C'è l'accordo sulla direttiva per il miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici delle piattaforme tradizionali. Previste maggiori tutele e algoritmi più trasparenti. La direttiva dovrà essere adottata entro due anni dalla pubblicazione ufficiale
In arrivo nuove regole e tutele per il lavoro su piattaforme digitali.
I ministri del Lavoro degli Stati dell’Unione europea hanno approvato la nuova direttiva comunitaria in materia, per migliorare le condizioni di lavoro di rider e altri lavoratori e lavoratrici su piattaforma.
La direttiva prevede più trasparenza nell’uso degli algoritmi per la gestione delle risorse umane e contribuisce a determinare correttamente la situazione occupazionale ai fini del riconoscimento dei diritti in materia.
Lavoro su piattaforme digitali: approvate le nuove regole, maggiori tutele per i rider
L’11 marzo 2024 i ministri del Lavoro degli Stati dell’Unione Europea hanno confermato l’accordo provvisorio sulla direttiva in materia di lavoro mediante piattaforme digitali.
L’iter avviato nel 2021 è dunque alle battute finali, si attende ora la messa a punto del testo e l’adozione formale. Poi i Paesi membri avranno due anni di tempo per recepire le novità.
L’obiettivo della direttiva è quello di migliorare le condizioni di lavoro di lavoratori e lavoratrici su piattaforma e allo stesso tempo quello di regolamentare l’utilizzo degli algoritmi impiegati.
Il lavoro su piattaforma definisce una modalità lavorativa per cui una piattaforma online, come un sito web o un’applicazione, abbina la richiesta di un servizio da parte di un cliente con la prestazione di lavoro retribuito da parte di una persona fisica.
Si tratta, quindi, ad esempio dei rider che effettuano consegne a domicilio oppure di lavoratori e lavoratrici che offrono servizi professionali, per la casa o freelance.
Una delle novità principali riguarda la corretta determinazione della situazione occupazionale dei lavoratori così da consentirgli di beneficiare di tutti i diritti spettanti. Il testo, infatti, arriva a un compromesso tra il rispetto dei sistemi nazionali e la garanzia di norme minime di protezione nei confronti di questi lavoratori.
In particolare, si introduce nei rispettivi ordinamenti giuridici una presunzione legale del rapporto di lavoro, che si applica in presenza di fatti che indicano l’assoggettamento al potere di controllo e direttivo delle piattaforme.
Tali fatti, si legge sul sito del Consiglio Europeo, saranno determinati in conformità al diritto nazionale e ai contratti collettivi, tenendo conto allo stesso tempo della giurisprudenza dell’Unione.
Si parte quindi dal presupposto che i lavoratori sono dipendenti di una piattaforma digitale (e non lavoratori autonomi) se il loro rapporto di lavoro con la stessa soddisfa almeno due dei cinque indicatori stabiliti nella direttiva:
- limiti massimi applicabili alla retribuzione che i lavoratori possono percepire;
- supervisione dell’esecuzione del loro lavoro, anche con mezzi elettronici;
- controllo della distribuzione o dell’assegnazione dei compiti;
- controllo delle condizioni di lavoro e limitazioni alla scelta dell’orario di lavoro;
- limitazioni alla libertà di organizzare il proprio lavoro e regole in materia di aspetto esteriore o comportamento.
Una corretta definizione della situazione occupazionale, infatti, permette ai lavoratori di beneficiare dei diritti sociali e del lavoro spettanti.
Lavoro su piattaforme digitali: disciplinata la gestione tramite algoritmo
Nel testo della direttiva entrano anche gli obblighi informativi nei confronti del lavoratore e le regole per l’uso di algoritmi del luogo di lavoro. Le piattaforme digitali, infatti, ricorrono all’utilizzo di algoritmi per la gestione delle risorse umane.
Ebbene, le nuove regole prevedono che i lavoratori e le lavoratrici debbano essere opportunamente informati nel caso in cui vengano impiegati sistemi decisionali e di monitoraggio automatizzati in merito all’assunzione e alle condizioni di lavoro.
Inoltre, attraverso questi sistemi è vietato il trattamento di specifici dati personali come dati biometrici o quelli relativi allo stato emotivo o psicologico.
Infine, anche per quel che riguarda le decisioni automatizzate deve essere garantita la supervisione e la valutazione umana da parte di personale qualificato.
Una volta completate le fasi formali dell’adozione della normativa, gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire le disposizioni nella legislazione nazionale.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Lavoro su piattaforme digitali: approvate le nuove regole, maggiori tutele per i rider