema normativo tributario. Un numero che impegna molto il personale dell’Agenzia delle Entrate.
Forse da questo assunto è nata l’idea di prevedere un pagamento per la possibilità di formulare un interpello all’Amministrazione finanziaria ed ottenere risposta.
La misura è contenuta nella bozza della legge delega sulla riforma fiscale, che approderà in Consiglio dei Ministri entro la prossima settimana.
L’articolo 4 del testo di partenza della riforma che dovrebbe mutare profondamente il panorama normativo tributario e fiscale prevede diverse interventi tra cui quello di “subordinare l’ammissibilità degli interpelli al versamento di un contributo.”
Tale contributo varierebbe in base a diversi fattori, tra i quali:
- la tipologia di contribuente;
- il valore della questione oggetto dell’istanza.
Le somme dovrebbero essere utilizzate per finanziare le attività di specializzazione e formazione professionale continua del personale al servizio dei contribuenti.
I criteri sull’eventuale pagamento delle somme dovranno essere stabiliti dopo l’approvazione da parte dell’Esecutivo e del Parlamento e disciplinati poi dagli appositi decreti delegati.
Senza dubbio la misura, se approvata, lascerebbe non pochi ulteriori interrogativi aperti.
Risposte del Fisco a pagamento e altre misure per ridurre il ricorso agli interpelli
La misura inserita nell’articolo 4 della bozza, che è finalizzato alla revisione dello statuto dei diritti del contribuente, non è l’unica con l’obiettivo di limitare il ricorso all’interpello all’Agenzia delle Entrate.
Per prima cosa si prevede di implementare l’emanazione di provvedimenti di interpretazione generale che prevedano anche una casistica specifica relativa all’abuso del diritto.
Tali provvedimenti devono essere adottati anche a seguito dell’interlocuzione con gli ordini professionali.
Verrebbe inoltre previsto limitata la possibilità di presentazione degli interpelli all’Agenzia delle Entrate alle sole questioni che non hanno già soluzioni in documenti interpretativi già pubblicati.
Infine, per le persone fisiche e per i contribuenti di piccole dimensioni, la possibilità di fare ricorso all’interpello sarà prevista per i soli casi in cui non è possibile richiedere risposte scritte tramite servizi di interlocuzione rapida, che si realizzano anche tramite l’utilizzo di tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale.
Alcune delle misure che potrebbero essere approvate con il testo della legge delega sulla riforma fiscale destano più di qualche dubbio.
Se infatti l’obiettivo è quello di valorizzare il principio di certezza del diritto, non si capisce in che modo prevedere il pagamento di un contributo per la richiesta di chiarimenti si avvicini a tale fine.
In linea generale lo strumento previsto dall’articolo 11 della legge numero 212 del 2000, che stabilisce e tutela il diritto all’interpello, si muove su una logica che fa seguire l’azione del contribuente alla possibilità di fare domanda in caso di dubbi.
Dubbi peraltro spesso generati da disposizioni scritte in modo poco chiaro o la cui traduzione pratica lascia aperti interrogativi.
Perché il contribuente dovrebbe pagare per richiedere delucidazioni su norme spesso poco chiare, soprattutto alla luce del fatto che non è ammessa l’ignoranza della legge?
In linea più generale, il personale dell’Agenzia delle Entrate e delle altre Agenzie fiscali dovrebbe lavorare al servizio dei contribuenti e dei cittadini, ed è stipendiato proprio per questo con una remunerazione che deriva dal versamento delle imposte.
Perché dunque pagare ulteriori somme per le risposte di lavoratori che tra i compiti per i quali sono assunti hanno anche quello di rispondere ai quesiti dei contribuenti?
Per chiarire i dubbi si dovrà attendere il testo approvato dal Consiglio dei Ministri e gli ulteriori sviluppi sulla misura.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Risposte del Fisco a pagamento, nella riforma fiscale un contributo per i chiarimenti delle Entrate