Vaccini Covid in azienda: quali sono i lavoratori che hanno la precedenza? L'INAIL, nel documento tecnico operativo pubblicato il 15 maggio 2021, indica tre classi di priorità in base allo specifico rischio di contagio e al numero dei vaccinati in ciascuna categoria. Tra i primi gli impiegati nel commercio al dettaglio del settore alimentare.
Vaccini anti Covid in azienda: quali sono i lavoratori che hanno la precedenza nella campagna vaccinale nei luoghi di lavoro?
È l’INAIL, con il documento tecnico operativo pubblicato lo scorso 15 maggio 2021 ed elaborato di concerto con i Ministeri del Lavoro e della Salute e con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, a dare delle indicazioni in tal senso stabilendo tre macro classi di priorità sulla base della disponibilità di vaccini.
Nei 27 settori produttivi presi in considerazione nel documento, secondo le valutazioni dell’INAIL, tra i primi vi sono gli impiegati nel commercio al dettaglio, specie nell’ambito alimentare e nei centri commerciali, in considerazione sia dell’alto rischio di contagio dovuto all’attività svolta sia perché in pochi sono ad oggi stati vaccinati.
Quest’ordine di priorità, in buona sostanza, offre delle indicazioni alle Regioni nell’esame dei piani aziendali di vaccinazione nella distribuzione delle dosi.
Vaccini Covid in azienda: quali lavoratori hanno la precedenza? Dall’INAIL le classi di priorità
È online il documento tecnico operativo per le vaccinazioni anti Covid in azienda che fornisce criteri per definire le priorità della somministrazione nei luoghi di lavoro in attuazione delle indicazioni ad interim dell’8 aprile 2021.
- INAIL e altri - documento tecnico del 12 maggio 2021 pubblicato il 15 maggio 2021
- Scarica il Documento tecnico operativo per l’avvio delle vaccinazioni in attuazione delle indicazioni ad interim per la vaccinazione
anti-SARS-COV-2/COVID-19 nei luoghi di lavoro approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome l’8 aprile 2021
Lo ha reso noto l’INAIL lo stesso giorno della sua pubblicazione con la notizia del 15 maggio 2021.
In risposta a quesiti specifici sollevati dalle stesse Regioni, il documento individua una sorta di scala di precedenza su cui le stesse dovranno far riferimento nella distribuzione delle dosi per la vaccinazione in ambito lavorativo, compatibilmente con la disponibilità di vaccini.
Si tratta, in realtà, di una “gerarchia nella gerarchia” dal momento che l’INAIL ricorda che in ogni caso “l’intera campagna vaccinale viene attuata secondo principi di priorità finalizzati alla tutela delle persone più vulnerabili al virus per età e/o stato di salute o per rischio di esposizione al contagio”.
Le attività lavorative, quindi, vengono suddivise in tre macro gruppi per classe di priorità in base ai codici ATECO e inseriti all’interno di una tabella che, in buona sostanza, prende in considerazione da una parte le caratteristiche specifiche della prestazione della categoria lavorativa, dall’altra il numero di lavoratori già vaccinati ad essa appartenenti.
In altri termini, rimangono con “priorità 1” alcuni settori evidenziati come quelli degli operatori sanitari, dell’istruzione, delle forze dell’ordine e della difesa, già vaccinati o in corso di vaccinazione ma, al contempo, viene attribuita la stessa priorità agli impiegati nel commercio al dettaglio in ambito alimentare i quali, non solo sono fortemente a rischio per la prestazione svolta, ma presentano una bassissima percentuale di vaccinati.
Stesso discorso viene fatto per i lavoratori che svolgono attività di raccolta, trattamento o smaltimento di rifiuti, o attività di servizi di ristorazione i quali, secondo l’analisi effettuata dall’Istituto, sono tra i settori più a rischio.
Il documento tecnico operativo dell’INAIL e l’adesione singola o aggregata
Il nuovo documento riporta anche il modulo che deve essere utilizzato per la presentazione del piano di vaccinazione aziendale al quale possono aderire anche più imprese contemporaneamente.
Era stato il protocollo firmato lo scorso 6 aprile, infatti, a dare la possibilità ai datori di lavoro interessati di aderire alla campagna vaccinale singolarmente o in forma aggregata e indipendentemente dal numero di lavoratori occupati che scelgono volontariamente di sottoporsi a vaccinazione.
Si ricorda, poi, che in alternativa alla modalità della vaccinazione diretta, il protocollo permette di stipulare, anche tramite le associazioni di categoria di riferimento, convenzioni con strutture sanitarie private in possesso dei requisiti per la vaccinazione
Infine, sia se si tratti di vaccinazione diretta in azienda, sia in caso di ricorso ad una struttura sanitaria convenzionata, l’Istituto rammenta che i costi sono a carico delle aziende, ad esclusione della fornitura dei vaccini, dei dispositivi per la loro somministrazione e degli strumenti formativi e per la registrazione delle vaccinazioni, che, invece, risultano in capo al Servizio sanitario regionale.
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