Contributi a fondo perduto, controlli dell'Agenzia delle Entrate al via per partite IVA inattive o con alto profilo di rischio. In fase di predisposizione il protocollo con la Guardia di Finanza per intercettare casi di indebita percezione.
Contributi a fondo perduto, al via i controlli: partita IVA inattiva e soggetti ad alto profilo di rischio sono le prime categorie di contribuenti intercettate nelle verifiche dell’Agenzia delle Entrate.
I controlli relativi ai casi di indebita percezione dei contributi a fondo perduto vedranno cooperare Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza: è in fase di predisposizione il protocollo previsto dal decreto Rilancio, convertito in legge il 16 luglio 2020.
I pagamenti effettuati dall’Agenzia delle Entrate ammontano a 4,2 miliardi di euro ma, contemporaneamente, sono stati avviati i controlli sull’effettiva spettanza del beneficio. Sono le fatture elettroniche la chiave di volta per intercettare le partite IVA che non hanno diritto ai contributi a fondo perduto.
Contributi a fondo perduto, partita IVA inattiva e “a rischio”: partono i controlli
Alla procedura per il pagamento veloce dei contributi a fondo perduto è stata affiancata l’attività di controllo per individuare le richieste illecite da parte delle partite IVA.
L’Agenzia delle Entrate attinge alla mole considerevole di informazioni presenti nelle proprie banche dati per individuare i casi di percezione indebita ma, prima ancora, di richiesta illecita di accesso al beneficio.
Un’attività di controllo in real-time, agevolata anche dalle informazioni provenienti dalla piattaforma della fatturazione elettronica.
Così, l’Agenzia delle Entrate ha individuato frequenti casi di partite IVA inattive, riesumate solo per la presentazione della domanda per i contributi a fondo perduto o, ancora, situazioni pericolose e ad alto rischio di percezione indebita, come quelle relative a richiedenti già implicati in frodi fiscali.
Un primo passo nelle verifiche sull’effettiva spettanza dei contributi a fondo perduto che sarà affiancata dai controlli più approfonditi della Guardia di Finanza.
Controlli sui contributi a fondo perduto, presto il protocollo d’intesa tra Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza
Quelli avviati dall’Agenzia delle Entrate sono soltanto un primo passo nella messa a punto dei controlli sull’erogazione dei contributi a fondo perduto.
Se è vero che i pagamenti avvengono in maniera veloce, proprio considerando la ratio della misura - introdotta per aiutare le partite IVA nel periodo di emergenza economica - è altresì fondamentale ricordare che il decreto Rilancio 2020 ha previsto una pesante disciplina sanzionatoria.
L’Agenzia delle Entrate si avvarrà del supporto della Guardia di Finanza per i controlli più approfonditi circa la spettanza effettiva dei contributi a fondo perduto. L’articolo 25 del decreto Rilancio prevede infatti una collaborazione tra le due anime dell’Amministrazione Finanziaria, per scovare e prevenire frodi a danno della collettività.
Contributi a fondo perduto, sanzioni pesanti in caso di esito negativo dei controlli
Sono particolarmente gravose le sanzioni introdotte come deterrente per evitare frodi nell’ambito dei contributi a fondo perduto.
Se a seguito dei controlli dovesse emergere che il contributo ricevuto sia in tutto o in parte non spettante, è previsto il recupero della somma spettante, ma non solo.
È prevista l’applicazione della sanzione prevista dall’articolo 13, comma 5, del decreto legislativo n. 471 del 1997, nella misura minima del 100% e fino al 200%, senza possibilità di beneficiare di forme di definizione agevolata.
Inoltre, qualora dai controlli dell’Agenzia delle Entrate emerga che il contributo a fondo perduto erogato risulti in tutto o in parte non spettante, si applica la pena prevista dall’articolo 316-ter del Codice Penale (indebita percezione di erogazione a danno dello Stato):
- la reclusione da 6 mesi a 3 anni;
- nel caso di contributo erogato di importo inferiore a 4.000 euro, la sanzione amministrativa da 5.164 euro a 25.822 euro, con un massimo di tre volte il contributo indebitamente percepito.
Chi ha rilasciato l’autocertificazione di regolarità antimafia è inoltre punito con l’arresto da 2 a 6 anni.
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