Il Decreto Lavoro ha introdotto un nuovo taglio del cuneo fiscale e contributivo, ma per gli effetti in busta paga bisogna ancora attendere: diversamente dalle previsioni iniziali, gli aumenti per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti con una retribuzione fino a 35.000 euro arriveranno solo a partire dalla seconda metà dell'anno
Le novità sul taglio del cuneo fiscale, che determina degli aumenti sugli stipendi, sono state introdotte dal Decreto Lavoro approvato nella data simbolica del 1° maggio 2023.
Rispetto a quanto aveva anticipato il Governo nelle settimane precedenti, però, c’è una differenza importante: l’esonero contributivo previsto dal DL n. 48 del 2023 si applica a partire da luglio e non già da maggio.
La busta busta delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti che già beneficiavano delle misure previste dall’ultima Legge di Bilancio, cambia ancora ma solo dalla seconda metà dell’anno.
“Tagliamo il cuneo contributivo di quattro punti percentuali e questo taglio si somma a quello che avevamo già fatto nella precedente legge di bilancio. Così oggi, e fino alla fine di quest’anno, noi abbiamo un taglio del cuneo contributivo di 6 punti percentuali per chi ha redditi fino a 35.000 euro e addirittura di 7 punti percentuali per i redditi più bassi, fino a 25.000 euro.”
Sono queste le parole usate dalla premier Giorgia Meloni nel videomessaggio diffuso dopo il Consiglio dei Ministri per descrivere il “più importante dei provvedimenti” inseriti nel Decreto Lavoro.
Rispetto alle anticipazioni, quindi, il Governo ha fatto delle scelte diverse:
- il taglio del cuneo fiscale arriva più tardi: era previsto da maggio;
- la percentuale dell’esonero contributivo è di gran lunga più alta delle aspettative.
D’altronde le risorse a disposizione sono una coperta corta e la regola vale anche per il “tesoretto” di oltre 4 miliardi che l’Esecutivo ha scelto di investire in questa misura.
Taglio del cuneo fiscale: la busta paga cambia ancora, ma solo dalla seconda metà dell’anno
Prima di scendere nel dettaglio delle novità in arrivo con il Decreto Lavoro, il DL n. 48/2023, vale la pena soffermarsi sul concetto di cuneo fiscale per comprendere la portata delle misure in campo.
Con questa definizione si fa riferimento alla totalità di imposte e contributi dovuta sia dal datore di lavoro che dalla lavoratrice o dal lavoratore sulla retribuzione: la sua percentuale, quindi, determina il costo del lavoro per l’impresa e l’importo che effettivamente viene riconosciuto in busta paga.
Secondo gli ultimi dati OCSE, pubblicati con il report Tax Wedges 2023 con il 45,9 per cento l’Italia rientra nella rosa dei cinque paesi che registrano una percentuale più alta. Ed è per questo che il tema è sempre al centro del dibattito sulle misure di Fisco e Lavoro.
Il Governo Meloni, seguendo la scia degli interventi introdotti lo scorso anno dall’Esecutivo guidato da Draghi, con la Legge di Bilancio 2023 ha effettuato un primo taglio del cuneo fiscale per quest’anno prevedendo un esonero contributivo che riguarda la quota dovuta dai lavoratori e dalle lavoratrici dipendenti:
- pari al due per cento in caso di retribuzione imponibile non superiore ai 2.692 euro al mese, e quindi 35.000 euro annui;
- pari al tre per cento per chi resta, invece, sotto la soglia dei 1.923 euro mensili, cioè 25.000 euro annui.
Con il Decreto Lavoro, approvato nel Consiglio dei Ministri del 1° maggio 2023, si prevede un ulteriore taglio di 4 punti percentuali, che si somma la precedente, “per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 (con esclusione della tredicesima mensilità)”, come indicato nel comunicato stampa del Governo.
“È una scelta della quale io vado profondamente fiera. Aumenti che possono arrivare anche a 100 euro per i lavoratori con i redditi più bassi in un momento nel quale l’inflazione galoppa e il costo della vita aumenta.”
Ha sottolineato Giorgia Meloni nel suo videomessaggio del 1° maggio.
Da quando e per chi cambia la busta paga con il taglio del cuneo fiscale inserito nel Decreto Lavoro 2023
Dal punto di vista pratico le novità sul cuneo fiscale inserite nel Decreto Lavoro si traducono in un ulteriore aumento in busta paga per tutte le lavoratrici e per tutti i lavoratori che in questi mesi hanno potuto già beneficiare dell’esonero contributivo del 2 o del 3 per cento.
L’importo aggiuntivo di cui parla Meloni, 100 euro, va letto in questa ottica. Secondo un’analisi pubblicata nei giorni successivi all’approvazione della misura dal quotidiano Il Sole 24 Ore, con le ultime novità l’incremento complessivo:
- sarà pari a 96 euro al mese per i lavoratori con una retribuzione fino a 25.000 euro;
- 99 euro al mese per i lavoratori con una retribuzione fino a 35.000 euro.
In questa cifra va già considerato l’aumento previsto dalla Legge di Bilancio: in altre parole il taglio del cuneo fiscale del Decreto Lavoro garantirà un beneficio, nuovo e aggiuntivo rispetto al precedente, di circa 50 euro.
Gli effetti saranno visibili a partire dal periodo di paga di luglio, e quindi nella maggior parte dei casi con lo stipendio che si riceve ad agosto, e fino alla fine dell’anno. Ma l’ulteriore esonero non toccherà la tredicesima.
Nel frattempo il capitolo non si chiude con la fine dell’anno: la necessità di ridurre il cuneo fiscale sarà attuale anche nel 2024 ma per risolverla, anche in futuro, serviranno nuove risorse. Tra Legge di Bilancio e Decreto Lavoro, il taglio contributivo per il 2023 ha un valore complessivo di quasi 10 miliardi di euro.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Taglio del cuneo fiscale nel Decreto Lavoro 2023: da quando e per chi cambia la busta paga?