Contributi a fondo perduto, controlli in tre fasi da parte dell'Agenzia delle Entrate. Verranno effettuate verifiche anche sui dati di fatture elettroniche, corrispettivi, Lipe e dichiarazione IVA. Rischio restituzione nel caso di errori, con sanzione dal 100 al 200%.
Contributi a fondo perduto, controlli e restituzione: sanzioni pesanti nel caso di irregolarità o errori sui dati indicati in domanda.
I dettagli sulle verifiche che effettuerà l’Agenzia delle Entrate sulle domande di contributo a fondo perduto sono contenuti nel provvedimento del 10 giugno 2020, corredato di guida tematica.
Si svolgeranno in tre fasi i controlli dell’Agenzia delle Entrate.
Un controllo preliminare verrà effettuato prima dell’accettazione della domanda, poi seguiranno verifiche più approfondite ai fini dell’erogazione della somma spettante.
Successivamente, l’Agenzia delle Entrate procedere al controlli dei dati indicati nella domanda, anche verificando i dati relativi a fatture elettroniche, corrispettivi, Lipe e dichiarazioni IVA. Specifici controlli saranno effettuati per la prevenzione di infiltrazioni criminali.
Due le procedure di restituzione: una “a carico” del contribuente, che potrà rinunciare in ogni momento al contributo a fondo perduto erogato, restituendo la somma e versando sanzioni ed interessi con ravvedimento operoso; la seconda, invece, prevede l’applicazione di una sanzione pesante, dal 100 al 200% dell’importo erogato.
In caso di indebita percezione del contributo a fondo perduto si rischia il carcere fino a 3 anni ed una sanzione fino a 25.822 euro.
Contributi a fondo perduto: controlli in tre fasi, prima e dopo il pagamento
Sono regole ferree quelle relative ai controlli sulle domande per i contributi a fondo perduto. I dettagli e le regole su verifiche e restituzione sono uno dei punti del provvedimento del 10 giugno 2020, con il quale l’Agenzia delle Entrate rende operativa una delle misure centrali del decreto Rilancio.
Saranno tre le fasi di controllo:
- si parte con i controlli formali, effettuati dal sistema informativo sulla base dei dati presenti nella domanda (ad esempio esistenza del codice fiscale, partita IVA attiva);
- dopo la presa in carico della domanda, vengono effettuati controlli più approfonditi, come ad esempio la corrispondenza tra l’intestatario dell’IBAN per il pagamento ed il soggetto che ha presentato domanda;
- soltanto dopo il pagamento del contributo a fondo perduto, l’Agenzia delle Entrate effettuerà i controlli sui dati dichiarati, anche in relazione a fatture elettroniche, corrispettivi, dati delle comunicazioni liquidazioni periodiche e dichiarazioni IVA.
In più, a prescindere dall’importo del contributo a fondo perduto riconosciuto al titolare di partita IVA, saranno effettuati controlli specifici per la prevenzione dei tentativi di infiltrazione criminale.
Dati ed informazioni contenuti nella domande saranno comunicati alla Guardia di Finanza per i propri controlli.
Contributi a fondo perduto, controlli con sanzioni pesanti nel caso di irregolarità
Quali conseguenze nel caso di esito negativo dei controlli dell’Agenzia delle Entrate? Le sanzioni introdotte come deterrente per evitare frodi sono pesanti.
Come illustrato dall’Agenzia delle Entrate, qualora dai predetti controlli emerga che il contributo sia in tutto o in parte non spettante, anche a seguito dei successivi riscontri di regolarità antimafia è previsto il recupero della somma spettante, ma non solo.
È prevista l’applicazione della sanzione prevista dall’articolo 13, comma 5, del decreto legislativo n. 471 del 1997, nella misura minima del 100% e fino al 200%, senza possibilità di beneficiare di forme di definizione agevolata.
Inoltre, qualora dai controlli dell’Agenzia delle Entrate emerga che il contributo a fondo perduto erogato risulti in tutto o in parte non spettante, si applica la pena prevista dall’articolo 316-ter del Codice Penale (indebita percezione di erogazione a danno dello Stato):
- la reclusione da 6 mesi a 3 anni;
- nel caso di contributo erogato di importo inferiore a 4.000 euro, la sanzione amministrativa da 5.164 euro a 25.822 euro, con un massimo di tre volte il contributo indebitamente percepito.
Chi ha rilasciato l’autocertificazione di regolarità antimafia è inoltre punito con l’arresto da 2 a 6 anni.
Restituzione del contributo a fondo perduto nel caso di errori: una via per sfuggire alle sanzioni pesanti dell’Agenzia delle Entrate
È risultata sin da subito molto pesante la disciplina sanzionatoria prevista nel caso di percezione irregolare del contributo a fondo perduto, anche se dovuta ad errori commessi in buona fede.
Una chance di mettersi in regola c’è, qualora ci si accorgesse di aver commesso errori rilevanti ai fini del calcolo ed erogazione del contributo a fondo perduto: anche dopo la scadenza del 13 agosto si potrà presentare domanda di rinuncia, utilizzando lo stesso modulo pubblicato dall’Agenzia delle Entrate il 10 giugno 2020.
Come illustrato nella guida dedicata, chi ha percepito il contributo a fondo perduto in tutto o in parte non spettante può regolarizzare l’indebita percezione restituendo spontaneamente il contributo e pagando sanzioni ed interessi mediante ravvedimento operoso.
Il versamento delle predette somme deve essere eseguito esclusivamente mediante il modello F24, senza possibilità di compensazione. Codice tributo ed istruzioni di compilazione saranno istituiti con risoluzione a parte.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Contributi a fondo perduto: controlli e restituzione