Come funziona la separazione dei beni? E qual è la differenza con la comunione? Una panoramica su questo particolare regime patrimoniale, soffermandoci sui vantaggi e sul momento in cui è possibile effettuare la scelta.
Cos’è la separazione dei beni e qual è la differenza con la comunione? Una panoramica e un confronto tra le due possibilità previste.
Optando per questo regime patrimoniale, i coniugi rimangono titolari esclusivi di ciò che hanno acquistato dopo il matrimonio (art. 215 c.c.), senza che la scelta influisca né sulla pensione di reversibilità, né sulle logiche dell’eredità.
Per valutare gli eventuali vantaggi della separazione dei beni, bisogna considerare anche cosa prevede la comunione dei beni.
Separazione dei beni: come funziona?
La separazione dei beni è un regime patrimoniale tra coniugi che si attua solitamente tramite convenzione (ex. art. 162 c.c.). Al contrario della comunione legale dei beni (art. 177 c.c.), nel caso gli sposi optino per la divisione non viene a realizzarsi la contitolarità sui possedimenti della coppia.
I coniugi quindi rimangono titolari esclusivi anche dei beni di cui sono entrati in possesso dopo il matrimonio. Cosa significa e come funziona la separazione dei beni?
Per comprenderlo appieno, è bene considerare prima di tutto le regole alla base della comunione dei beni, che mette in comune i seguenti oggetti:
- acquisti compiuti dai due coniugi successivamente al matrimonio come: immobili, negozi, beni, aziende ad esclusione di quelli relativi ai beni personali;
- frutti dei beni propri di ciascuno dei coniugi;
- proventi dell’attività separata di ciascuno dei coniugi;
- aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio.
Con la separazione dei beni, invece, ogni coniuge rimane il titolare e gestore esclusivo dei propri acquisti e proventi della propria attività. Nel caso di comproprietà, ognuno potrà scegliere di gestire la propria quota in autonomia.
Va sottolineato come nessun regime patrimoniale (comunione o separazione dei beni) esonera i coniugi dagli obblighi verso i bisogni familiari. Entrambi i membri della coppia infatti sono tenuti ad assistere e partecipare anche economicamente alle necessità della famiglia.
Separazione dei beni: quando si fa?
In assenza di scelta esplicita, il regime patrimoniale vigente tra gli sposi è automaticamente quello della comunione. Una tale previsione è fatta derivare dall’articolo 29 della Costituzione che sancisce l’uguaglianza tra i coniugi e l’unità familiare.
Ma è possibile procedere con la separazione in diversi momenti:
- prima del matrimonio;
- insieme all’atto di celebrazione;
- dopo il matrimonio.
La convezione per la separazione dei beni può essere redatta davanti al notaio prima della cerimonia in presenza di testimoni. La scelta del regime patrimoniale della coppia può essere effettuato anche al momento del matrimonio, eventualmente con procedura semplificata aggiunta nell’atto di celebrazione.
È ulteriormente possibile optare per la separazione dei beni dopo il matrimonio. Ai coniugi infatti è affidata la possibilità di poter cambiare regime patrimoniale a loro piacimento. Anche in questo caso ci si dovrà rivolgere ad un notaio che provvederà alla richiesta dall’annotazione delle modifiche entro 30 giorni dalla stipula dell’atto.
Separazione dei beni: vantaggi per la coppia
I vantaggi della separazione dei beni possono riguardare vari aspetti. In prima battuta si può segnalare come è sempre possibile cointestare un bene tra coniugi anche in regime di divisione dei beni.
Il caso dei debiti o di pignoramento ai danni di un coniuge l’altra persona non avrà nulla da temere, mentre potrebbe vedersi sottratto fino al 50% dei proprio patrimonio nel caso di comunione dei beni. Stesso discorso vale in caso di fallimento dell’impresa di un membro della coppia.
D’altro canto, però, guardando ad alcune posizioni della Corte di Cassazione è bene sottolineare che, anche con la separazione dei beni, resta una correlazione tra i coniugi.
Con l’Ordinanza numero 8733 dell’11 maggio 2020 la Corte di cassazione ha affermato che, nel caso di accertamento sintetico del reddito, il regime patrimoniale non comporta alcuna presunzione assoluta che le somme utilizzate per gli acquisti controllati non possano provenire dal patrimonio familiare.
Sulla congruità del tenore di vita riscontrato dall’Amministrazione fiscale rispetto al reddito dichiarato, non è possibile fermarsi alla separazione dei beni, ma l’ultima parola spetta al giudice.
La scelta della separazione dei beni comporta inoltre minori problematiche in caso di scioglimento del matrimonio. In questo caso infatti si potrebbero prevenire eventuali contese su oggetti e beni da destinare all’una o all’altra persona della coppia.
La separazione dei beni non comporta inoltre penalizzazione sulla pensione di reversibilità nel caso in cui un membro della coppia dovesse venire a mancare. Stesso discorso per l’eredità, le cui dinamiche non sono influenzate dal regime patrimoniale scelto.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Come funziona la separazione dei beni?