La deducibilità delle spese domestiche sarebbe una svolta

La soluzione all'aumento dei costi per il lavoro di colf e badanti è la deducibilità totale e non solo di una parte dei contributi. Un'ipotesi che garantirebbe alle famiglie risparmi anche fino a 5.000 euro annui e che favorirebbe l'emersione del lavoro nero

La deducibilità delle spese domestiche sarebbe una svolta

Le famiglie devono sostenere sempre maggiori costi per il lavoro domestico, con un trend dettato sia dall’invecchiamento della popolazione e del maggiore benessere diffuso, sia per via degli aumenti retributivi e dell’inflazione.

Una deducibilità totale dei costi, ha spiegato più volte l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico (Assindatcolf) in passato, porterebbe le famiglie a risparmiare tra i 2.000 e i 5.000 euro ogni anno e al contempo favorirebbe anche l’emersione del lavoro nero.

Attualmente, infatti, i datori di lavoro domestico possono beneficiare solamente della una deduzione dei contributi in dichiarazione dei redditi nel limite di 1.549,37 euro.

In base alle stime elaborate da Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, se le famiglie che impiegano colf e badanti potessero portare in deduzione non solo una parte dei contributi ma tutto il costo del lavoro, potrebbero arrivare a risparmiare tra i 2.000 e i 5.000 euro l’anno.

Le famiglie si trovano a dover sostenere costi più elevati per il lavoro domestico, dati gli aumenti delle buste paga di colf, badanti e baby sitter, scattati appunto a inizio anno, e che si sommano a quelli legati all’inflazione.

Attualmente, infatti, i datori di lavoro domestico possono portare in deduzione nella dichiarazione dei redditi solamente una parte dei contributi versati, per un massimo di 1.549,37 euro.

Chi ha diritto anche alle detrazioni, come ad esempio nel caso di una badante assunta a tempo pieno per assistere una persona non autosufficiente, può beneficiare della detrazione del 19 per cento della retribuzione.

Tuttavia, una deducibilità totale dei costi del lavoro e non solo quella parziale per i contributi, garantirebbe consistenti risparmi alle famiglie, dai 2.000 e i 5.000 euro l’anno a seconda delle fasce di reddito, contrastando efficacemente gli aumenti retributivi e contributivi, destinati a salire ancora nel 2025.

Inoltre, un intervento in questa direzione eviterebbe anche pesanti ricadute sul lavoro irregolare, in un settore già fortemente caratterizzato dal lavoro nero.

La possibilità di scontare dalla tasse le somme versate, infatti, darebbe una spinta all’emersione.

Sono molti gli effetti positivi, dunque, che potrebbero giustificare i costi elevati di una simile operazione.

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