Concordato preventivo 2024 tra novità e modifiche: le attese pesano

Salvatore Cuomo - Dichiarazione dei redditi

Tra novità e modifiche, la partenza del concordato preventivo 2024 è in salita: le attese pesano, anche alla luce dell'imminente pausa estiva, e la soluzione (per ora esclusa) potrebbe essere uno slittamento del modello Redditi con l'adesione al 30 novembre

Concordato preventivo 2024 tra novità e modifiche: le attese pesano

Lo scorso 20 giugno è stato esaminato, ma solo in via preliminare, dal Consiglio dei Ministri il decreto correttivo contenente diverse modifiche al Dlgs numero 13 del 2024.

Le principali novità, al netto di eventuali sorprese che arriveranno con il testo definitivo sono le seguenti:

  • il versamento al 30 agosto con maggiorazione dello 0,40 per cento;
  • l’invio del modello Redditi posticipato al 31 ottobre;
  • l’introduzione di nuove cause di esclusione.

Concordato preventivo 2024: le novità rallentano i lavori

La campagna dichiarativa, però, è ormai partita da tempo e in conseguenza di questo stallo normativo diverse software house, che avevano già annunciato da giorni specifici aggiornamenti dei gestionali di studio finalizzati alla codificazione degli adempimenti connessi all’istituto di compliance con relativi costi, ad oggi non hanno ancora fornito neanche una versione beta di tali applicativi.

Gli studi, anche i più piccoli, non potranno mai gestire con efficacia le decine di pratiche in cantiere con il software dell’Agenzia delle Entrate che pur funzionale al singolo caso non ha le caratteristiche per gestire con automatismi efficaci le necessità di uno studio tributario, a prescindere dalla sua dimensione.

Questo è già un aspetto da non sottovalutare, ma ancor di più preoccupa il poco tempo a disposizione per le valutazioni del caso di contribuenti e professionisti dalla pubblicazione dell’annunciato decreto fino ad ottobre, considerando anche l’imminenza delle vacanze estive.

Nonostante il Decreto legislativo numero 13 del 2024 sia in vigore e i decreti MEF relativi alle modalità di applicazione siano stati pubblicati a metà giugno, si resta in una fase di attesa collettiva.

Alcune sigle associative di categoria hanno o stanno approntando le appendici ai tariffari professionali relativamente ai specifici impegni derivanti da questo nuovo istituto.

Le circolari di informazione alla clientela sono in via di approntamento: pur sapendo che qualcosa verrà modificato, i tempi stringono.

Nel frattempo si attende la pubblicazione del decreto correttivo in Gazzetta Ufficiale per la cui effettività manca ancora la convocazione del Consiglio dei Ministri che approvi in via definitiva il provvedimento dopo il passaggio parlamentare, che potrebbe non essere così veloce come sembra.

Diciamo che se tutto questo si concretizzerà entro la sospensione feriale dei lavori sia del Governo che del parlamento, ma anche di contribuenti e professionisti, forse avremo formalmente evitato i problemi legati all’applicazione dello Statuto del Contribuente, ma non la questione di un tempo a disposizione veramente minimo per spiegare con l’attenzione dovuta al cliente le peculiarità della norma nella sua ultima versione.

Concordato preventivo 2024 tra novità e modifiche: l’attesa incide sul potenziale successo

Il rischio è che almeno per il 2024 la novità si dimostri un flop quantomeno per i soggetti in regime fiscale ordinario-semplificato che, non avendo potuto assimilare con tranquillità dovuta la norma, non si sentano di rischiare di impegnarsi per un biennio.

Diverso il caso dei soggetti in regime forfettario che, potendo optare per un solo anno, possono “rischiare” più a cuor leggero procedendo con l’adesione.

Il punto è che, come emerge dai commenti tra addetti ai lavori e da corsi e convegni sul tema, ad oggi buona parte degli stessi professionisti non ha compreso del tutto la portata e le sfaccettature dello strumento.

Se chi deve guidare la platea dei contribuenti nella scelta, per evitare rischi derivanti dalla scarsa conoscenza dovuta al poco tempo a disposizione, ne sconsiglia l’adesione, invocandone l’incertezza applicativa ed il ridotto appeal, il ripetersi di un insuccesso come per la versione Tremonti è dietro l’angolo.

La soluzione potrebbe essere quella di concedere a tutti quel mese in più perso in precedenza che consentirebbe la presentazione del modello Redditi con l’adesione entro il 30 novembre.

Si tratta di una soluzione verosimilmente poco gradita dal Ministero delle Finanze ma è anche l’unica che consentirebbe ai professionisti di fornire una più attenta consulenza al singolo contribuente il quale potrà effettuare una scelta consapevole avendo avuto il giusto tempo per ponderare i pro ed i contro del concordato preventivo con strumenti di conoscenza forniti dal proprio professionista di riferimento.

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