La spesa INPS per le pensioni ha superato i 300 milardi di euro nel 2023. Un aumento del 7,4 per cento rispetto all'anno precedente. Il Sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha evidenziato la necessità di una riforma delle pensioni stabile, che punti anche sul secondo pilastro
Serve una riforma delle pensioni stabile e che punti molto sul secondo pilastro della previdenza.
A sottolinearlo è il Sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, intervenuto alla presentazione del Rendiconto generale 2023 dell’INPS.
La spesa previdenziale ha raggiunto i 304 miliardi di euro nel 2023 e i numeri su demografia e occupazione spingono verso la necessità di cambiamenti importanti.
Pensioni, spesa INPS oltre i 300 miliardi nel 2023. Durigon: “serve una riforma stabile”
Il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV) dell’INPS ha presentato oggi, 16 luglio, nella sede di Palazzo Wedekind a Roma, il Rendiconto generale 2023.
Il bilancio 2023 dell’Istituto si chiude con un saldo della gestione finanziaria di competenza di 12,1 miliardi di euro, con un risultato economico di esercizio positivo per 2,06 miliardi e con un avanzo patrimoniale netto che passa da 23,22 a 29,78 miliardi di euro.
All’ordine del giorno anche il tema della previdenza, strettamente legato ai numeri sull’occupazione e demografici, con le possibili linee di indirizzo per il prossimo futuro.
La spesa complessiva dell’INPS per le pensioni sostenuta nel 2023 è pari a 304,14 miliardi di euro con un aumento del 7,4 per cento rispetto al 2022, pari a 20,89 miliardi.
Un incremento, spiega l’INPS, dovuto quasi per intero alla rivalutazione delle pensioni a fronte dell’impennata inflazionistica registrata nel 2022.
Le pensioni liquidate complessivamente lo scorso anno sono state 837.399 rispetto alle 876.024 dell’anno precedente.
Al di fuori della previdenza, da sottolineare la riduzione della spesa per il sostegno al reddito, pari a 7,6 miliardi, dovuta in particolare alla mancata proroga dei bonus 150 e 200 euro, e l’incremento della spesa per l’assegno unico, arrivata a arrivata a 18,24 miliardi. Le spese per l’inclusione sociale, invece, sono rimaste sostanzialmente invariate ma con un calo di 1,35 miliardi per Reddito e pensione di cittadinanza e un aumento di 1,08 miliardi per le prestazioni di invalidità civile.
Un rendiconto, ha sottolineato Pierangelo Albini (Coordinatore Commissione economico-finanziaria CIV), dal quale emerge la “necessità di affrontare il nostro futuro con lungimiranza, responsabilità e prudenza”.
“Il nostro sistema di welfare è stato pensato in anni molto diversi da quelli che viviamo oggi: in un contesto di crescita economica che non assomiglia neanche lontanamente, purtroppo, a quella di oggi e soprattutto in un contesto anche di società ed economico molto più stabile di quello che abbiamo oggi.
Una responsabilità politica che chiede in qualche modo un salto culturale rispetto ai temi del welfare.”
Riforma pensioni, Durigon: più flessibilità in uscita e potenziare il secondo pilastro
Sul tema delle pensioni è inevitabile il discorso legato alla riforma del sistema previdenziale. I dati mostrano che gli occupati in Italia sono circa 24 milioni (il 62 per cento); c’è stato un importante calo della disoccupazione, anche se per i giovani il livello resta troppo alto.
In questo contesto, ha sottolineato il Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon nel corso del suo intervento, è positivo: “perché significa che c’è ancora possibilità di espansione e crescita rispetto alla media europea”.
“Dobbiamo trovare le modalità in questi anni per fare una riforma pensionistica che possa dare flessibilità in uscita ma nello stesso tempo garantire l’efficienza del lavoro.”
Per farlo, evidenzia Durigon, è necessario dare forza e gambe al sistema pensionistico con il secondo pilastro, cioè quello della previdenza complementare.
“Il pensiero principale deve essere sui giovani. Devono costruire il loro sistema pensionistico e dobbiamo dare loro la facoltà di coprire i buchi previdenziali.”
Inevitabile, quindi, intervenire anche per potenziare l’efficienza del lavoro, ad oggi troppo caratterizzato da precarietà e basse retribuzioni.
Altro aspetto fondamentale, evidenzia Durigon, è la flessibilità in uscita, non per tutti, ma bene indirizzata.
“Bisogna capire come indirizzare una flessibilità in uscita alle persone. Dobbiamo dare una flessibilità che possa essere adeguata alla sostenibilità di cui oggi abbiamo bisogno in questo Paese.”
Per avvicinare di più i giovani alla forma previdenziale, conclude Durigon, “bisogna fare un’informazione che faccia capire ai giovani come è importante costruirsi il proprio futuro pensionistico. Da parte del Governo ci sarà attenzione per una riforma che darà respiro e flessibilità al Paese”.
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