Concordato preventivo biennale, passo falso del Fisco “amico” con l'invio delle lettere alle partite IVA. Si rischia l'effetto boomerang e monta la polemica tra professionisti, imprese ma anche all'interno della stessa maggioranza di Governo
Il concordato preventivo biennale non sarà un successo e, anzi, è destinato a passare a futura memoria come il simbolo di un Fisco “non amico” delle partite IVA.
Al di la di quelli che potranno essere i dati delle adesioni, alla luce della nuova scadenza del 12 dicembre, negli ultimi giorni si è consumato l’ultimo atto di una sequela di vicende che non giocano a favore del patto con il Fisco.
Il massiccio invio di lettere alle partite IVA da parte dell’Agenzia delle Entrate ha scatenato una serie di polemiche non solo tra imprese e addetti ai lavori, ma anche nella stessa maggioranza di Governo.
Una nota del Dipartimento Finanze della Lega dichiara la propria contrarietà agli inviti dal tono minatorio trasmessi sulle PEC di professionisti e imprese, e sui social infiamma la discussione sulla “campagna promozionale” del concordato preventivo biennale, con un effetto boomerang che rischia di segnare il fallimento dello strumento nato - in principio - per favorire la collaborazione e il dialogo tra Fisco e partite IVA.
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Concordato preventivo biennale, l’effetto boomerang delle lettere del Fisco alle partite IVA
Il concordato preventivo biennale sarà un flop, almeno dal punto di vista della campagna comunicativa messa in atto dal MEF e dall’Agenzia delle Entrate per incentivare le adesioni.
Seguendo l’intero iter di introduzione, rivisitazione e rilancio del concordato preventivo biennale, era già emerso in maniera lampante il cambio di passo della misura: nata come strumento per la pianificazione fiscale futura, l’introduzione del ravvedimento speciale per le annualità 2018-2022 ha trasformato il patto con il Fisco in una via per la regolarizzazione del pregresso.
Un cambio di strategia da parte del Governo che ha affiancato il tema del concordato a quello dell’evasione, e che punta ora proprio sui rischi di maggiori controlli fiscali per chi sceglierà di non avvalersi della nuova finestra per le adesioni, con scadenza fissata al 12 dicembre.
Le lettere inviate dall’Agenzia delle Entrate negli ultimi giorni a 700.000 partite IVA interessate dalla riapertura ne sono la prova. Sintetizzando, le informative trasmesse a mezzo PEC segnalano possibili incongruenze nei redditi dichiarati per l’anno 2023, che sarebbero inferiori a quelli dei dipendenti dello stesso settore, estrapolati dai dati ISA.
Un’analisi “grezza” ed effettuata in tempi record, usata dall’Agenzia delle Entrate per recapitare missive che secondo i commercialisti sono un “grave strumento intimidatorio”:
“I recenti invii di lettere da parte dell’Agenzia delle Entrate non favoriscono la compliance fiscale, ma generano confusione e preoccupazione tra i contribuenti. Si tratta di comunicazioni prive di reale contenuto tecnico-informativo, che provocano timori tra i cittadini e impongono ai commercialisti attività di assistenza a basso valore aggiunto, spesso difficilmente retribuibili”.
Questo quanto dichiarato nella nota del 5 dicembre di Francesco Cataldi, presidente dell’Ungdcec, Edoardo Ginevra, presidente dell’Aidc, e Maria Pia Nucera, presidente dell’Adc.
Per i sindacati di categoria è:
“sbagliato paragonare il reddito di lavoro autonomo o d’impresa a quello minimo previsto per i lavoratori dipendenti, ignorando le specificità del contribuente. Tale approccio, forse volutamente, dimentica che redditi inferiori a determinati livelli possono essere causati dalla difficile congiuntura economica del 2023, ancora in corso.”
Una mossa che è stata evidentemente pensata per spingere le adesioni al concordato preventivo biennale puntando sullo “spauracchio” dei controlli fiscali, ma che si è trasformata in un boomerang sull’immagine del patto con l’Erario.
Concordato preventivo biennale, il Fisco scrive alle partite IVA e causa una nuova “frattura” nel Governo
Non solo l’Agenzia delle Entrate, con le lettere trasmesse negli ultimi giorni, ma anche il MEF ha puntato l’attenzione sui dati dei controlli fiscali per ricordare la scadenza del 12 dicembre per l’adesione “tardiva”.
Con un accostamento “ad arte” non motivato tra i risultati delle attività di verifica effettuate nel 2024, anche il Ministero dell’Economia affianca al concordato preventivo biennale il tema dell’evasione fiscale.
“BECCATO. L’evasione si paga. Da oggi ancora più controlli e sempre meno evasori.” , riporta l’immagine inserita nella pagina pubblicata il 3 dicembre. Una campagna promozionale dai toni minatori che ha inevitabilmente contribuito ad accendere la polemica.
Una strategia comunicativa che crea una nuova frattura nella stessa maggioranza di Governo. Il 5 dicembre dal Dipartimento Economia della Lega è arrivata una nota che evidenzia la propria contrarietà rispetto all’operato dell’Agenzia delle Entrate.
“Troviamo sbagliata nel merito e nel metodo la pioggia di lettere che l’agenzia delle Entrate ha riversato sui contribuenti italiani per contestare ipotetiche anomalie, con l’obiettivo di indurli ad aderire al concordato preventivo biennale, indipendentemente dal loro merito fiscale.”
La Lega, partito al quale ricordiamo appartiene lo stesso Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non condivide lo spirito e l’obiettivo della comunicazione dell’Amministrazione Finanziaria.
Una voce contraria che arriva quindi dalla stessa maggioranza, e che è la prova dell’impatto tutt’altro che positivo di un concordato preventivo biennale che si avvia verso la chiusura. L’atto finale di una misura nata sotto lo slogan del “Fisco amico” e dialogante, diventata simbolo dell’inefficienza del sistema tributario, a partire dalle strategie di comunicazione.
Fonte immagine in copertina: Campagna di comunicazione del MEF sul contrasto all’evasione fiscale
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Concordato preventivo biennale, l’effetto boomerang del Fisco “amico” delle partite IVA