Studi di settore addio: dal 2017 arrivano gli indicatori di fedeltà fiscale o compliance. Ecco cosa sono e come funzionano.
Gli studi di settore sono uno strumento di accertamento fiscale, utilizzato, nel corso di questi anni in sede di dichiarazione dei redditi, dall’Agenzia delle Entrate, per ricostruire, attraverso un insieme di dati, il reddito prodotto dal contribuente.
Tuttavia questo strumento utilizzato per “misurare” ricavi e compensi di oltre 3,5 milioni di imprese e professionisti è destinato all’abolizione. Sarà infatti sostituito con gradualità con indicatori di fedeltà fiscale o compliance che forniranno il grado di affidabilità del contribuente.
E’ questa l’ultima ed importante novità annunciata del ministero dell’Economia e delle Finanze che verrà inserita nella Legge di Bilancio 2017. L’abolizione degli studi di settore sarà poi accompagnata da un decreto ministeriale che porterà all’addio dello strumento statistico già a partire dal 2017.
Ecco allora, tutto quello che c’è attualmente da sapere in merito agli studi di settore ed alle relative novità previste dalla Finanziaria 2017.
Cosa sono gli studi di settore
Gli studi di settore rappresentano uno strumento di accertamento fiscale che il Fisco utilizza per rilevare i parametri fondamentali per ricostruire il reddito di professionisti e imprese. Con gli studi di settore viene raccolta una ampia base di dati economico-contabili che consentono di verificare le capacità reddituali dell’azienda e/o del professionista.
Introdotti con il Decreto Legge 331/1993 convertito nella Legge 427/1993, gli studi di settore vengono applicati ai soggetti che svolgono attività imprenditoriali, artistiche e professionali ovvero imprenditori e lavoratori autonomi. Per questi soggetti è previsto l’obbligo di presentare, contestualmente alla dichiarazione dei redditi, un modello con cui comunicare i dati contabili ed extracontabili utili ai fini degli studi di settore.
Gli studi di settore sono suddivisi in quattro aree cui corrispondono i settori principali del sistema economico italiano (tra parentesi i primi due caratteri della serie che consente di raccordare ciascun codice delle attività economiche allo studio di settore relativo):
- Servizi (TG, UG, VG);
- Commercio (TM, UM, VM);
- Manifatture (UD, VD);
- Professionisti (TK, UK, VK).
Dal punto di vista procedimentale, gli studi di settore dividono le imprese in gruppi omogenei, i cosiddetti «cluster», in base ad una pluralità di fattori quali l’organizzazione, l’area di mercato, il tipo di clientela, ecc.
Sulla base dei dati derivanti da tale elaborazione, gli studi di settore consentono l’individuazione di una relazione matematica tra le caratteristiche dell’attività e il livello presunto di ricavi o compensi.
Le novità in materia di studi di settore per il 2017
Sicuramente, le critiche mosse nei confronti degli studi di settore in questi ultimi anni, hanno accelerato il processo di revisione che sarà messo in atto dal 2017. Lo strumento statistico degli studi di settore, utilizzato dal fisco per calcolare il gettito fiscale di lavoratori autonomi, imprese e giovani professionisti, complice i recenti e ormai stabili periodi di recesso economico e di instabilità, ha fatto emergere quanto questi siano inadeguati e obsoleti nel rapportarsi con la reale situazione economica e con il veritiero e conclamato stato di crisi che tutte le imprese e professionisti stanno attraversando.
E’ la Legge di Bilancio 2017 che ufficializzerà l’abolizione degli studi di settore. Questi ultimi verranno pertanto sostituiti con un nuovo strumento di accertamento per i redditi e di calcolo dell’importo da versare all’erario. Questo nuovo strumento sarà dato dagli indicatori di affidabilità o fedeltà fiscale o compliance che sostituiranno gli studi di settore già dal 1° gennaio 2017.
Prima dell’entrata in vigore bisognerà però attendere l’emanazione di un apposito decreto da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Non appena approvato il decreto ministeriale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, gli studi di settore saranno quindi gradualmente sostituiti dagli indicatori di compliance, che verranno utilizzati per stabilire il grado di affidabilità del contribuente. I dati sull’attività imprenditoriale saranno racchiusi in una vera e propria Pagella per l’imprenditore.
Indicatori di fedeltà fiscale o compliance: come funzionano?
L’indicatore di compliance è un dato sintetico che consentirà di stabilire, su una scala da uno a dieci, quale è il grado di affidabilità del contribuente. Il grado di affidabilità sarà una sorta di pagella dell’imprenditore: quanto più elevato sarà, tanto più potrà accedere ad un particolare ed esclusivo sistema premiale, che prevede oggi, tra l’altro, un percorso accelerato per i rimborsi fiscali, l’esclusione da alcuni tipi di accertamento e una riduzione del periodo di accertabilità.
Il nuovo indicatore sarà articolato in base all’attività economica svolta in maniera prevalente, con la previsione di specificità per ogni attività o gruppo di attività. Verrà costruito sulla base di una metodologia statistico-economica innovativa che prende in considerazione diversi elementi:
- gli indicatori di normalità economica (finora utilizzati per la stima dei ricavi) diventeranno indicatori per il calcolo del livello di affidabilità;
- invece dei soli ricavi saranno stimati anche il valore aggiunto e il reddito d’impresa;
- il modello di regressione sarà basato su dati panel (8 anni invece di 1) con più informazioni e stime piu’ efficienti;
- il modello di stima coglierà l’andamento ciclico senza la necessità di predisporre ex-post specifici correttivi congiunturali (correttivi crisi);
- una nuova metodologia di individuazione dei modelli organizzativi consentirà la tendenziale riduzione del numero, una maggiore stabilità nel tempo e assegnazione piu’ robusta al cluster.
Al singolo contribuente saranno comunicati, attraverso l’agenzia delle Entrate, il risultato dell’indicatore sintetico e le sue diverse componenti, comprese quelle che appaiono incoerenti. In questo modo il contribuente sarà stimolato ad incrementare l’adempimento spontaneo e incentivato a interloquire con l’agenzia delle Entrate per migliorare la sua posizione sul piano dell’affidabilità.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Dagli studi di settore agli indici di fedeltà fiscale o compliance