Analisi dei vantaggi fiscali e previdenziali derivanti dall'adesione ai fondi pensioni
In questi giorni è tornato in auge il tema dei fondi pensione, soprattutto per effetto della proposta di legge contenuta nella Manovra di Bilancio 2025 e contenente la regola del silenzio assenso sul TFR.
In altra parole, nei primi sei mesi del 2025, qualora questa norma passasse così com’è, lavoratrici e lavoratori italiani dovrebbero optare obbligatoriamente tra:
- lasciare il TFR in azienda;
- destinare il TFR a un fondo pensione.
Attenzione: nel caso in cui non si optasse per nessuna delle due opzioni il TFR verrebbe automaticamente destinato a un fondo pensione, individuato dal CCNL di riferimento dell’azienda.
Le forme pensionistiche complementari sono ancora poco sviluppate in Italia, per tutta una serie di ragioni storiche, culturali e legali.
Tuttavia, andare in pensione sembra per molti, giovani e meno giovani, un traguardo difficile da raggiungere e comunque lontano nel tempo.
Chi oggi conclude gli studi e si affaccia sul mondo del lavoro potrebbe considerarlo addirittura una chimera: i primi lavori, spesso precari e mal retribuiti, non consentono di pianificare il futuro con ottimismo e pensare alla pensione.
Le regole vigenti non sembrano poi essere d’aiuto: dopo il 1995, anno di entrata in vigore della riforma Dini e del sistema di calcolo contributivo, il rischio di non riuscire a mantenere, una volta lasciato il lavoro, un livello di vita dignitoso sembra diventato concreto.
Le prospettive pensionistiche dei lavoratori sono aggravate anche dalle condizioni economiche e sociali del Paese: il calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione degli ultimi anni fanno sì che, in futuro, sempre meno giovani entreranno nel mondo del lavoro e pagheranno i contributi necessari a finanziare il numero sempre crescente di pensioni.
La sostenibilità del sistema previdenziale pubblico sembra dunque a rischio e questo ha provocato negli ultimi anni la crescita della previdenza complementare.
I Fondi pensione sono visti da molti come un’ancora di salvezza, in un contesto sociale e previdenziale sempre più incerto.
Vediamo dunque cosa è il Fondo pensione, perché e in quali casi conviene.
Fondo pensione: cos’è, come funziona e quando conviene
Nato con la riforma del 1993 (D.Lgs 124/1993) e modificato dal Decreto Legislativo 252 del 2005, il Fondo pensione serve ad integrare la pensione pubblica pagata dall’INPS.
Si tratta di un fondo di investimento, caratterizzato da regole diverse di gestione, che consente a chi vi aderisce volontariamente di accumulare un capitale e di avere nel futuro una pensione integrativa.
I risparmi accantonati nel Fondo con versamenti periodici vengono investiti dalle società di gestione sul mercato finanziario in azioni, obbligazioni o titoli di stato, generando un interesse.
Il Fondo pensione offre molti vantaggi fiscali: le somme versate possono essere dedotte dalla dichiarazione annuale dei redditi, fino a un massimo di 5.164 mila euro e generano così un risparmio concreto nelle tasche dei contribuenti.
Inoltre, chi aderisce al Fondo accumula nel tempo un montante che gli viene restituito al momento della pensione sotto forma di capitale o di reddito integrativo mensile.
Chi può aderire al Fondo Pensione
Tutti i cittadini indistintamente possono decidere di aderire volontariamente ad un Fondo pensione.
A differenza del sistema previdenziale pubblico che prevede il pagamento di contributi obbligatori soltanto per chi ha un’occupazione, la previdenza complementare è aperta a tutti: disoccupati o inoccupati, lavoratori dipendenti pubblici o privati, lavoratori con contratti occasionali e atipici, autonomi e liberi professionisti.
Anche i pensionati, purché prima di un anno dalla maturazione del diritto alla pensione pubblica, possono scegliere di aderire.
Come funziona la gestione dei Fondi Pensioni
La gestione del Fondo è svolta da soggetti di diritto privato sottoposti alla vigilanza di Covip, Commissione di Vigilanza sui fondi Pensione.
I contributi versati ogni mese confluiscono su un conto personale dell’assicurato sotto forma di capitale e interessi, al netto di imposte e spese di gestione.
Le somme vengono poi reinvestite in azioni, obbligazioni, titoli di stato e quote di fondi comuni d’investimento, con diversi gradi di rischio.
La durata variabile del piano di accumulo consente, dopo alcuni anni o al termine della vita lavorativa, di scegliere tra la pensione integrativa o la restituzione del capitale investito.
