Mentre il Governo sta preparando un nuovo taglio del cuneo fiscale, che potrebbe trovare spazio del Decreto 1° maggio per garantire aumenti in busta paga già dal prossimo mese, dall'OCSE arrivano i dati relativi all'anno scorso: il costo del lavoro italiano resta tra i più alti
Ottenendo in questi giorni il via libera del Parlamento sul maggior deficit di 3,5 miliardi, il nuovo taglio del cuneo fiscale potrebbe trovare spazio già nel Decreto Lavoro, che dovrà essere approvato nella giornata del 1° maggio, così da garantire degli aumenti in busta paga fino a dicembre.
Ridurre il costo del lavoro in Italia è un’esigenza sempre attuale, e lo dimostrano i dati pubblicati dall’OCSE il 25 aprile 2023 che ci pongono tra i 5 paesi con il carico fiscale più alto.
Verso nuovi aumenti in busta paga, il taglio del cuneo fiscale nel Decreto Lavoro? Prima il voto del Parlamento
Camera e Senato sono chiamate a esprimersi sul Documento di Economia e Finanze 2023 e sull’annessa Relazione per dare il via libera all’impiego delle risorse da investire in un ulteriore taglio del cuneo fiscale proprio tra oggi e domani, 26 e 27 aprile.
In ballo ci sono nuovi aumenti in busta paga per le lavoratrici e i lavoratori che già beneficiano della decontribuzione prevista dalla Legge di Bilancio.
I dettagli che determineranno nuovi aumenti in busta paga dal prossimo mese fino a dicembre non sono stati ancora definiti, ma potrebbero trovare spazio nel Decreto Lavoro del 1° maggio a cui il Governo sta lavorando.
Ma il Ministro dell’Economia e delle Finanze si mostra ottimista. Il taglio potrebbe essere di un punto aggiuntivo rispetto, ma anche più intenso: “Perché un punto? Vedremo. Calcoliamo bene, magari anche due per qualcuno”.
Attualmente la decontribuzione prevista per il 2023 riguarda la quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dovuti da lavoratrici e lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, ed è:
- pari al 2 per cento per coloro che hanno una retribuzione fino a 35.000 euro;
- mentre arriva fino al 3 per cento per chi, invece, non supera la soglia dei 25.000 euro.
Verso nuovi aumenti in busta paga, ma il cuneo fiscale italiano è ancora tra i più alti
Il costo dell’intervento messo a punto con la Legge di Bilancio 2023 supera i 4,5 miliardi di euro e agisce sull’intero anno. A questa cifra si aggiungono gli oltre 3 miliardi che il Governo si appresta a stanziare.
Ma intervenire sul cuneo fiscale con un taglio non è mai abbastanza, verrebbe da dire guardando i dati OCSE pubblicati il 25 aprile 2023 con il report Taxing Wages 2023: l’Italia con il valore del 45,9 per cento si posiziona tra i 5 paesi che hanno il costo del lavoro più alto.
Si fa riferimento al 2022, che pure ha potuto contare su misure di decontribuzione prima più lievi e poi più significative.
Con il DL Aiuti bis l’esonero contributivo messo in campo dal Governo Draghi, applicabile in presenza di una retribuzione mensile fino a 2.692 euro, è passata dallo 0,8 per cento al 2 per cento per la seconda parte dell’anno.
Nonostante ciò, la percentuale italiana resta tra quelle più alte: dal 2021 al 2022 è cresciuto il peso della tassazione dell’1,07 per cento, mentre quello della contribuzione è diminuito dello 0,67 per cento.
A determinare il carico complessivo sono le imposte e i contributi dovuti sia dal lavatore o dalla lavoratrice che dal datore di lavoro.
Questo nuovo taglio, atteso nel Decreto Lavoro del 1° maggio in caso di via libera allo scostamento da parte del Parlamento, agirà sulla parte dovuta dai lavoratori e dalle lavoratrici così da garantire nuovi aumenti in busta paga.
Il nodo del carico fiscale e contributivo sul lavoro, però, non si scioglie neanche con le misure in cantiere: le decontribuzioni approvate in questi due anni hanno sempre avuto una data di scadenza, la scelta di confermare i tagli e la necessità di trovare sempre nuove risorse resta sempre attuale.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Il cuneo fiscale italiano resta tra i più alti: verso una nuova decontribuzione per garantire aumenti in busta paga