È stato presentato alla Camera il XXII rapporto annuale INPS sulle prestazioni erogate dall’Istituto. Tra i vari temi anche quello dell'inflazione e degli effetti sulle famiglie. Per i nuclei poveri il valore ha toccato il 15 per cento, in parte contrastato dall'aumento dell'occupazione. La perdita di reddito reale maggiore è stata subita dalle famiglie di pensionati
I dati del XXII rapporto annuale dell’INPS forniscono anche una panoramica degli effetti dell’inflazione sulle famiglie italiane nel 2022.
L’aumento dei prezzi, però, ha avuto un impatto diverso sui redditi delle famiglie di lavoratori rispetto a quelli dei nuclei composte da pensionati.
Nonostante questi ultimi abbiano potuto beneficiare degli interventi messi in campo dal Governo con il decreto aiuti bis, cioè l’aumento delle pensioni e la rivalutazione erogata in anticipo, sono stati i più penalizzati, con una riduzione del salario reale fino al 10 per cento.
Le famiglie di lavoratori, invece, hanno potuto beneficiare degli effetti della crescita occupazionale che ha contribuito a contrastare gli effetti dell’inflazione.
Famiglie e lavoro: l’occupazione contrasta l’inflazione, i più colpiti sono i nuclei di pensionati. I dati INPS
Nella mattinata del 13 settembre 2023 presso la Camera si è tenuta la presentazione del XXII Rapporto annuale dell’INPS, con la relazione illustrata dal Commissario straordinario dell’Istituto Micaela Gelera.
Nel documento un’analisi di tutte le prestazioni erogate dall’Istituto e una panoramica sul mercato del lavoro e le sue dinamiche, sulle pensioni e sugli strumenti di supporto alle famiglie.
Uno dei temi affrontati è proprio quello dell’inflazione che ha colpito il nostro Paese negli ultimi anni e i suoi effetti sui redditi delle famiglie di lavoratori e di pensionati.
L’inflazione nel 2022 ha raggiunto l’8,1 per cento, un valore che riflette le tensioni dello scenario internazionale e gli effetti che ne sono derivati. Le famiglie nel quinto di reddito più basso sono arrivate a sperimentare tra il 2018 e il 2022 un aumento dei prezzi nel loro paniere di riferimento del 15 per cento.
Come sottolineato dal Commissario INPS, l’aumento dei prezzi ha avuto un impatto differente sul potere d’acquisto dei nuclei familiari. I lavoratori hanno potuto beneficiare della ripresa dell’occupazione, che ha raggiunto buoni livelli, mentre i pensionati degli interventi approvati dal Governo.
Ricordiamo, infatti, che il Decreto Aiuti bis dello scorso anno ha previsto l’aumento del 2 per cento per i trattamenti fino a 2.692 euro mensili e l’anticipo al 2022 dell’erogazione del conguaglio in seguito alla rivalutazione.
L’inflazione, dunque, ha avuto un impatto diverso sul potere d’acquisto per le famiglie di lavoratori dipendenti e quelle di pensionati.
Nel primo caso, nonostante l’inflazione più elevata le famiglie del primo quinto hanno registrato una crescita del 5 per cento del loro reddito reale per via dell’aumento dell’occupazione (più lavoratori in famiglia) e per un aumento delle ore lavorate in un anno.
Le famiglie di pensionati, non beneficiando degli incrementi di reddito dovuti ad una maggiore offerta di lavoro, hanno subito maggiormente l’inflazione nonostante gli interventi messi in campo.
Come si legge nel documento, infatti, le perdite di salario reale delle famiglie con pensionati risultano in media oltre tre volte e mezzo maggiori rispetto alle famiglie con lavoratori, cosa ancora più evidente nei due quinti più poveri.
Famiglie e lavoro: i possibili interventi nella Legge di Bilancio 2024
Un’analisi questa dell’INPS che fa emergere la necessità di un rafforzamento delle politiche e degli interventi volti al consolidamento del mercato del lavoro e alla riduzione e alla discontinuità occupazionali, come ad esempio i bonus assunzione.
Favorire l’occupazione significa anche permettere il corretto funzionamento di un sistema come quello contributivo, che per consentire trattamenti dignitosi ha bisogno di carriere a contribuzione piena e con crescita retributiva.
Famiglie e redditi bassi sono anche al centro dei lavori per la prossima Legge di Bilancio, con la conferma del rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale, che nelle buste paga fino a 35.000 euro vale da 80 a 100 euro mensili, e novità volte a favorire la crescita e la natalità.
Altro intervento probabile è la conferma dei bonus assunzione in scadenza a dicembre, come l’esonero contributivo per i giovani under 36 e per le donne.
Per quanto riguarda, invece, il capitolo delle pensioni l’ipotesi che va per la maggiore sembrerebbe essere la conferma delle misure in vigore quest’anno, cioè Quota 103, Ape sociale e Opzione donna, con queste ultime due che potrebbero subire qualche modifica.
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