INPGI, la necessità di una riforma per salvare le casse dell'Istituto. Allargare la platea di iscritti includendo anche i comunicatori del web, la strategia che si prospetta.
INPGI, Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, la necessità di una riforma per salvare la cassa, che registra entrate sempre più esigue e risente in maniera forte della crisi dell’editoria. Allargare la platea includendo anche i comunicatori del web, che ora sono iscritti all’INPS: potrebbe essere questa la strategia per arginare il problema.
Lo ha ribadito Claudio Durigon, sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, durante un confronto sulle casse di previdenza dei professionisti all’interno dell’evento Verso un Festival del Lavoro, serve agire subito: l’idea è quella di inserire nella conversione in Legge del Decreto su reddito di cittadinanza e pensioni, un provvedimento dedicato, o in ogni caso agire alla prima occasione utile.
La Lega aveva già provato a inserire un emendamento per riformare il sistema contributivo di comunicatori del web e giornalisti nella Legge di Bilancio 2019. Ma sul punto ancora non si è arrivati a un accordo. E nei mesi scorsi il presidente INPS Tito Boeri, che ha appena concluso il suo mandato, aveva posto il suo veto.
INPGI, una riforma per allargare la platea e salvare la cassa
Nel 2017 l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani ha perso 134 milioni e 865 lavoratori attivi, che porta il numero totale a 15.011, con una flessione del 5,45% rispetto allo stesso dato del 2016.
L’emorragia dell’INPGI non è facilmente sanabile, se non con un aiuto esterno. Basti pensare che il divario tra entrate e uscite per le casse dell’INPGI continua ad aumentare: da un lato si registrava nel 2017 una contribuzione Invalidità Vecchiaia e Superstiti corrente in calo del 2,33% rispetto al 2016, e dal’altro un aumento della spesa per le pensioni IVS pari nel 2017 a 511 milioni di euro con un incremento del 5,19%.
Nella nota che ha accompagnato la pubblicazione del bilancio, ad aprile 2018, la presidente Marina Macelloni ha parlato di una vera e propria emergenza:
Il dato chiave per analizzare questa dinamica è quello dei rapporti di lavoro: -889 nel 2017. Negli ultimi cinque anni, un tempo tutto sommato limitato, la categoria ha perso quasi 3.000 lavoratori attivi che oggi quindi sono poco più di 15.000. A questo si aggiunga che nel 2017 sono stati erogati ai colleghi circa 7.000 trattamenti a titolo di ammortizzatori sociali; ciò ha comportato una spesa a titolo di indennità di 24,2 milioni che, seppur in calo rispetto al 2016, rappresenta comunque per l’Ente una voce rilevante.
La soluzione che si sta prospettando per arginare l’emorragia è uno spostamento dei lavoratori che operano nel campo della comunicazione web dall’INPS all’INPGI.
INPGI, la strada verso una riforma per salvare la cassa
La Lega ha già provato a salvare le casse dell’INPGI con un emendamento alla Legge di Bilancio 2019, presentato prima alla Camera e poi al Senato in una versione ancora più estesa.
La proposta prevedeva in prima battuta l’obbligo di iscrizione all’INPGI per tutti i soggetti che svolgono attività di comunicatore professionale, nel pubblico e nel privato, a partire dal 1° gennaio 2019.
Obbligo, poi, proposto anche per tutti coloro che svolgono attività, “anche di natura tecnico-informatica, inerente la produzione, il confezionamento o la fruibilità di contenuti a carattere informativo diffusi sul web o su altro canale multimediale”.
La soluzione prospettata dalla Lega per intervenire sulle perdite dell’INPGI non aveva incontrato il favore di Tito Boeri, nei suoi ultimi mesi di presidenza all’INPS. Intervistato da Fabio Fazio, durante la trasmissione Che tempo che fa aveva detto:
“Si vorrebbe fare uno scippo di contribuenti all’Inps per finanziare alcune casse private. Prendiamo quella dei giornalisti: ecco lì non hanno contributi sufficienti per pagare le prestazioni e si vuole spostare alcune persone che stanno pagando i contributi all’Inps all’Inpgi”.
Un commento che aveva generato subito la reazione di UILPA CeC - Cordinamento Enti e Casse e aveva definito, in una nota, il passaggio di contribuenti da un Istituto all’altro il frutto di un “processo di naturale evoluzione della professione dell’informazione e della comunicazione che tende a salvaguardare la finanza pubblica mantenendo nell’alveo del naturale ente di previdenza, cioè l’Inpgi, i circa 25.000 comunicatori”.
Ma la Legge di Bilancio aveva altre priorità e l’emendamento non è stato approvato. Alla prima occasione utile, il Decreto Legge su reddito di cittadinanza e pensioni, però la proposta è tornata in Parlamento.
Con un emendamento presentato dagli onorevoli di Forza Italia Andrea Cangini, Domenico De Siano e Vincenzo Carbone si ripropone l’ampliamento della platea di iscritti all’INPGI a partire dal 1° gennaio 2020 ai comunicatori del web, compresi quelli che operano con prestazioni di lavoro autonomo, anche rese in forma di collaborazione coordinata e continuativa.
Un’operazione che dovrebbe essere poi seguita dall’elaborazione di un apposito bilancio tecnico attuariale da consegnare entro il 1° giugno 2021 ai Ministeri vigilanti.
Il decreto è stato approvato oggi al Senato e, anche in questo caso, l’emendamento è stato respinto.
L’emorragia dell’INPGI richiede una soluzione e la strategia delineata, che di fatto è uno spostamento della platea di iscritti dalla cassa previdenziale dello stato a quella privata, sarà riproposta ancora.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: INPGI, una riforma per allargare la platea di iscritti e salvare la cassa