Caldaie a gas, stop alle agevolazioni fiscali a partire dal 2025. Lo prevede la Direttiva Case Green e, di fatto, il 2024 sarà l'ultimo anno per l'accesso all'ecobonus per le caldaie a condensazione
Stop alle agevolazioni fiscali sulle caldaie a gas a partire dal 2025.
Questo uno dei punti al centro della Direttiva Case Green approvata dal Parlamento Europeo il 12 marzo e per la quale si attende ora il voto del Consiglio.
Per quel che riguarda le caldaie a gas, il 2024 è quindi di fatto l’ultimo anno utile per accedere alle agevolazioni fiscali in caso di sostituzione di impianti esistenti e, in particolare, si va verso la coda finale dell’ecobonus del 65 per cento e del bonus del 50 per cento.
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Caldaie a gas, verso lo stop alle agevolazioni fiscali: ultima chance nel 2024
La direttiva Case Green (EPBD) approvata da parte del Parlamento Europeo il 12 marzo a ridurre le emissioni e il consumo energetico degli edifici in tutta l’Europa.
Si va quindi verso un futuro di nuove regole sul fronte degli obiettivi di risparmio energetico e in materia di consumi.
La direttiva prevede l’obbligo per ciascun Paese di adottare le proprie regole interne con il fine di ridurre i consumi energetici degli edifici residenziali, con limiti blandi da rispettare: entro il 2030 dovrà essere ristrutturato il 16 per cento gli edifici con le prestazioni peggiori ed entro il 2033 bisognerà raggiungere il 26 per cento delle riqualificazioni, con possibilità in ogni caso di esentare dai nuovi obblighi specifiche categorie di immobili residenziali o non (come edifici storici o case vacanza).
Tra i punti di maggior interesse sul fronte dell’impatto dal punto di vista fiscale vi è la graduale eliminazione delle caldaie a gas: dal 2040 ne sarà di fatto vietata la produzione e la vendita. Un periodo ampio quindi che sarà tuttavia anticipato dalla scadenza ultima per la previsione di incentivi da parte dei singoli Stati.
Dal 2025 scatterà di fatto lo stop alle agevolazioni fiscali per l’installazione di caldaie alimentate da combustibili fossili e, guardando alla situazione italiana, verrà conseguentemente meno la possibilità di accedere alle detrazioni fiscali del 50 o del 65 per cento.
Sul fronte degli incentivi per l’efficienza energetica, è da evidenziare che il percorso delineato dalla direttiva europea si inserisce in un quadro di agevolazioni già in scadenza alla fine del 2024, tenuto conto che sia per il bonus ristrutturazione che per l’ecobonus la data ultima per la fruizione è fissata ad oggi al 31 dicembre del prossimo anno.
Detrazioni per caldaie a gas in scadenza a fine 2024: ultimo anno per le agevolazioni al 50 e al 65 per cento
Appare utile fare un quadro delle regole vigenti per capire quindi quali sono le agevolazioni che è possibile sfruttare per un ulteriore anno, prima dell’addio messo nero su bianco dalle regole comunitarie.
In primo luogo, è possibile accedere all’ecobonus in misura pari al 65 per cento delle spese sostenute in caso di sostituzione dell’impianto di climatizzazione invernale con un impianto dotato di caldaia a condensazione, con contestuale installazione di sistemi di termoregolazione evoluti di classe V, VI o VIII della Comunicazione della Commissione 2014/C 207/02, ossia termostati d’ambiente modulanti, centraline di termoregolazione o sensore ambientale o centraline di controllo ambientale.
Via libera anche alle caldaie a condensazione ordinarie, appartenenti almeno alla classe A, per le quali è possibile beneficiare del bonus del 50 per cento previsto per le ristrutturazioni edilizie.
Queste le due agevolazioni che, stando a quanto previsto dall’accordo in merito alla direttiva Case Green, verranno meno dal 2025. Fuori dalla stretta i sistemi ibridi, per i quali salvo passi indietro dovrebbe essere confermata la possibilità di beneficiare delle detrazioni fiscali.
Quel che è certo è che si va verso un nuovo panorama di incentivi in edilizia e le novità previste in ambito comunitario saranno la traccia che guiderà il Governo nella messa a punto della riforma attesa entro la metà del 2024, come annunciato dal Ministro Picchetto Fratin nel corso dell’audizione in Commissione Ambiente della Camera dello scorso 12 ottobre.
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