Dalla nuova IRPEF, in cerca di equilibrio, al concordato in continua evoluzione, lettrici e lettori bocciano le novità della riforma fiscale approvate nei primi due anni di lavori

Il Fisco è alla ricerca di una nuova identità che, però, fa fatica a costruire. E a sottolinearlo sono anche i lettori e le lettrici che hanno partecipato al sondaggio su un primo bilancio dei lavori di riforma fiscale: la maggior parte boccia le novità messe in campo.
Dal calcio d’inizio, con il Consiglio dei Ministri del 16 marzo 2023 che ha approvato il disegno di legge delega, ad oggi sono passati poco più di due anni.
A parte qualche momento di pausa, l’approvazione dei provvedimenti di modifica della normativa tributaria ha avuto ritmi serrati. Ma a pochi mesi dalla chiusura dei lavori, che è prevista per il 29 agosto 2025, siamo ancora lontani da una riforma “epocale, strutturale e organica” annunciata dalla premier Meloni.
Riforma fiscale bocciata: se si guarda all’IRPEF, il risultato non stupisce
Dopo due anni e 15 decreti legislativi dalle affermazioni della presidente del Consiglio dei Ministri, la sensazione è proprio quella opposta. In molti casi i lavori di riforma hanno complicato il sistema, sono entrate in cortocircuito, sono rimaste incomplete.
Qualche esempio? L’IRPEF permette di fare un’ottima sintesi delle difficoltà emerse nel cantiere del nuovo Fisco.
Il decreto legislativo, che ha inaugurato ufficialmente i lavori di revisione del sistema tributario, ha impostato un sistema di calcolo su tre aliquote e scaglioni solo per un anno, prevedendo l’applicazione delle vecchie regole per la determinazione degli acconti per gli anni 2024 e 2025.
Ma con la conferma strutturale del calcolo su tre aliquote arrivata con la Legge di Bilancio 2025 si è creato un cortocircuito tra vecchie e nuove regole, che determina la necessità di intervenire con un decreto ad hoc.
Il quadro si è fatto sempre più complesso, anche con le ultime novità sul calcolo delle detrazioni approvato con la Manovra: lo stesso Ufficio Parlamentare di Bilancio ha sottolineato la difficoltà per i cittadini e le cittadine di sapere quanto si paga effettivamente di IRPEF.
Ma non solo: nonostante gli interventi sull’imposta abbiano rappresentato il debutto dei lavori di riforma fiscale, lo stesso sistema di calcolo è ancora alla ricerca di un equilibrio tra le promesse e le possibilità di intervento.
Il ceto medio resta in attesa di un taglio che doveva arrivare già per il 2025, ma è stato rimandato. E a inizio anno mentre il responsabile economico di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Finanze della Camera Marco Osnato annunciava una riduzione in arrivo “nell’uovo di Pasqua”, il viceministro e padre della riforma Maurizio Leo non si sbilanciava sui tempi.
Le speranze erano state riposte tutte sul concordato preventivo che, però, non ha avuto il successo atteso. Servivano almeno 2,5 miliardi di euro per agevolare i contribuenti nella fascia di reddito tra 28.000 euro e 50.000 euro per tagliare la seconda aliquota dal 35 al 33 per cento o per estendere il secondo scaglione fino a 65.000 euro.
Riforma fiscale bocciata: anche il concordato ha una storia complicata
Il patto con il Fisco, che allo stesso modo rientra nel cantiere della riforma fiscale, non ha dato i frutti sperati. Ma l’esito era prevedibile: a due settimane dalla scadenza per l’adesione, fissata al 31 ottobre 2024 poi prorogata a metà dicembre, il Governo continuava a intervenire sulle regole.
La novità del concordato preventivo biennale è stata annunciata dalla premier Meloni nella conferenza stampa del 3 novembre 2023 come uno strumento che “aumenta la collaborazione con il fisco e rappresenta un segno di fiducia dello Stato verso i contribuenti perché con l’adesione al concordato preventivo il contribuente viene liberato dagli accertamenti per i successivi due anni”.
Ma la fiducia si costruisce anche sulla chiarezza delle regole in campo e, dopo quasi un anno e mezzo, il quadro normativo del patto tra partite IVA e Agenzia delle Entrate è ancora in evoluzione: nel Consiglio dei Ministri del 13 marzo sono stati approvati gli ultimi correttivi.
Senza dubbio l’operazione di costruzione di un nuovo Fisco è delicata e, se necessario, serve anche un lavoro di scrittura e di riscrittura.
Ma se l’intenzione iniziale era quella di tracciare un quadro organico di regole, non stupisce che il 72 per cento di lettori e lettrici bocci le novità della riforma fiscale approvate fino a questo momento, percentuale che sale all’83 per cento tra i partecipanti al sondaggio tramite Linkedin.
Riforma fiscale tra novità in stand by e promesse da mantenere
E nella valutazione complessiva di questi primi due anni di lavori, oltre a ciò che è stato fatto, bisogna considerare tutto quello che è rimasto in stand by o che non è stato ancora messo in cantiere.
Per vedere concretizzate le novità della riforma fiscale servono diversi passaggi:
- dopo l’approvazione del decreto legislativo di modifica della normativa in Consiglio dei Ministri;
- il testo deve, poi, ottenere il parere delle Commissioni parlamentari;
- e successivamente essere approvato di nuovo in via definitiva dal Governo;
- in alcuni casi le novità non sono autoapplicative, ma necessitano di un ulteriore passaggio burocratico per essere concretizzate: nell’ultima fase deve essere, ad esempio, il Ministero dell’Economia o l’Agenzia delle Entrate ad approvare le novità.
E nella valutazione complessiva di questi primi due anni di lavori, oltre a ciò che è stato fatto, bisogna considerare tutto quello che è rimasto in stand by o che non è stato ancora messo in cantiere.
Per vedere concretizzate le novità della riforma fiscale servono diversi passaggi:
- dopo l’approvazione del decreto legislativo in Consiglio dei Ministri,
- il testo deve ottenere il parere delle Commissioni parlamentari;
- poi essere approvato di nuovo in via definitiva dal Governo;
- in alcuni casi le novità non sono autoapplicative, ma necessitano di un ulteriore passaggio burocratico per essere concretizzate: può essere richiesto, ad esempio, al Ministero dell’Economia o all’Agenzia delle Entrate di definire tempi, modalità e istruzioni.
In alcune fasi, l’approvazione dei decreti legislativi e il via libera sui provvedimenti attuativi hanno seguito due velocità diverse. E, nell’ultimo monitoraggio periodico condotto dalla redazione a metà marzo, risultavano ancora 34 testi da approvare per rendere concrete tutte le novità della riforma fiscale.
Aspetto ancora più delicato, se si considera che l’attuale scadenza dei lavori di riforma è fissata al 29 agosto 2025, riguarda i capitoli che non sono stati ancora aperti come l’IVA o i tributi locali o le promesse non ancora mantenute.
Qualche esempio? Sempre guardando all’IRPEF, l’articolo 5 della legge delega parla di una imposta sostitutiva sulle tredicesime mensilità o anche di agevolazioni fiscali per gli under 35 che, per ora, restano solo delle buone intenzioni.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Dalla revisione dell’IRPEF alle correzioni del concordato, riforma fiscale bocciata