ZES Unica Sud: autorizzazione unica per i progetti che rientrano nei settori strategici

Tommaso Gavi - Imposte

Il governo al lavoro per aumentare le risorse per la ZES Unica Sud e per realizzare il monitoraggio degli investimenti delle imprese. I progetti che rientrano nei settori strategici accedono all’autorizzazione unica, con semplificazioni amministrative. Lo spiega il ministro Fitto nella presentazione del piano strategico presentato oggi a Palazzo Chigi

ZES Unica Sud: autorizzazione unica per i progetti che rientrano nei settori strategici

È sufficiente un’autorizzazione unica per i progetti che rientrano nei settori strategici. Con una sola istanza si semplifica il procedimento amministrativo e si riducono i tempi.

A sottolinearlo è il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, nel corso della presentazione del Piano strategico che si è svolta in mattinata a palazzo Chigi.

Il credito d’imposta non è l’unico strumento fiscale agevolato, destinato agli operatori che investono nell’area Zes unica.

Tuttavia tale strumento continua a essere al centro del dibattito, soprattutto per gli aspetti delle risorse a disposizione delle imprese che hanno richiesto il credito d’imposta e per la percentuale molto ridotta rispetto all’agevolazione teoricamente spettante.

Due aspetti collegati su cui si è espresso il ministro alle politiche europee, Raffaele Fitto, nel corso di un’informativa che si è tenuta il 25 luglio presso la Camera dei deputati. Gli argomenti sono stati ripresi anche nella mattinata di oggi.

Il governo, come spiegato dallo stesso ministro, è al lavoro per prevedere più risorse e un monitoraggio degli investimenti prospettati nelle domande.

ZES Unica Sud: autorizzazione unica per i progetti che rientrano nei settori strategici

L’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti per la ZES Unica Sud, in relazione alle comunicazioni presentate all’Agenzia delle Entrate entro lo scorso 12 luglio è stato di un ammontare di circa 9,4 miliardi di euro, per oltre 16 mila domande.

I dati sono stati forniti dal sottosegretario all’Economia, Federico Freni, nel corso dell’interrogazione a risposta immediata che si è tenuta il 24 luglio presso la Commissione Finanze della Camera.

L’ammontare delle richieste ha superato di molto le risorse a disposizione, 1,6 miliardi di euro circa. La percentuale del credito d’imposta, calcolata dall’Agenzia delle Entrate e stabilita nel provvedimento del 22 luglio è di appena il 17,6668 per cento del bonus richiesto.

Un provvedimento su cui lo stesso ministro alle politiche europee, Raffaele Fitto, ha mostrato contrarietà.

Durante l’informativa che si è tenuta il 25 luglio presso la Camera, il ministro ha sottolineato quanto segue:

“Non ho condiviso, per le ragioni sottolineate, il provvedimento che è stato varato perché semplicemente non corrisponde alla reale situazione sulla quale ci confronteremo nella verifica che appunto abbiamo attivato.”

La stessa posizione è stata ribadita anche questa mattina, in occasione della conferenza stampa a margine della presentazione del Piano strategico che si è svolta in mattinata a palazzo Chigi.

Il punto di attrito con l’Agenzia delle Entrate, che nel provvedimento si limita a ripartire le risorse a disposizione per le richieste da parte delle imprese, è stata proprio la modalità di richiesta del credito d’imposta. L’importo può essere richiesto anche per investimenti non ancora effettuati, ma che dovranno essere realizzati entro il 15 novembre 2024.

Tra le risorse richieste nelle istanze presentate dalle aziende, ci sarebbero solo 167 milioni di euro di investimenti già realizzati, fatturati e certificati, e 83 milioni di investimenti realizzati, non fatturabili e certificati.

9,2 miliardi di euro sarebbero invece relativi a investimenti non realizzati o non fatturati o certificati.

In altre parole, non è ancora sicuro che i crediti spettino alle aziende, proprio perché tali investimenti non è detto che siano realizzati entro la scadenza. La mancata realizzazione “rimetterebbe in gioco” le risorse relative alle richieste, permettendo un innalzamento della percentuale di credito d’imposta spettante.

Il governo è dunque al lavoro per un meccanismo di monitoraggio che possa permettere di fornire dati su quelle che saranno le esigenze finali delle imprese, al fine di poter reperire risorse aggiuntive a copertura.

ZES Unica Sud: per l’importo effettivo del credito d’imposta si dovrà attendere il 24 marzo

Alla già complicata situazione per la programmazione degli investimenti da parte delle imprese, che affrontano la novità della riunificazione delle ZES e i ritardi nella partenza delle domande rispetto al periodo in cui potevano essere effettuati gli investimenti (dal 1° gennaio 2024), si aggiungono le incertezze legate al metodo di attribuzione dei crediti d’imposta.

I soggetti che hanno validamente presentato la comunicazione, e hanno realizzato investimenti per un ammontare inferiore a quello indicato nella domanda, devono provvedere a comunicarlo all’Agenzia delle Entrate nella finestra compresa tra il 3 febbraio e il 14 marzo 2025.

Successivamente, entro il 24 marzo 2025, l’Amministrazione finanziaria sarà chiamata a rideterminare la percentuale del credito d’imposta spettante, con un altro provvedimento.

In altre parole le imprese dovranno “sperare” che altre imprese non riescano a realizzare gli investimenti programmati entro il termine stabilito, così da poter beneficiare della nuova ripartizione delle risorse previste per gli investimenti iniziali.

A riguardo il ministro Fitto ha spigato che predisporrà un’azione di monitoraggio presentata oggi in Consiglio dei ministri e da portare successivamente all’esame parlamentare.

Il governo, ha ribadito Fitto, è al lavoro per trovare anche risorse aggiuntive a copertura della differenza tra investimenti e crediti d’imposta richiesti.

In mattinata è stato infatti presentato il piano strategico della ZES Unica Sud.

Ieri si è svolta l’ultima riunione del gruppo tecnico, che ha visto la partecipazione di Cnel, Banca d’Italia, Banca europea per gli investimenti, Ocse, Cassa Depositi e Prestiti, Istat, Confindustria, Svimez e Assonime.

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