Le diverse tipologie di Fondo pensione
I Fondi pensione possono essere a contribuzione o a prestazione predefinita: nel primo caso sono predeterminati i contributi, nel secondo caso il rendimento e la prestazione.
I fondi pensione a contribuzione predefinita sono destinati solo ai lavoratori dipendenti mentre quelli a prestazione predefinita sono accessibili a tutti i lavoratori, inclusi gli autonomi e i liberi professionisti.
Per i lavoratori dipendenti, il contratto nazionale di lavoro o un accordo tra l’azienda e i dipendenti possono prevedere l’adesione al Fondo in forma collettiva, con un contributo del datore di lavoro aggiuntivo rispetto a quello del lavoratore.
In questo caso, il Fondo Pensione viene definito chiuso perché destinato solo a una categoria lavorativa e accessibile solo su base collettiva.
Nel caso di cambio di status lavorativo, il lavoratore che ha aderito al Fondo chiuso, se rimane senza lavoro o cambia occupazione, può perdere i requisiti partecipativi e la possibilità di contribuire.
Mantiene comunque la facoltà di riscatto del capitale già maturato, con una trattenuta fiscale del 23 per cento, o di sospensione dei pagamenti, continuando a pagare soltanto i costi di gestione. In alternativa, può scegliere di trasferire la somma accantonata in altro Fondo pensione, senza oneri fiscali.
Il datore di lavoro che contribuisce al versamento mensile può decidere infine di accantonare la sua quota di contributi, anziché nei Fondi pensione chiusi, nei Piani Individuali pensionistici o nei Fondi pensione aperti e non negoziali, costituiti da banche, assicurazioni, SIM o SGR.
Il pagamento può consistere in un accantonamento periodico dei contributi o del TFR: in particolare, nel settore privato, il TFR, dopo sei mesi dall’assunzione del lavoratore, se questi non manifesta volontà contraria, viene trasferito per silenzio assenso in un Fondo pensione chiuso, aperto o in un PIP (polizza vita individuale).
I vantaggi e i rischi del Fondo Pensione
Trattandosi di un Fondo di investimento, il Fondo Pensione è sottoposto ad una gestione continuativa negli anni che, sulla base di quanto prevede l’articolo 6 del d.lgs. 252/2005, deve essere prudente, diversificata e priva di finalità speculative.
Il fondo pensione non può, inoltre, essere oggetto di fallimento. L’art.15 del D.Lgs 252/2005 prevede, infatti, l’applicazione al fondo, nel caso di difficoltà finanziarie, del regime di amministrazione straordinaria o di liquidazione coatta amministrativa ma non di fallimento.
Il motivo è che si tratta di un sistema a capitalizzazione: a differenza di quanto accade nel sistema previdenziale pubblico, i contributi accantonati nei Fondi Pensione formano una posizione individuale che non può essere utilizzata per finanziare il soggetto gestore.
Nel caso si verifichino problemi finanziari, il fondo non subisce perciò una procedura di fallimento: la CONSIP può revocare l’autorizzazione al Gestore ma le posizioni previdenziali dei lavoratori restano tutelate con il passaggio ad un Fondo diverso, senza penalizzazioni.
Tra i vantaggi concreti del Fondo Pensione, anche la possibilità di scelta per il lavoratore: dopo cinque anni di contribuzione, è possibile in molti casi optare per la liquidazione del 50 per cento del capitale al posto della pensione integrativa oppure richiedere un anticipo del 30 per cento per sostenere spese sanitarie, acquisto della prima casa o interventi di ristrutturazione edilizia (art. 31 legge 457/1978).
Inoltre, se il 70 per cento dell’ammontare accantonato nel tempo, convertito in rendita, non supera la metà dell’assegno sociale erogato dall’INPS, si può chiedere la restituzione integrale del capitale, avendo usufruito negli anni di un risparmio fiscale annuo fino a 5.164,57 euro.
Questo rende i Fondi pensione convenienti anche per i lavoratori che vi aderiscono in tarda età.
Fondi pensione: i vantaggi fiscali
Ma i vantaggi fiscali non finiscono qui.
La tassazione del TFR destinato ai fondi complementari tiene in considerazione la natura di investimento e rischio insita in questa seconda formula.
La tassazione sarà applicata al momento in cui dovrà essere percepito, con un’aliquota agevolata che oscilla tra il 15% e il 9% e che dipende dal numero di anni di partecipazione al fondo.
In particolare, è prevista:
- una riduzione dello 0,30% per ogni di anno di adesione oltre il 15esimo anno;
- un’aliquota minima del 9%.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Fondo pensione: come funziona e perché iscriversi