I beneficiari dei buoni pasto
I buoni pasto solitamente sono erogati nei confronti di lavoratori e lavoratrici dipendenti ma non sono limitati a loro.
Possono essere fruiti anche dai titolari di partita IVA individuale che li acquistano per sé stessi.
I buoni possono essere erogati anche se l’orario di lavoro non prevede una pausa per il pasto.
Chi ha diritto ai buoni pasto?
I buoni pasto sono uno strumento di integrazione al reddito, rappresentano quindi un elemento aggiuntivo alla busta paga ordinaria che garantisce un aumento del potere d’acquisto.
Sono riconosciuti dal datore di lavoro ai propri dipendenti, i quali possono fruire di un servizio sostitutivo di mensa da parte dell’azienda.
A meno che non si tratti di un diritto previsto all’interno del CCNL applicato, i buoni pasto rappresentano un benefit, ed è l’azienda a decidere se concederli oppure no.
In linea di massima si tratta di un’operazione vantaggiosa per entrambe le parti dato che i datori di lavoro possono beneficiare di una serie di vantaggi fiscali e i dipendenti avranno un maggiore potere d’acquisto.
Generalmente, dunque, i buoni pasto sono erogati dal datore di lavoro, persona fisica (lavoratore autonomo, libero professionista, imprenditore individuale) o persona giuridica (società), nei confronti della generalità dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti.
Sono nominativi, hanno un valore prestabilito e devono essere utilizzati esclusivamente dal titolare.
Non fa differenza il tipo di rapporto di lavoro, che può essere determinato o indeterminato, a tempo pieno o parziale.
Possono essere concessi anche in caso di rapporto di collaborazione, stage e apprendistato.
Come previsto dalla normativa, i buoni possono essere utilizzati anche se l’orario di lavoro non prevede una pausa per il pasto.
Buoni pasto anche per i liberi professionisti
Come anticipato, esiste anche un’eventualità in cui i buoni pasto possono essere assegnati anche ad altre categorie di lavoratori e lavoratrici oltre i dipendenti.
Si tratta dei titolari di partita IVA individuale che acquistano buoni pasto per sé stessi.
Anche in questo caso, infatti, il beneficio risiede nel fatto che i costi per l’acquisto si possono dedurre dalle imposte dirette fino al 75 per cento e, in ogni caso, per un importo complessivamente non superiore al 2 per cento dell’ammontare dei compensi percepiti nel periodo di imposta (art. 54, comma 5, e art. 109, comma 5, del TUIR).
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Chi ha diritto ai buoni pasto?